Salva-Roma, i timori della Raggi: «Ora rischiamo»

Salva-Roma, i timori della Raggi: «Ora rischiamo»
di Simone Canettieri e Lorenzo De Cicco
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Mercoledì 29 Maggio 2019, 07:45 - Ultimo aggiornamento: 16:23

La prima sfida sul Campidoglio, tornato numeri alla mano più che contendibile, si giocherà a breve in Parlamento. E nel braccio di ferro tra i gialloverdi, a rimetterci potrebbe essere l'Urbe. Dal Salva-Roma per evitare il crac del Comune ai nuovi poteri che la Capitale aspetta da anni. Tutto in bilico, appeso alle sorti (e ai nuovi equilibri) del governo pentaleghista dopo lo tsunami delle europee.
Virginia Raggi è preoccupata, così come il M5S romano. Sa, la sindaca, che tutto dipende «da quello che succederà a livello nazionale», come trapela dai fedelissimi. Inutile rilanciare ora. Anche perché i rapporti coi vertici stellati sono freddi, per non dire inesistenti. Col premier Giuseppe Conte, dal voto in poi, zero contatti. «Ci saranno solo quando la situazione si sarà chiarita», spiegano a Palazzo Senatorio. Con Luigi Di Maio, giusto un messaggino l'altro ieri, nel travagliato day after delle europee. E stop. «La verità è che i margini di manovra del Campidoglio dipendono dagli sviluppi che ci saranno al governo - ammette Marco Terranova, grillino e presidente della Commissione bilancio del Comune di Roma - Per noi è fondamentale chiarire la situazione del cosiddetto Salva-Roma. Appena si riassesta l'attività di governo dopo questa tornata, dobbiamo capire come andrà a finire». Stesso discorso per i fondi extra per la Capitale. «Avevamo chiesto maggiori spazi finanziari al Ministero dell'Economia, mesi fa, ma poi siamo entrati in campagna elettorale e al solito si è parlato di altro». E ora? «Ora stiamo a vedere». Incrociando le dita.

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IL DEBITO
L'allerta è alta soprattutto sul Salva-Roma, il provvedimento che affiderebbe allo Stato una parte del debito monstre accumulato dal Campidoglio prima del 2008 (oggi ammonta a 12 miliardi), scongiurando una crisi di liquidità che altrimenti, secondo il commissario del debito, sarebbe inevitabile dal 2022. Dopo il veto leghista, il Cdm ha varato un Salva-Roma monco, che anziché allo Stato, sposta tutto il fardello finanziario sulle spalle gracili del Comune. «Così Roma fra tre anni rischierebbe il default», ha messo in guardia l'assessore al Bilancio di Raggi, Gianni Lemmetti. In Commissione alla Camera, il M5S non ha presentato emendamenti correttivi. Sperando di trovare l'accordo con l'alleato dopo le urne e di riformulare il provvedimento come governo o tramite i relatori. Ma l'intesa su Roma, col tracollo del M5S e il boom del Carroccio, è più difficile. Ecco perché la sindaca segue l'evoluzione degli scenari nazionali con una certa apprensione. Stesso discorso per i nuovi poteri per la Capitale: sono «l'eredità» che Raggi vorrebbe lasciare. Ma anche questo progetto, per ora, resta nel freezer dell'attesa post-voto.
«La vicenda del Salva-Roma sarà oggetto del vertice di governo tra Di Maio e Salvini», dice Francesco Silvestri, vicecapogruppo alla Camera del M5S e cinghia di trasmissione tra Luigi e Virginia. Pesa l'atteggiamento della Lega che nella Capitale ha toccato quota 25,8%, tanto che Salvini ieri commentava «siamo pronti». È un record che unito al risultato di Fratelli (8,7%) e Forza Italia (5,6%) pone il centrodestra come prima forza della città. Ma attenzione il centrosinistra, se si segue il voto Ue, tallona l'armata di Salvini: Pd (primo partito), + Europa, la Sinistra e i Verdi arrivano infatti al 39,7%. Un bipolarismo frutto del crollo grillino (17,6%) che sembra riservare la sfida per il Comune (sulla carta tra due anni) ai due blocchi classici. Ma sulla strada del futuro sindaco di Roma pesano i conti del Comune, tema su cui il governo è destinato a dividersi.

 

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