Sanremo e il caso Fedez, FdI all'attacco: «Alla Rai dirigenti da cambiare»

Il capogruppo Foti: «Il festival è una tribuna elettorale». L’azienda: ignari delle offese a Bignami. La provocazione del bacio con Chemical

Sanremo e il caso Fedez, FdI all'attacco: «Alla Rai dirigenti da cambiare»
di Mario Ajello
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Domenica 12 Febbraio 2023, 07:25 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 19:34

Un fuoco di fila. Un attacco in batteria. Preciso e concentrico. Quella della destra, ossia Fratelli d'Italia, il primo partito del governo, contro la Rai. E non si tratta di mal di pancia di peones o di uscite incontrollate. Viene dall'alto questo fuoco non amico, dai vertici parlamentari, da membri del governo, e se Giorgia Meloni non fosse d'accordo tutto questo non sarebbe potuto accadere. Ed è questo che sta accadendo nel pieno del successo del festival di Sanremo targato Amadeus a livello artistico e Fuortes a livello di alta dirigenza Rai. Ma FdI non ci sta ad accettare questo spettacolo che considera sbilanciato a sinistra o comunque politicamente scorretto rispetto ai parametri e ai valori della destra: «In Rai sapevano ma nessuno ha fatto nulla, rendendosidi fatto complici del soliloquio politico di Fedez e del suo attacco ad un viceministro della Repubblica, cioè Bignami ritratto come un nazista. Il suo show sarebbe stato provato prima della ufficiale messa in onda e nessuno nella Rai lo ha impedito. Se così è stato, come dicono organi di stampa, dovranno necessariamente portare ad un immediato chiarimento. Allo stato, emerge che il palco dell'Ariston si è trasformato, con il consenso e beneplacito proprio della Rai, in una tribuna elettorale».

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È Tommaso Foti, capogruppo meloniano alla Camera, che parla. E aggiunge: «Chiediamo con fermezza che i vertici di Viale Mazzini spieghino esattamente le dinamiche della vicenda e agiscano di conseguenza con la massima tempestività. Altrimenti, è evidente che qualcuno, incapace di garantire la pluralità del servizio pubblico, dovrà lasciare quanto prima il suo incarico». Il primo partito italiano sta chiedendo insomma la testa dell'amministratore delegato. Una meloniana super-doc, Chiara Colosimo, parlamentare di punta, incalza: «Non solo si era a conoscenza della scaletta di Fedez, ma qualcuno in Rai non è intervenuto affinché fosse fermata. Qualcuno dunque si è reso complice di una esibizione che nulla a che fare con la musica italiana, che sfocia in un linguaggio e in azioni violente contro le istituzioni. E quel qualcuno che siede nel servizio pubblico dovrebbe darne conto».
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In più, FdI contesta la campagna sanremese del rapper per la legalizzazione della droga leggera. Si arriva a parlare, da parte della maggioranza, di «killeraggio politico» contro la destra e fioccano le richieste di dimissioni di chi avrebbe autorizzato gli interventi del rapper marito della Ferragni. Il Pd difende Viale Mazzini: «No al ritorno del Minculpop». Ma Gianmarco Mazzi, che di Sanremo in passato è stato da manager uno dei grandi organizzatori e ora è parlamentare di FdI vicinissimo a Giorgia, non intende arretrare: «Vanno cambiati i vertici Rai, perché a Sanremo si è raggiunto un livello di faziosità insopportabile e occorre comunque una nuova narrazione del Paese dopo la nostra vittoria elettorale».

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ROAD MAP
Non parla direttamente Meloni - che si è solo detta dispiaciuta per il mancato video di Zelensky sostituito dalla lettera letta ieri notte da Amadeus - ma nel mondo politico e in quello televisivo si interpretano così questi attacchi a Sanremo e agli attuali vertici Rai. Sarebbe saltato o starebbe per saltare - questi i ragionamenti - il presunto patto tra Meloni e Fuortes secondo cui l'ad sarebbe restato al suo posto fino alla scadenza del mandato, nel luglio del 2024, o più probabilmente fino a quando nella seconda metà del 2023 non avrebbe traslocato alla guida della Scala a Milano, come soprintendente con il beneplacito sia del governo sia del sindaco Sala. Al suo posto, Giampaolo Rossi o magari Alessandro Giuli. Ammesso che questa fosse la road map, la questione Sanremo dà l'impressione che i tempi del divorzio tra Fuortes - che rappresenta un'altra stagione politica, quella draghiana - e la destra che governa adesso potrebbero essere accelerati. Già il recente non voto dei consiglieri del centrodestra in Cda al budget 2023 è stato una ferita nel rapporto tra Rai e destra di comando. Ora il caso Sanremo è sale versato sulla ferita. I vertici Rai, secondo i piani alti di FdI, non rispecchiano quello che viene definito come «un nuovo corso, con modelli culturali cambiati, per la difesa dei valori tradizionali». Si vedano, nei giorni scorsi, gli attacchi di FdI contro la fluidità di Rosa Chemical partecipante al festival. Che ieri sera, tra l'altro, ha ulteriormente battuto il tasto della trasgressione baciando appassionatamente davanti alle telecamere Fedez. Già, ancora lui. O i malumori - non esplosi come qualcuno avrebbe voluto, ma un sottosegretario come Sgarbi è stato esplicito e durissimo - contro Benigni e la sua difesa della Costituzione all'Ariston, con Mattarella che si è divertito e ha assai apprezzato l'operazione.
Fuortes è comunque forte del grande successo di questo Sanremo. Ma la guerra che intorno a Viale Mazzini si pensava potesse essere a bassa intensità ha avuto la sua escalation e arrivare a una tregua non sarà facile.

 

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