La giornata dei 23 commissari comincerà alle 9 e andrà avanti nel pomeriggio dalle 16, per almeno tre ore. Si continuerà giovedì, dalle 9.30. Poi ci sarà la proposta del presidente Maurizio Gasparri. Potrebbe farla giovedì al termine della discussione o la settimana successiva. Fin dalla prima riunione il vicepresidente del Senato ha chiarito che intende rispettare la deadline prevista dal regolamento per il voto della Giunta: 30 giorni dalla trasmissione degli atti, cioè entro il 23 febbraio. Puntando però a chiudere la partita già tra il 19 e il 20, prima del voto in Sardegna del 24.
Domani, intanto, dovrà sciogliere il nodo degli atti allegati alla memoria principale. Per regolamento, "valgono" solo quelli del ministro sotto esame in Giunta, non si sentono altri testimoni né sono previste audizioni extra. Da qui, la posizione del senatore del Pd Giuseppe Cucca, già espressa in Giunta la settimana scorsa: «Non possiamo ricevere atti che non arrivino dal diretto interessato. Salvini stavolta si è messo la divisa del portalettere, ma è un escamotage irricevibile».
Grasso va oltre e attacca il presidente della giunta Gasparri: «È suo dovere come pubblico ufficiale informare la Procura e il Tribunale dei ministri delle dichiarazioni di corresponsabilità rese da Conte, Di Maio e Toninelli».
Quindi aggiunge: «Se si stabilisce il principio che si possa andare oltre la legge ed essere salvati dalla maggioranza, si crea un precedente pericoloso» e propone di «rifletterci attentamente». Impassibile invece Forza Italia, ferma sul "no" all'autorizzazione a procedere (come Fratelli d'Italia) che preferisce andare avanti spedita nell'esame, per poi passare la palla all'aula del Senato dove Salvini ha già annunciato che vorrà intervenire di persona per dire la sua.
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