Salvini: se necessario sforiamo il 3%. Di Maio: basta sparate Spread a 289

Salvini: se necessario sforiamo il 3%. Di Maio: basta sparate Spread a 289
di Emilio Pucci
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 15 Maggio 2019, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 12:50

«Si deve, non solo si può», sforare il 3% nel rapporto deficit-Pil, dice Matteo Salvini. «Sei un irresponsabile, occorre dialogare con la Commissione», la replica di Luigi Di Di Maio. E lo spread Btp-Bund ieri in serata ha toccato i 283 punti. L'ultimo scontro tra i due vicepremier è sui parametri Ue. Per il leader della Lega «i vincoli stanno affamando milioni di italiani, conta solo creare lavoro». «Basta spararle. Mettiamoci a tagliare le spese inutili e a combattere l'evasione fiscale», risponde il capo dei 5Stelle.

La tensione tra Lega e grillini che hanno sottoscritto il programma di governo è ormai alle stelle. E se il ministro del Lavoro chiede un vertice («Non credo servano carte bollate», polemizza), quello dell'Interno la butta sull'ironia: «Ho imparato a fare l'incassatore. Come le tre scimmiette non vedo, non sento...».

Insomma, per dirla con le parole di Giancarlo Giorgetti «questo stato di litigiosità è evidente a tutti. È chiaro che se prosegue oltre il 26 maggio diventa insostenibile». La comunicazione tra Salvini e Di Maio «avviene solo a colpi di tweet e raccomandate», l'ammissione dello stesso sottosegretario leghista alla presidenza del Consiglio che evoca la crisi: «Voto anticipato a settembre? Io non ho mai paura di quando il popolo si esprime, bisogna sempre rispettarlo». E fa anche un passo indietro personale: restare fino a fine legislatura? «Penso di no, ho il sogno di andare sul mio lago a fare il pescatore. Non sarò commissario Ue, non lo so fare».

Rapporti lacerati della Lega anche con il premier Giuseppe Conte: «Dall'ultimo Consiglio dei ministri non ci sono stati contatti neanche con il premier», dicono dal partito di via Bellerio. E non si prevedono schiarite neanche nella prossima riunione: ci sarà il via libera al nuovo comandante della Guardia di Finanza, non all'autonomia differenziata, né tanto meno al decreto sicurezza. Sullo Spacca-Italia la posizione M5s è netta e il decreto sicurezza bis viene ritenuto anticostituzionale. «Vorrei che Di Maio mantenesse la parola data. Accetto i consigli ma non i no. Così fermano l'Italia», reagisce Salvini. Il vicepremier M5s: «Sono quattro mesi che la Lega è irriconoscibile».

L'ESCALATION
E' una campagna elettorale che prevede un'escalation di attacchi. Con Conte fuori dalla contesa, nel ruolo di premier di garanzia. Ma i vicepremier si accusano a vicenda su tutto. Per Di Maio, Salvini è «tornato» ad Arcore: «Per noi sarebbe perfetto. Se va con Berlusconi perde nove punti in un giorno», dicono i grillini. Mentre il leader della Lega dice di notare troppa sintonia fra Pd e 5 Stelle: «No alla flat tax, no all'autonomia, no al nuovo decreto sicurezza. E magari riapriamo i porti. Mi spieghi qualcuno se Di Maio vuole andare d'accordo con il Pd o con gli italiani e la Lega rispettando il patto», il messaggio spedito di Salvini.

GLI ATTACCHI M5S
Di Maio nega un dialogo a sinistra - «Il Pd, per carità. Dio ce ne scampi, e poi è renziano» - in mente ha un solo obiettivo: portare Salvini sotto il 30%, impedirgli di avere mani libere e di essere autosufficiente. E così continua a lanciare affondi anche sul tema dell'immigrazione («Presenteremo nostre proposte, niente multe alle Ong»), della sanità («Fuori i partiti dalle nomine, la Lega sia leale»), sulle alleanze («Salvini è su posizioni di ultradestra, mi preoccupa»), sulle piazze («C'è un clima tensione nel Paese come negli anni Settanta»). E minaccia: «I numeri in Parlamento ci sono se il Movimento 5Stelle vota le leggi, altrimenti le leggi non vengono approvate». Dopo il voto la resa dei conti? «No, il 27 maggio cambierà l'Europa», osserva Salvini. Ma nella Lega sono rimasti in pochi a crederci.

© RIPRODUZIONE RISERVATA