Salvini: «Doveroso segnalare i giudici che fanno politica». Bonafede: «Ce ne sono pochi»

Salvini: «Doveroso segnalare i giudici che fanno politica». Bonafede: «Ce ne sono pochi»
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Giovedì 6 Giugno 2019, 10:16 - Ultimo aggiornamento: 19:56

Si alza il livello di scontro Salvini-giudici. Di «linciaggio morale» parla la presidente della Corte di Appello di Firenze, Margherita Cassano, prendendo le difese di Luciana Breggia, presidente della sezione specializzata in materia di immigrazione del Tribunale di Firenze, 'colpevole' di non aver accolto un ricorso del Viminale. Ma il ministro tiene il punto: «è doveroso segnalare i giudici che fanno politica». Intanto, i consiglieri del Csm di Area chiedono l'apertura di una pratica a tutela per Breggia e per un'altra toga attaccata dal ministro, Matilde Betti del Tribunale di Bologna. E Salvini finisce nel mirino anche dei procuratori di Prato e Monza, irritati perchè il ministro ha anticipato degli arresti ad operazioni di polizia in corso.

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Sono diverse le inchieste che preoccupano il leader della Lega, già finito nel registro degli indagati per i casi Diciotti (ma il Senato ha bocciato la richiesta del Tribunale dei ministri di Catania) e Sea Watch. Riguardo a quest'ultima vicenda lo stesso ministro ha detto di attendersi «un'altra richiesta di processo perchè ho bloccato un barcone». Senza contare le vicende giudiziarie dei sottosegretari della Lega, da Armando Siri ad Edoardo Rixi, a Massimo Garavaglia.

C'è dunque da mettere in conto il 'dente avvelenato' contro le toghe del titolare del Viminale, che negli ultimi giorni ha preso di miro in particolare due magistrati di Firenze: Luciana Breggia, che non ha accolto il ricorso del ministero contro la decisione che disponeva l'iscrizione nel registro anagrafico di due cittadini stranieri e Rosaria Trizzino, che ha bocciato l'ordinanza prefettizia sulle zone rosse in città. Le due, secondo Salvini, non sarebbero super partes perché hanno espresso pubblicamente in convegni posizioni contrarie alla politica del governo.

La presidente della Corte d'Appello fiorentina protesta per il «linciaggio morale» cui è stata «ingiustamente sottoposta» Breggia, «esposta per i gravi attacchi subiti a pericolo per la sua incolumità, attesa la risonanza mediatica e l'effetto moltiplicatore dei social». E chiede al Csm l'apertura di una pratica a tutela, riaffermando «il diritto di ogni magistrato, in nome della libertà di manifestazione del pensiero costituzionalmente sancita, di partecipare alle iniziative culturali e scientifiche che costituiscono un ineliminabile momento di confronto nella consapevolezza che il pluralismo culturale è il fondamento di ogni Stato democratico».

Cassano sottolinea poi che il Viminale poteva costituirsi in giudizio nella causa del richiedente asilo per l'iscrizione all'anagrafe. Facoltà che non è stata esercitata comportando la decadenza. Salvini non arretra. «Nessun linciaggio, nessuna minaccia, nessun dossier: ho intenzione - spiega - di usare tutti gli strumenti previsti dall'ordinamento per sapere se è normale e opportuno che alcuni magistrati, pubblicamente schierati contro la politica del governo, abbiano giudicato in cause che coinvolgevano il Viminale. Mi spiace che venga chiamato in causa il Csm, che in queste settimane ha altro a cui pensare. Lavoro per la sicurezza di tutti gli italiani, magistrati compresi». Dunque, aggiunge, «proprio per rispetto del 99% dei giudici che lavora obiettivamente, è doveroso segnalare quei pochissimi che utilizzano la toga per fare politica non applicando le leggi approvate dal Parlamento italiano».

Al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, non risulta che «troppi giudici facciano politica. Ma che ci sia la stragrande maggioranza di magistrati che lavorano ogni giorno e portano avanti la macchina della giustizia con passione e coraggio». Mentre per il presidente dell'Anac, Raffaele Cantone, «i giudici che esprimono la propria opinione esercitano un diritto costituzionale». Critico il deputato del Pd Carmelo Miceli, secondo cui «gli attacchi alla magistratura portati dal Governo M5s-Lega stanno superando per durezza di toni i tempi di Berlusconi».
Francesco Paolo Sisto (Fi) liquida lo scontro Salvini-magistrati come uno dei «tentativi di creare diversivi per distrarre l'attenzione dai grandi problemi del Paese».

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