Salva-Stati, il governo studia modifiche: ora una nuova road map Ue

Salva-Stati, il governo studia modifiche: ora una nuova road map Ue
di Marco Conti
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Venerdì 29 Novembre 2019, 07:45 - Ultimo aggiornamento: 14:25

Per paradosso un aiuto a Conte è arrivato da Salvini. Lo scambio di accuse tra i due trasforma la discussione sulla riforma del fondo Salva Stati in uno scontro tutto politico tra presidente del Consiglio e il suo ex vicepremier leghista. Una rissa verbale a suon di querele che obbliga anche i 5S a far quadrato e che fa da prologo alla corrida che ci sarà lunedì a Montecitorio - quando Conte farà la sua informativa sul Mes in stile Senato 20/8/2019.

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IL TREND
A differenza di Di Maio, che a volte sembra rimpiangere l'alleanza con il leghista, Conte considera Salvini «una iattura per l'Italia» e non si farà scappare l'occasione per replicare a quelle che giudica «le palesi menzogne» del leader del Carroccio che, in qualità di senatore dovrà affidare ai suoi deputati la replica. Obiettivo del presidente del Consiglio è quello di dimostrare che nell'anno di governo la Lega è stata puntualmente informata e che il testo finale non tradisce la risoluzione parlamentare votata il 19 giugno che chiedeva al governo gialloverde di lavorare nell'interesse dell'Italia. Conte in aula riassumerà i passaggi della trattativa e ciò che l'Italia a suo dire sarebbe riuscita a strappare ai rigoristi del Nord. La tesi è che in uno stato di diritto i messaggini non valgono più degli atti parlamentari.
 



In attesa di ricostruzioni fattuali, se ne verranno, a contribuire a dividere la posizione di Lega e FdI da quella del M5S, ha lavorato il ministro degli Esteri, nonché leader M5S Luigi Di Maio. Malgrado i toni ultimativi registrati ieri pomeriggio nella riunione del gruppo, Di Maio è uscito con un mandato a «migliorare» il testo esprimendo al tempo stesso massima fiducia nel premier Conte e nel ministro Gualtieri. Poiché la firma non c'è stata e tantomeno sono iniziate le ratifiche dei 19 parlamenti firmatari, Conte resta fermo sulla linea del «pacchetto» più volte enunciata. Ovvero la riforma del Salva Stati è un tassello importante insieme al bilancio dell'Eurozona e, soprattutto, all'Unione bancaria. Poiché si è cominciato a lavorare su un meccanismo che già esiste, e che se non venisse riformato resterebbe comunque, occorre stringere sul resto. Come? Attraverso la scrittura di una precisa road map non solo temporale, ma che escluda, per esempio, alcune proposte di Unione bancaria. A cominciare da quella avanzata di recente dal ministro tedesco delle Finanze Olaf Scholz. Più che sul testo della riforma, a palazzo Chigi come al ministero dell'Economia si lavora quindi su strade parallele: la road map che permetta di inserire la riforma del Mes in un «pacchetto» dai contorni definiti, e l'integrazione o la correzione di alcuni allegati alla riforma che sempre più frequentemente, nella politica comunitaria, integrano e orientano il testo principale. E che nel caso del Mes hanno destato comprensibile allarme in Italia. Il tutto avviene con la sponda del Quirinale che non vuole entrare nella disputa tra partiti - ed infatti non risponde alla richiesta di incontro di Salvini - anche se considera complicato per il Paese sfilarsi all'ultima curva da un'intesa sulla quale c'è stata una lunghissima trattativa. Quando Di Maio dice che «abbiamo l'obbligo di controllare non solo la riforma del Mes, ma anche tutti gli altri negoziati in corso» offre una via d'uscita al ministro dell'Economia, anche se il compito non si annuncia facile visto che manca una settimana alla riunione dell'Eurogruppo e un paio all'Eurosummit. Pochi giorni per spuntare un pacchetto che non contenga solo la riforma del Mes. Oppure prendere atto della necessità di un rinvio della questione in attesa che tutti e tre gli argomenti (Mes, bilancio e Unione bancaria), siano pronti. In attesa del vertice di maggioranza che potrebbe esserci lunedì a margine del Consiglio dei ministri, Conte dal Ghana promette, soprattutto all'insofferente Pd, un cronoprogramma per il nuovo anno. Il segretario Zingaretti prima difende il lavoro di Gualtieri e attacca Salvini, poi ringrazia Conte per la promessa. Basterà?
 

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