Salvini tra Meloni e Berlusconi: pranzo col Cav, incontro con la leader di FdI e basso profilo. In ballo c'è il ministero dell'Agricoltura

Il dicastero di via XX settembre completerebbe il quadro di una Lega che ha tutti i ministeri per portare avanti le sue battaglie identitarie

Lega, Salvini tra Meloni e Berlusconi: pranzo col Cav, incontro con la leader di FdI e basso profilo. In ballo c'è il ministero dell'Agricoltura
di Fausto Caruso
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Mercoledì 19 Ottobre 2022, 16:32 - Ultimo aggiornamento: 20:06

Berlusconi parla a ruota libera. Giorgia Meloni viene definita come furiosa. Nel mezzo gli osservatori si chiedono quale impatto avranno gli ultimi sviluppi sul nascente governo di centrodestra. Ma nella confusione è passata quasi inosservata l'assenza dai titoli di giornale del terzo membro dell'alleanza, Matteo Salvini. E dire che dopo le elezioni era su di lui che si piazzavano le scommesse per l'apertura di una crisi nelle trattative. Mentre le critiche vengono attirate da Berlusconi, il segretario della Lega ha scelto un basso profilo che lo solidifica come partner affidabile, ma nell'ultimo miglio prima della nomina dei nuovi ministri sarà difficile continuare a fare il convitato di pietra.

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La giornata di Salvini

Nel day after delle nuove tensioni, Matteo Salvini si è rifugiato nel lavoro, presenziando alla preannunciata riunione di partito per l'esame dei temi economici. A porte chiuse, a quanto filtra, avrebbe comunque espresso stupore per le esternazioni del Cavaliere sui rinnovati rapporti con Putin, ma subito dopo avrebbe tracciato una road map che prevede il giuramento del nuovo governo al massimo lunedì prossimo.

Nessun intoppo dunque nelle trattative la cui chiusura sarebbe «a un passo».

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Eppure è proprio la Lega uno dei motivi del malcontento di Berlusconi. Non perché ci siano tensioni anche tra Silvio e Matteo, ma perché gli azzurri si sentono penalizzati rispetto al Carroccio pur avendo ottenuto quasi lo stesso numero di voti alle elezioni (l'8,1% contro l'8,8%). Nonostante la sostanziale parità, la Lega ha ottenuto la Camera e alcuni ministeri strategici, come l'Economia e le Infrastrutture, mentre Fi si dovrebbe accontentare del ministero degli Esteri per Antonio Tajani come unica casella di spicco. Su questa base il Cav è tornato a chiedere alla premier in pectore il ministero della Giustizia, che per FdI rimane invece saldamente nella mani di Carlo Nordio. Gli azzurri smentiscono che questo passaggio fosse previsto negli accordi raggiunti lunedì nel faccia a faccia Berlusconi-Meloni, ma il pressing dell'ex premier per avere più dicasteri di peso rischia di sparigliare le carte di una trattativa che sembrava avviarsi alla conclusione e potrebbe riaprire spazi anche per il Carroccio.

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Giorgia e Matteo

Proprio per oggi è in programma un vertice tra Matteo Salvini, che ha pranzato col Cavaliere a Villa Grande, e Giorgia Meloni. A partire da ieri sera era circolata la voce per cui il segretario leghista sarebbe stato pronto a tornare alla carica sul Viminale. In mattinata questa voce è stata messa a tacere da una dura nota proveniente da Via Bellerio: «Si smentisce seccamente qualsiasi dichiarazione di Matteo Salvini contro gli alleati e su presunte impuntature in vista della squadra di governo», recita il comunicato. «La Lega diffida chiunque dal diffondere dichiarazioni virgolettate del segretario che evidentemente non sono state sufficientemente verificate».

«Nessun veto, nessuna impuntatura e massima serenità con gli alleati» è la linea ufficiale. Salvini paciere dunque? Nulla è escluso, ma per ora si preferisce non rischiare e continuare a puntare dritti sui propri obiettivi. Al di là delle smentite di rito infatti, se Fi dovesse insistere per la Giutizia, non è difficile immaginare che il Carroccio si senta legittimato a chiedere l'ultima casella strategica rimasta libera e da sempre nei desiderata del leader: il ministero dell'Agricoltura. Salvini non ha mai fatto mistero di puntare al dicastero di via XX Settembre e se alla fine dovesse ottenerlo avrebbe tutti i ministeri atti a portare avanti le battaglie identitarie su cui la base gli chiede di spingere. Potendo contare già sul ministero delle Autonomie e quello delle Infrastrutture, il Capitano ha già fatto un passo deciso per riaffermare la sua leadership interna, avendo posto le basi per ottenere maggiore autonomia per le regioni del nord e il controllo della guardia costiera (in seno alle Infrastrutture) per la questione sbarchi. A questo si aggiunge il ministero dell'Economia, il più importante in questo periodo storico, mentre all'Interno il prefetto Piantedosi potrebbe comunque essere reclamato come pseudo-leghista, visti i trascorsi da capo di gabinetto del Viminale ai tempi di Salvini ministro.

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L'Agricoltura sarebbe la ciliegina sulla torta, ma per ora però Giorgia Meloni vorrebbe piazzare un tecnico sulla poltrona vacante. Uno dei nomi in circolazione è quello di Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, che però preferirebbe evitare il salto diretto dall'Associazione di rappresentanza dei coltivatori al ministero preposto. L'alternativa è Roberto Berruti, attualmente nello staff del commissario europeo all'Agricoltura. In attesa che nuovi vertici di coalizione schiariscano le ultime nubi, l'unica certezza rimangono le scadenze istituzionali. Le consultazioni che prenderanno il via domani, mentre il presidente Mattarella si domanda che tipo di coalizione arriverà nel suo studio a chiedere l'incarico.

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