Scandalo Qatar, l'eurodeputato Erik Marquardt: «Quegli inviti per i Mondiali e il pressing a Bruxelles. Così provavano a comprarci»

Erik Marquardt, eurodeputato tedesco dei Verdi, è il relatore del provvedimento che punta a semplificare le procedure di visto con lo Stato del Golfo

Scandalo Qatar, l'eurodeputato Erik Marquardt: «Quegli inviti per i Mondiali e il pressing a Bruxelles. Così provavano a comprarci»
di Gabriele Rosana
4 Minuti di Lettura
Sabato 10 Dicembre 2022, 22:31 - Ultimo aggiornamento: 12 Dicembre, 08:59

«Di fronte a questo scandalo, un attacco alla democrazia Ue, dobbiamo mettere in pausa l’approvazione della liberalizzazione dei visti con il Qatar». Erik Marquardt, eurodeputato tedesco dei Verdi, è il relatore del provvedimento che punta a semplificare le procedure di visto con lo Stato del Golfo, all’esame della plenaria – che adesso potrebbe stopparlo – dopo il primo via libera ricevuto dalla commissione Libertà civili e affari interni il 1° dicembre scorso. Secondo i tabulati delle votazioni, pur non essendo membro della commissione, a quello scrutinio era presente anche la vicepresidente dell’Eurocamera, la greca Eva Kaili, fermata dalla giustizia belga per un presunto coinvolgimento nel caso di tangenti dal Qatar. 

Antonio Panzeri, le vacanze da 100mila euro della famiglia. Moglie e figlia ai domiciliari: «Noi all'oscuro di tutto»

Qual è la stata la prima reazione? 

«Sono rimasto scioccato.

Non ci possiamo sorprendere dei casi di corruzione quando parliamo del Qatar, ma nessuno poteva davvero aspettarsi di avere a fare con un Paese che, da una parte, dice di voler costruire un partenariato forte con l’Ue e, dall’altra, ne cerca di corrompere le istituzioni. E di attaccare la nostra democrazia». 

Mai sospettato qualcosa? 

«Circolava qualche indiscrezione sulle ambiguità di alcuni deputati, ma nulla di più. Eva Kaili mi ha contattato più volte per chiedere informazioni sull’avanzamento del dossier sulla facilitazione dei visti. Talvolta è normale che ciò accada, credevo lo facesse nel suo ruolo di vicepresidente del Parlamento, ma dopo gli ultimi sviluppi appare evidente ci fosse un interesse preciso. Riguardando altri tre Paesi oltre al Qatar (Kuwait, Oman e Ecuador), era preoccupata da possibili ritardi nel procedimento e incoraggiava a fare in fretta e a evitare particolari condizioni per Doha». 

Com’erano i rapporti con i rappresentanti del Qatar a Bruxelles? 

«Solo incontri ufficiali, legati al dossier, con l’ambasciatore e con il ministro del Lavoro, che mi ha informato dei progressi in materia di diritti dei lavoratori migranti. Ero stato invitato in Qatar (come immagino molte altre personalità pubbliche) per assistere ai Mondiali, ma ho gentilmente rifiutato l’offerta, né ho preso parte ai buffet organizzati in ambasciata. Non credo sia un comportamento che si addice al relatore di un provvedimento che riguarda nello specifico il Paese. Non ho alcuna prova, ma non ho motivo di escludere che, una volta stabiliti contatti in questa cornice, i qatarioti potessero poi continuare con altro tipo di pressioni». 

Come può reagire adesso in concreto il Parlamento? 

«Di certo non concedendo l’esenzione dall’obbligo di visto sotto i 90 giorni a un Paese che, probabilmente, ha cercato di influenzare le nostre decisioni democratiche con un flusso di tangenti. Non possiamo votare questo file come se nulla fosse, ma aspettare che le indagini facciano luce anche su eventuali tentativi di influenzare il contenuto del regolamento. Poi ci sono risposte più strutturali da dare». 

Cioè? 

«Occorre rendere il sistema più trasparente. Mentre da una parte è obbligatorio per noi eurodeputati, rendere pubblici i nomi dei lobbisti che incontriamo, ciò non vale quando parliamo con diplomatici o ministri dei Paesi terzi. E serve anche valutare se è il caso di aprire, come Parlamento Ue, una commissione di inchiesta che si occupi di fare chiarezza sulla vicenda e sulle ingerenze». 

A quali altri dossier Ue pensa possono essere stati interessati i qatarioti? 

«Non ho una visione d’insieme. Ma certamente, oltre alla liberalizzazione dei visti, essendo Doha un grande produttore di fonti di energia fossile, direi quelli legati al Green Deal, il maxi-piano dell’Ue per ridurre le emissioni inquinanti. In generale, però - e penso, ad esempio, alle risoluzioni non vincolanti del Parlamento -, il Qatar vuole che si parli bene del Paese, che lo si veda come un partner credibile e rispettoso dei diritti umani».

© RIPRODUZIONE RISERVATA