Il piano Salvini: «Crisi dopo il voto e via Conte»

Il piano Salvini: «Crisi dopo il voto e via Conte»
di Simone Canettieri
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Sabato 4 Maggio 2019, 07:24 - Ultimo aggiornamento: 13:35

«Con quella dichiarazione, Conte ha firmato il suo suicidio politico, la fine di un contratto tra noi e loro, la consapevolezza che dopo le Europee il primo a rischiare sarà proprio lui». Matteo Salvini non parla e applica la dissimulazione cortese al caso Siri. Ma i suoi colonnelli, a partire dai ministri, disegnano uno scenario nitido: il gabinetto Conte il 27 maggio potrebbe non esserci più. Puff: saltato sotto i venti della crisi. «L'esecutivo è virtualmente morto», fa mettere addirittura a verbale un big della Lega, dietro garanzia dell'anonimato. Perché la strategia del silenzio, sul caso Siri, fa parte della sceneggiatura di questo film. Tenere il punto sul sottosegretario che Conte vuole revocare, vedere le carte dei Cinque Stelle facendo balenare la crisi di governo già la settimana prossima in Consiglio dei ministri, salvo poi inchiodare sul più bello. «Certo, una rottura plastica su Siri - ragionano ancora gli uomini di governo più vicini a Salvini - compatterebbe l'elettorato 5 Stelle. E sarebbe un errore». In questo momento, infatti, l'obiettivo, seppur per colpire i pentastellati, rimane Conte. Che con la conferenza stampa dell'altro giorno «ha violato il patto e dunque la nostra fiducia: a dirla tutta non è nemmeno la prima volta». E dunque «nulla sarà come prima».

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L'INPUT
In queste ore, il vicepremier della Lega ha dato un ordine a tutti i suoi uomini e donne con incarichi di governo: nessuna polemica, lavoriamo sodo sui dossier, poi faremo i conti al momento debito. Salvini è convinto che - davanti una forbice molto ampia con il M5S uscita dalle urne - Luigi Di Maio sarà costretto a cedere a tutte le richieste della Lega. Perché? «Non ha alternative, sulla carta non si potrebbe nemmeno ricandidare e comunque gli esploderebbe in mano il gruppo». Tra le fila del Carroccio, inoltre, indicano un'altra data che farà saltare il quadro definitivamente: il 30 maggio, quattro giorni dopo il voto, è attesa la sentenza sulle spese pazze in Liguria. Un processo che vede imputato Edoardo Rixi, viceministro della Lega, anche lui alle Infrastrutture. I grillini sono categorici: in caso di condanna se ne dovrà andare dopo 5 minuti. «Vogliono farci fare la fine dei Dieci piccoli indiani? Forse nemmeno arriveremo alla sentenza di Edoardo», ragionano dallo stato maggiore di via Bellerio.
Ieri durante il suo tour emiliano, il «Capitano» ha fatto intravedere la sua futura strategia racchiusa in questa frase: «Non rispondo agli attacchi e alle provocazioni. Se dipende da me e dalla Lega, il governo va avanti: certo è un governo che deve dire dei sì non solo dei no». Tradotto: forte del risultato elettorato, scatterà la fase incasso. A partire per esempio dal dossier Tav o da quello dell'Autonomia. Dunque dal Carroccio si preparano all'attacco concentrico. Anche perché in caso non si arrivasse ad elezioni subito, ci sarebbe anche la carta di nuova maggioranza in Parlamento. Ipotesi che Salvini non gradisce e che rimane comunque percorribile. Fratelli d'Italia con Giorgia Meloni è pronto, gran parte Forza Italia idem. Non a caso Renato Brunetta proprio in questo marasma torna a ribadire: «Matteo vuole la Flat tax? Noi ci siamo».

LO SCHEMA
L'incontro con Orban dell'altro giorno si può leggere anche in un'altra chiave, tutta italiana. Quella di costruire un nuovo centrodestra, a trazione sovranista, che a Strasburgo poggi su un'alleanza con una parte del partito Popolare. Un laboratorio da riproporre anche in Italia, approfittando, così auspica la Lega, di un ruolo sempre più defilato di Silvio Berlusconi, alle prese a 82 anni con fisiologici problemi di salute.
Sono questi gli scenari che disegnano Salvini e i suoi uomini. Con il vicepremier in campagna elettorale permanente per le prossime settimane e i ministri chini sui dossier. Ma sempre con questo rumore di sottofondo: «Dopo le Europee partirà il vero attacco a Conte». E il primo banale incidente di merito «con gli amici dei 5 Stelle» sarà l'escamotage per far brillare il gabinetto dell'«avvocato del popolo». Magari proponendo un governo Salvini. L'anticamera della crisi. E del voto anticipato.
 

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