Matteo Salvini: «Serve tavolo sul Quirinale, da lunedì chiamerò tutti i leader». Letta: «Sarà votazione rapida»

I calcoli di Renzi: «Il 45% dei grandi elettori è in mano alla coalizione di centrodestra»

Quirinale, Salvini: «Stavolta i numeri sono in mano nostra». Letta: «Sarà votazione rapida»
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Sabato 11 Dicembre 2021, 15:13 - Ultimo aggiornamento: 16:42

Numeri prima che strategie e alleanze. Manca un mese abbondante e per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica è necessario capire di quanti numeri dispone un candidato. Questi sono i ragionamenti che si fanno nei partiti in questi giorni. Ecco perché c'è chi dice che è importante avere una larga maggioranza e chi, invece, forte di averne già una si propone come king maker. Basta ascoltare le parole di Matteo Salvini all'assemblea regionale del partito in Puglia: «Il centrodestra è centrale, non solo strategicamente ma numericamente. La Lega ha l'onore di guidare un centrodestra che ha le carte giuste per essere protagonista della scelta di un presidente che, finalmente, non abbia in tasca la tessera del Pd. Un presidente della Repubblica scelto in condivisione. Io da lunedì chiamerò tutti i segretari dei partiti, tutti, dal più piccolo al più grande, per dire sediamoci intorno a un tavolo e parliamone». Matteo Renzi conferma questa corsia preferenziale stesa da Salvini. «Oggi la destra ha dei numeri in maggioranza: da FdI a Forza Italia il 45% dei grandi elettori. Il punto è se il centrodestra prende una iniziativa insieme o no. Io connivenza col nemico? Assolutamente no. Stavolta o la destra si incarica di fare una proposta complessiva o, se non lo fa, dal 20 gennaio in poi si deve cercare le ragioni migliori per cercare tutti insieme un arbitro». Lo ha detto Matteo Renzi alla festa di Atreju.

«Stavolta i numeri sono in mano nostra. Io non voglio un presidente della Repubblica amico di Salvini o della Lega ma vorrei che il prossimo presidente Repubblica permetta a chi vince le elezioni il diritto di governare senza se o senza ma...», ha concluso Salvini. «Dopo alcuni anni il centrodestra unito ha le carte per essere protagonista nella scelta del presidente della Repubblica, non sarà il Pd a distribuire tessere e voti», ha ribadito il segretario del Carroccio a Bari. Per il centrodestra il nome che gira da mesi è quello del leader di Forza Italia: Silvio Berlusconi.

Salvini si dice pronto a sostenerlo ma dice pure che se il Cav ci ripensa si può pensare a una donna presidente. I giochi sono apertissimi, insomma. 

Il segretario del Pd Enrico Letta parla di "maggioranza larga" e di una votazione rapida: «Sono sicuro che il nostro Paese avrà a fine gennaio un presidente o una presidente eletto a larga maggioranza e rapidamente dalle Camere riunite in seduta comune, e non con vecchi modelli come capitò in passato con lunghe settimane di votazione». «Bisognerà dare un segnale e fare questa scelta in modo tale che sia anche una scelta rapida e credo che sia una scelta che debba avvenire nel nome dell'Europa»,ha aggiunto spiegando di riterenere «inimmaginabile l'Italia con un presidente della Repubblica anti europeo». La maggioranza larga dovrebbe essere anche una conseguenza naturale, ha fatto capire Letta per cui «sarebbe contradditorio che venga eletto un presidente da una maggioranza stretta mentre il governo è sostenuto dalla maggioranze più larga della storia repubblicana».

Votazione rapida e a larga maggioranza per un candidato europeista. Gli indizi porterebbero al nome di Mario Draghi. Come vanno le quotazioni dell'ipotesi di un trasferimento del capo del governo al Quirinale? Sono stazionarie. L'ultimo a nominarla è stato il governatore del Veneto Luca Zaia avvertendo tutti che dietro l'angolo c'è un'altra ipotesi: il rischio sabotaggio, che si configurerebbe nel momento in cui il premier non avesse i numeri per essere eletto subito con una maggioranza di due terzi pari a 671 voti. «Se il professor Draghi deciderà, sottolineo se deciderà, di dare la propria disponibilità a fare il presidente della Repubblica, dovrà farlo valutando che non potrà essere eletto al secondo scrutinio, altrimenti la lettura politica è che la maggioranza che sorregge il governo non fa passare il suo presidente, e sarebbe uno scenario distruttivo», ha detto Zaia, intervenendo a Sabato anch'io su Rai Radio1. 

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