Matteo Salvini a Palermo per la prima udienza del processo Open Arms, per cui è imputato di rifiuto di atti d'ufficio e sequestro di persona per aver impedito alla nave della Ong catalana di attraccare con 147 migranti soccorsi in mare. Era in sicurezza la nave Open Arms mentre era in navigazione oppure le condizioni di pericolo imponevano l'assegnazione di un porto sicuro? A bordo i naufraghi stavano bene o la situazione igienico-sanitaria era grave? La decisione di fare rotta verso l'Italia fu una scelta dettata dal mare mosso per portare in salvo 147 persone o l'equipaggio della ong spagnola ha infranto le leggi internazionali rifiutando di condurre in Tunisia, a Malta o in Spagna uomini, donne e minori? Sono gli interrogativi ai quali hanno risposto i testimoni che stamani sono stati sentiti nell'udienza del processo, che si celebra nell'aula bunker del carcere Pagliarelli.
Per quasi sette ore, con una pausa di circa sessanta minuti, i testi hanno risposto alle domande del pm Geri Ferrara e dell'avvocato Giulia Bongiorno, legale di Salvini, presente in aula.
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Ha poi ricordato le richieste di Pos mandate dalla ong a Malta e all'Italia, il silenzio de La Valletta, il decreto di interdizione delle acque italiane emesso dal governo e poi annullato dal Tar e che la Spagna aveva offerto la possibilità di attracco all'imbarcazione, ma la ong comunicò che le condizioni meteo e quelle dei profughi non avrebbero consentito un viaggio fino alla penisola iberica. »Impossibile«, per l'alto ufficiale, anche fare proseguire la nave verso Trapani o Taranto: il mare era forza 4 con onde di 2 metri. «Arrivò, dunque, una richiesta e noi come centro di coordinamento accordammo la possibilità di trovare riparo verso Lampedusa senza disporre ingresso in porto - ha proseguito».
Buongiorno Amici da Palermo, dove tra poco inizia il processo in cui rischio una condanna di 15 anni. Sono sereno di aver fatto il mio dovere e quello che gli Italiani mi hanno chiesto con il loro voto: A TESTA ALTA🇮🇹 pic.twitter.com/mp3XDxQq40
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) December 17, 2021
A bordo le condizioni erano intanto difficili, anche se Liardo, rispondendo all'avvocato Bongiorno, ha precisato: «I migranti erano sempre stati assistiti da un punto di vista di salute e quando c'erano esigenze particolari venivano sbarcati». Per Leonardo Tringali, dell'Ufficio circondariale marittimo di Lampedusa, tuttavia i profughi «erano molto provati, in più di un'occasione in diversi si buttarono in mare per cercare di raggiungere Lampedusa a nuoto ed era anche difficile soccorrerli perché non volevano tornare a bordo della Open Arms». Ma per il capitano della Finanza, Edoardo Anedda, «indirizzando la rotta a Nord, dopo il soccorso del primo gruppo di migranti in Libia, la Open Arms si diresse volontariamente in Italia nonostante le norme le imponessero di rivolgersi all'autorità dello Stato in cui il soccorso era avvenuto, cioè il Paese nordafricano».