Salvini ricuce con Giorgetti: «Niente strappi su Draghi». I governatori bocciano la scelta di uscire dal cdm

Il segretario irritato con il ministro per il dialogo con Di Maio: non sapevo niente

Salvini ricuce con Giorgetti: «Niente strappi su Draghi». I governatori bocciano la scelta di uscire dal cdm
di Emilio Pucci
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Venerdì 4 Febbraio 2022, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 5 Febbraio, 08:27

«Qui vivono in una bolla. Tra due settimane il Covid non ci sarà più e ci troveremo con i problemi non risolti. Noi abbiamo avvertito Draghi e ci fermiamo qui. Ora tocca al governo risolverli». Il giorno dopo lo strappo in Consiglio dei ministri sul decreto che regola la quarantena per gli studenti e allunga il super Green pass la Lega frena, fa arrivare al premier il messaggio che non c’è la volontà di smarcarsi. Per ora. «Noi siamo dentro il governo per lavorare», mette a verbale Salvini.


Insoddisfatti dell'esecutivo - In ogni caso l’avvertimento è arrivato e il Capitano leghista ha intenzione di non fare sconti. L’insoddisfazione su come si sta muovendo l’esecutivo in questo caso accomuna il segretario e il numero due del partito. Perché ieri il leader di via Bellerio è stato a lungo al Mise da Giorgetti ed entrambi si sono detti preoccupati per i margini stretti di manovra del partito all’interno del governo. Due giorni fa Salvini era stato al ministero dell’Economia a colloquio con Franco e con il sottosegretario Freni.

Alla richiesta di mettere sul tavolo 5 miliardi il responsabile di via XX Settembre ha replicato che soldi non ce ne sono. E alla richiesta di riportare il Paese alla normalità, eliminando ogni misura restrittiva, è stato il presidente del Consiglio Draghi a stopparlo. Da qui l’agitazione nel Carroccio. Perché il pressing del Capitano sarà costante. Sulle differenziazioni riguardo i vaccinati e i non vaccinati. Sulla necessità di eliminare il Super Green pass che, a suo dire, blocca la ripresa economica e fa danni al turismo. Sulla mancanza di progettualità, sul fatto che le opere pubbliche non sono state avviate, sulla necessità di rispondere alle esigenze dei cittadini e delle aziende sul caro bollette. 


È un passaggio difficile, perché pur avendo la tentazione di marcare ancora più la distanza con il governo, Salvini non può strappare. Non solo in quanto ritiene che non sia il momento. Ma anche perché il “fronte del Nord pensa che, al contrario, non bisogna terremotare l’esecutivo. La decisione di mercoledì in Consiglio dei ministri ha lasciato spiazzati i governatori. Non se l’aspettavano. I presidenti di Regione ritengono che l’ex numero uno della Bce abbia aperto a tutte le richieste inviate. La mossa di non partecipare al voto non è stata condivisa. Fa passare un messaggio fuorviante, dipinge la Lega come una forza che destabilizza quando occorre assicurare stabilità. Giorgetti si è trovato in mezzo, tra l’input dei governatori a non dire di no a Draghi e i “desiderata” di Salvini. Ieri il chiarimento tra i due. Anche e soprattutto per quell’incontro che due giorni fa il responsabile dello Sviluppo ha avuto con Di Maio. Il Capitano non sapeva nulla. «Normale interlocuzione tra ministri», la spiegazione, ma Salvini ha voluto sapere se può contare sul suo pieno appoggio e sgombrare il sospetto sulle voci riguardanti la costituzione di un partito di Draghi. L’ala moderata del partito si sta muovendo per orientare le decisioni del segretario, non per andare all’assalto della sua leadership. «Non è vero - spiegava ieri un big della Lega - che vogliamo indebolirlo ma se sbaglia a pagare siamo noi». C’è ancora chi nel partito evoca l’intenzione di Giorgetti di dimettersi, «di lasciare Roma», ma si tratta di voci che vengono smentite. 


La fase 2 - Da ieri è partita la “fase 2” della Lega, o perlomeno è questa l’operazione che ha fatto scattare Salvini. Con l’obiettivo di siglare un patto di fine legislatura con il numero due del Carroccio. Non mollare la presa sul governo ma cercare di far risaltare i risultati che si riescono a raggiungere, senza far pesare pubblicamente le posizioni critiche sui provvedimenti divisivi. Insomma, dar seguito a quanto il Capitano ha annunciato nel Consiglio federale di lunedì: «Ognuno deve mettere la faccia, non posso essere solo io in prima linea. Ora tocca a voi». Una strategia per responsabilizzare gli altri big a partire dai governatori. Con lo scopo di silenziare il dissenso, affinché remino tutti nella stessa direzione.


Lo scontro a destra - È una via stretta, perché a destra Fratelli d’Italia continua ad attaccare, tanto che la minaccia è quella di far saltare le giunte locali. Anche quella ligure presieduta da Toti. Ora, dopo il tour nei vari ministeri, l’ex ministro dell’Interno sarà costretto a fermarsi a Roma e a lavorare da remoto causa Covid. Il rischio, però, è che il virus colpisca tutto lo stato maggiore. «Per fortuna è stato costretto a fare il tampone…», sottolineava ieri non troppo ironico un deputato. 

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