Salvini: «Voglio pieni poteri». E convoca i suoi: elezioni o in piazza

Salvini: «Voglio pieni poteri». E convoca i suoi: elezioni o in piazza
di Emilio Pucci
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Sabato 10 Agosto 2019, 09:36

Quasi quasi gli ex lumbard ci sperano. La nascita di un fronte anti-Lega che appoggi in qualche modo un governo di transizione oppure tenga in vita quello attuale «per noi sarebbe un assist meraviglioso», la tesi. Salvini si è convinto che in Parlamento si stia agitando il «partito della sopravvivenza». Che M5S e Pd faranno di tutto per evitare di andare alle elezioni anticipate. «Vogliono portarci alla prossima primavera, ma non ci riusciranno», ha detto ai suoi. Contro un eventuale tentativo di ribaltone il segretario della Lega è pronto alla mobilitazione. A scendere in piazza.

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«Sarebbe una vera e propria rivoluzione», il grido di battaglia. E intanto ha convocato i parlamentari per lunedì prossimo alle 18, due ore dopo la conferenza dei capigruppo del Senato che dovrà decidere sulla mozione contro il premier Conte depositata ieri dal partito di via Bellerio. «Conte questo il ragionamento farà di tutto per tenersi la poltrona». Nel mirino del responsabile del Viminale finiscono pentastellati e dem. I primi insistono con il taglio del numero dei parlamentari, i secondi chiedono di calendarizzare prima la mozione contro il ministro dell'Interno e che Mattarella vari un governo di transizione senza Salvini, Di Maio e Conte.
 
Sarà proprio il Capitano a parlare in Aula, a dire che non era possibile mandare avanti l'alleanza gialloverde. E a stoppare ogni forma di «inciucio»: «Sento delle cose incredibili. Avverto in queste ore gli stessi toni da parte di M5S e Pd, di Di Maio e Renzi. Non vorrei stessero preparando qualche governo strano: sarebbe una truffa, un insulto alla democrazia». Salvini nei suoi comizi in giro per l'Italia va chiedendo «pieni poteri». E piano piano sta già illustrando quale sarà il suo programma. Stop alla riforma della prescrizione, sì ad una vera riforma della Giustizia, «non viviamo in una repubblica giudiziaria». E poi c'è l'agenda economica. «Dovrà essere l'esecutivo che esce dalle urne a varare la legge di bilancio», ha tuonato, «l'obiettivo è arrivare al 15% di tasse per tanti italiani. E se l'Europa ce lo fa fare, bene; altrimenti lo facciamo lo stesso».

PROCLAMI DI GUERRA
Proclami di guerra. Il leitmotiv è sempre lo stesso: «Chi perde tempo vuole solo salvare la poltrona. No governi tecnici o di minoranza. No giochini di palazzo. L'Italia dei sì non aspetta». E sul suo ruolo prende tempo: «Dimettermi da ministro se mi candido premier? Una cosa alla volta. Intanto assicuriamoci le urne. In Italia non c'è nulla di scontato».

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La strategia è quella di andare da soli, ma tra gli ex lumbard non si esclude affatto che si possa trovare alla fine un accordo con l'alleanza Fdi-Toti. E neanche con una FI deberlusconizzata, qualora non fosse guidata dalla Carfagna. L'obiettivo è avere una maggioranza forte. Anche perché nel 2022 si vota per la successione a Mattarella. E il candidato numero uno ammette un big di via Bellerio è quel Giancarlo Giorgetti che ieri, parlando con i suoi, si godeva la scena dalle sue montagne: «Abbiamo fatto bene. A settembre M5S voleva prepararci il trappolone, ora scompariranno. E se in Parlamento puntano ad un governo tecnico vorrà dire che arriveremo al 60% dei consensi».

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