Salvini, per i sondaggisti la crisi del capo politico può azzoppare la Lega

Salvini, per i sondaggisti la crisi del capo politico può azzoppare la Lega
di Diodato Pirone
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Domenica 2 Agosto 2020, 09:55

«I leader politici? Hanno una doppia vita perché gli italiani li vivono emotivamente: all'inizio se ne innamorano e li innalzano ad alti livelli di consenso poi l'amore finisce in tempi rapidi e il consenso cala. Ovviamente questa non è una legge scritta nella roccia. I cicli sono diversi da leader a leader e da partito a partito ma i tempi durante i quali un leader durava 20 anni sono finiti con la parziale eccezione di Silvio Berlusconi». Il sondaggista Antonio Noto prova ad analizzare la parabola della Lega di Matteo Salvini che sembra ricalcare, sia pure con forti differenze, quelle di altri leader come Matteo Renzi o, ad altri livelli, performance come quelle di Di Pietro o di Mario Monti.

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«Va subito detto che il caso Salvini non è affatto risolto - chiosa Noto - Come sappiamo la Lega viene data intorno al 25% che sono 8 punti meno del 33% raggiunto alle europee ma anche 8 punti in più rispetto alle politiche del 2018. Insomma starei attento a pronunciare sentenze liquidatorie».

Anche Enzo Risso analista politico e docente di teoria dell'Audience alla Sapienza sottolinea che i cicli dei leader sono diventati più veloci negli ultimi anni. «Ma è assolutamente presto per capire se l'appannamento della leadership di Salvini degli ultimi mesi è un dato definitivo. A me pare che le molle che hanno spinto la grande crescita del consenso della Lega siano rimaste sostanzialmente intatte. Mi chiedo in estrema sintesi che cosa succederebbe se il fenomeno migratorio dovesse riprendere quota».

MICROLEADER ALLO SBARAGLIO
Secondo Risso inoltre la figura del leader resta centrale per il successo di un qualsiasi progetto politico. «Si tratta di un equilibrio delicato e continuamente in mutazione - spiega Risso - Ma il modello che ha funzionato meglio negli ultimi anni è sicuramente quello di un partito organizzato che trova in un leader colui che incarna la missione del partito stesso. Tutte le volte che questo equilibrio è stato trovato i risultati elettorali sono arrivati ma poi questo stesso equilibrio va confermato». Il riferimento di Risso va sia ai casi eclatanti di Renzi e poi di Salvini ma anche a quelli di Di Pietro e di Monti che sia pure in stagioni diverse e con tempi non confrontabili hanno messo in piedi delle strutture politiche che poi non hanno retto alla crisi della loro leadership.

Secondo Risso un caso a parte è quello dei leader dell'area centrale del quadro politico. «Qui si registra un eccesso di micro-leaderismo - sottolinea Risso - In quest'area ormai si contano 18 formazioni, anzi 19 con l'ultimo partito di Paragone. Si va da Parisi a Lupi dagli ex Ncd agli Udc, da ex Forza Italia a ex 5Stelle in Liguria. Li siamo alla frammentazione leaderistica».

«Il leader è fondamentale per un partito ma senza partito un leader non va lontano - sottolinea il politologo Piero Ignazi - Il caso delle Lega è emblematico perché il partito, che è ben organizzato non solo sul fronte dei sindaci ma anache della militanza territoria, ha avuto due grandi cicli leaderistici, quello di Bossi e ora quello di Salvini che sta avendo i suoi alti e bassi». Fuori dal binomio partito- leader non c'è molto, secondo la visione di Ignazi. «Ma basta guardare a quanto sta accadendo a Macron - dice il politologo - ha conquistato praticamente da solo la presidenza della Repubblica Francese, ha vinto anche le legislative ma non è riuscito a costruire una organizzazione ben strutturata e il risultato è stato il suo totale fallimento alle recenti comunali dove praticamente socialisti, verdi e lepeniani gli hanno lasciato le briciole». Un altro caso di leaderismo che senza un sostegno radicato è quello di Donald Trump, negli Stati Uniti. Trump ha conquistato la leadership sul campo battendo anche i candidati ufficiali dell'establishment repubblicano ma poi lo stesso partito conservatore americano, molto indebolito, si è legato al leader sia pure in un rapporto amore-odio e ora rischia di pagare le conseguenze della sua crisi.

 

 


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