Salvini: «Ma quale svolta, la mia è solo concretezza». Quattro forzisti verso Toti

Salvini: «Ma quale svolta, la mia è solo concretezza». Quattro forzisti verso Toti
di Barbara Acquaviti
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Lunedì 8 Febbraio 2021, 07:55 - Ultimo aggiornamento: 08:10

«Questa volta li ho spiazzati». Matteo Salvini prova un certo compiacimento nel vedere lo scompiglio che ha creato a sinistra. Da quando è uscito dall'incontro con il premier incaricato, si è messo addosso l'abito dello statista e pare che per il momento non abbia nessuna intenzione di toglierselo. E se qualcuno gli fa notare che quei panni gli stanno un po' stretti, il leader della Lega risponde con toni molto lontani dai tempi delle felpe e dei mojito.
«Lascio volentieri ad altri le etichette di europeista o anti europeista. Io sono una persona molto pragmatica, molto concreta».

Domani la delegazione del Carroccio tornerà alla Camera per il secondo round di consultazioni, quello decisivo per chiudere su squadra e programma.

Salvini vorrebbe giocare la partita in prima persona, ma l'aura da riflessivo moderato che lo circonda da qualche giorno impone che ci si rifiuti di parlare di toto-ministri e che ci si concentri sui temi. «Se nei prossimi mesi si parlerà di tasse e di burocrazia, di come far ripartire i cantieri fermi e dare un po' di respiro alle famiglie, ai commercianti e agli imprenditori, io ci sto»

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No limits

Di fatto, nessun limite temporale all'ex presidente della Bce. «Non abbiamo nemmeno cominciato, come facciamo a parlare della data di scadenza? È chiaro che un governo di ricostruzione, di rinascita o di responsabilità nazionale come questo non possa essere un governo che va avanti all'infinito».
Ma la svolta moderata del leader leghista non ha spiazzato soltanto il Pd. Anche nel centrodestra, adesso, ci si chiede se sia una fase di passaggio come tante altre oppure uno spostamento tattico al centro con l'obiettivo di andare ad occupare quello spazio politico.

Per questo, dentro Forza Italia, c'è fermento. La decisione di Silvio Berlusconi di schierare il partito per primo a favore del governo Draghi ha fermato sul nascere una scissione che ormai sembrava soltanto questione di ore. E magari ha placato le ansie di chi chiedeva che le scelte non fossero fatte tutte a rimorchio dell'alleato. Resta, però, l'insofferenza per la gestione del partito, con il potere nelle mani di pochi e gli organi decisionali che non si riuniscono da tempo. Il Cavaliere, dicono, non ha ancora deciso se venire a Roma per la trattativa finale sul governo. Ma molti deputati già si sentono orfani. E ora, peraltro, temono l'Opa di Salvini al centro.
«Dopo anni in cui sollecitiamo la Lega a diventare moderata ed europeista questa svolta ci fa piacere, nello stesso tempo è ovvio che probabilmente comincerà una concorrenza di un'area moderata che deve ancora nascere», sostiene per esempio l'azzurro Osvaldo Napoli.

Per questo è in atto un pressing nei confronti di Mara Carfagna affinché tolga dal congelatore quel progetto di nuovo polo moderato di cui ha cominciato a parlare ormai mesi fa con Giovanni Toti. E, tuttavia, la vice presidente della Camera ritiene che una scelta del genere sarebbe ora totalmente fuori sincrono. Adesso avrebbe spiegato ai suoi fedelissimi - le priorità sono altre, si sta insediando un nuovo governo da noi fortemente auspicato. E, tuttavia, c'è un gruppetto di 3-4 parlamentari pronto comunque a uscire dal partito per approdare nella componente di Giovanni Toti.

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