Salvini punta Bruxelles: un commissario leghista

Salvini punta Bruxelles: un commissario leghista
di Marco Conti
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Domenica 19 Maggio 2019, 08:57

Non era difficile spiccare su un palco di leader sovranisti tutti sconfitti nei rispettivi Paesi. L'unico al governo, l'austriaco Georg Mayer del Fpoe, ha parlato contro l'Europa mentre a Vienna il suo compagno di partito era costretto a dimettersi da vicecancelliere per un video non certo commendevole.

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LA DISTANZA
Anche se i toni della kermesse meneghina sono stati pacati, le parole d'ordine dell'ammucchiata anti-europea - con tanto di fischi al Papa e a molti esponenti di Bruxelles, Francoforte, Berlino e Parigi - tracciano un'ulteriore frattura con l'alleato a Cinquestelle. Gli esponenti del M5S impegnati in campagna elettorale sempre più faticano a giustificare ai propri elettori un'alleanza così distante e a spiegare la tenacia con la quale Di Maio continua a dire che l'intesa con la Lega durerà «altri quattro anni».
Sulla rassegnazione dell'attuale stato maggiore grillino il leader leghista maramaldeggia e ieri sul palco ne ha dato ulteriore conferma con parole d'ordine identitarie ammiccanti ai movimenti dell'ultradestra europea. Senza reticenze ieri Salvini a Milano ha di fatto lanciato la sua sfida. L'obiettivo è quello di portare domenica prossima la Lega ad essere il primo partito europeo sfondando di molto la percentuale del trenta per cento in modo da ripetere, cinque anni dopo, l'exploit del Pd di Matteo Renzi. Essere riuscito ad organizzare in Patria il grande raduno conferisce a Salvini la palma di leader dei sovranisti che non riusciranno forse a sovvertire la maggioranza europeista che ha governato sinora Bruxelles, ma rappresenteranno un forte condizionamento.

LE PIAZZE
Se le urne gli daranno ragione, la prima fiche Salvini la userà ingaggiando con l'Europa prima, e poi con l'alleato, un braccio di ferro per scegliere la delega che spetta all'Italia nella Commissione Europea. Il passaggio sarà talmente decisivo che tempo fa c'era anche chi ipotizzava un Salvini commissario europeo pronto a vestire i panni di leader a Bruxelles dell'intera galassia sovranista. Rientrata l'aspirazione personale, resta la voglia di piazzare a Bruxelles un proprio esponente in grado di rappresentare sui temi economici una discontinuità rispetto al passato.
Ma la piazza di ieri ha anche mostrato come il fronte sovranista sia fragile e ciò che è accaduto in Austria, diventa un macigno sulla strada di coloro che ipotizzano alleanze tra il Ppe e i partiti della destra sovranista. Il cancelliere Kurtz, membro del Ppe, ne era uno dei fautori, ma ora chiede elezioni anticipate perchè l'alleato del Fpoe è in odore di aver ricevuto finanziamenti da Mosca e di prepararsi a restituire il favore ad una presunta oligarca russa vicina a Putin. E' forse per questo che Salvini negli ultimi tempi ha usato accortezze e toni molto più morbidi nei confronti di Silvio Berlusconi. Malgrado tutto il Cavaliere conserva e cura una serie di contatti internazionali che a Salvini mancano. Ma se il leader di FI può rappresentare un passepartout importante, la cartina di tornasole che può accreditare il leader leghista e vicepremier è la voglia di tenere sotto controllo i conti pubblici del proprio Paese.
Su questo punto ieri non sono arrivate rassicurazioni, anzi. Ma il rischio che corre il leader del Carroccio è che dopo il 26 maggio saranno proprio i partiti che ieri erano rappresentati sul palco a ricordare al vicepremier gli impegni presi con Bruxelles a dicembre dello scorso anno.
 

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