Salva Roma, altro rinvio. M5S apre allo stralcio: «Equilibri troppo fragili»

Salva Roma, altro rinvio. M5S apre allo stralcio: «Equilibri troppo fragili»
di Lorenzo De Cicco
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Lunedì 3 Giugno 2019, 09:42 - Ultimo aggiornamento: 17:40

Il tentativo di un'ultima mediazione è affidato al vertice di maggioranza fissato per stamattina. Presenti i due viceministri all'Economia, la grillina Laura Castelli e il leghista Massimo Garavaglia, i relatori del decreto Crescita, il salviniano Giulio Centemero e il pentastellato Raphael Raduzzi, oltre ai presidenti delle Commissioni Bilancio e Finanze della Camera. Si proverà a smussare gli angoli del provvedimento che fa ballare il governo, a cominciare dalla questione Capitale: il debito di Roma, la mina che senza un accordo potrebbe far saltare i conti del Campidoglio nell'arco di tre anni appena.

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Quando, cioè, il contributo di Stato e Comune (mezzo miliardo in tutto, 300 a carico del governo nazionale, 200 in capo a quello cittadino) non basterà più a saldare le rate dei vecchi mutui contratti prima del 2008. Tocca allora trovare una soluzione, prima che la città veda da vicino il «rischio default» paventato dalla giunta di Virginia Raggi.

LA DEBOLEZZA DI VIRGINIA
Proprio il distacco della sindaca dai vertici stellati, sommato alla debolezza dei grillini usciti malconci dalle europee, indebolisce il M5S nella trattativa col Carroccio. Tanto che, a microfoni spenti, ai piani alti del Movimento il Salva-Roma non viene più considerato «prioritario, non ci sarà un aut-aut». Diventa allora «possibile», anche tra le fila grilline, la proposta di stralcio avanzata dalla Lega. Il Carroccio ha offerto di affrontare la questione con un altro disegno di legge, che riguardi tutti gli enti locali in ambasce finanziarie. Compresa Roma. «O tutti o nessuno», è la linea di Salvini. E i grillini, se il livello dello scontro dovesse alzarsi ulteriormente, sarebbero disposti a cedere. «Non ci saranno strappi, non sul Salva Roma». Anche se le opposizioni, da Fdi al Pd, si sono dette disponibili ad appoggiare la misura.
 


Carla Ruocco, big 5S e presidente della Commissione Finanze della Camera, si dice «preoccupata». «Credo che questa operazione sia stata strumentalizzata - confida - Si fa confusione, gli italiani si sono già accollati dal 2009 i debiti della Capitale con 300 milioni l'anno, con il Salva-Roma invece si risparmierebbe perché lo Stato potrebbe rinegoziare gli interessi dei mutui. Spero proprio non ci siano passi indietro, non farebbe bene all'Italia».

LO STOP
Il testo uscito dal Cdm, ragiona ancora Ruocco, «è peggiorativo» di quello iniziale. «La verità - conclude la presidente della Commissione Finanze di Montecitorio - è che in questa fase ci sono equilibri fragili tra le forze di governo che potrebbero portare a scelte irrazionali. Spero di no.
E mi chiedo: ma conviene alla Lega andare contro Roma, dove ha preso il 26%?».

Anche Raggi si è fatta cauta: piuttosto che ratificare il comma monco uscito dal Consiglio dei ministri prima del voto - un passaggio che anziché allo Stato addossa tutto il fardello del debito sulle spalle esili del Comune - per la sindaca è meglio depennare del tutto il passaggio e rimandare l'argomento a un altro provvedimento. «Potrebbe anche essere inserito nella riforma dei nuovi poteri per Roma», avanza qualcuno nel M5S. Dei poteri, Raggi ha parlato col premier Conte, nel faccia a faccia di venerdì in Campidoglio. Un veloce scambio di battute c'è stato anche col presidente della Camera, Roberto Fico, a margine delle celebrazioni per il 2 giugno. Ma la partita, ad oggi, appare in salita. Anche a Palazzo Senatorio, nonostante la questione sia considerata «fondamentale per la Capitale e quindi per tutta l'Italia», non c'è troppa fiducia. Si spera in Conte.

I TEMPI
Si vedrà. Alla Camera, le Commissioni Bilancio e Finanze si riuniranno di nuovo stamattina, ore 14.30, per continuare le votazioni sul decreto crescita. Crono-programma alla mano, dovrebbe essere la volta del passaggio sul Salva-Roma. «Ma con buona probabilità sarà accantonato, così come è stato fatto per altre questioni su cui ancora non c'è accordo», spiega un membro della Commissione che sta seguendo la pratica da vicino. Un altro rimando, anche se il tempo stringe.
 

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