Occasione 150 anni di Roma/Ma il futuro della Capitale va difeso oggi

I bersaglieri a Porta Pia il 20 settembre 1870
di Mario Ajello
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Mercoledì 10 Luglio 2019, 08:52 - Ultimo aggiornamento: 09:24
L'Italia deve risollevare Roma insieme a Roma. Può apparire ovvia questa osservazione, ma purtroppo in questi anni non è diventata operativa. Ora, sia pure con colpevole ritardo e quando lo sfascio di Roma ha assunto proporzioni non più tollerabili, le parole del premier Conte sembrano contenere finalmente un'assunzione di responsabilità di cui si sentiva fortemente il bisogno. «L'esecutivo - così afferma il titolare di Palazzo Chigi - è pienamente consapevole che Roma è la Capitale di tutti gli italiani e tutti, i governanti per primi, debbono contribuire a rilanciarla e a valorizzarla. Lavorando insieme, per superare le difficoltà che via via si presentano». Sarebbe potuto essere più esplicito Conte, ma la convenienza politica glielo deve avere sconsigliato, nell'indicare i responsabili del Disastro Capitale. E tuttavia un passo avanti a cui ne dovranno seguire molti altri - nel recupero dell'orgoglio di avere Roma come città-guida e nel riconoscere che Roma è l'Italia - sembrerebbe delinearsi dopo l'ostentato disinteresse di partiti e governi rispetto a questa città.

L'URBE E LA PATRIA
E indica due grandi appuntamenti il premier, su cui basare il rilancio di una metropoli che non dovrà somigliare in nulla a quella delle sette piaghe e delle tante condizioni invivibilità che sono sotto gli occhi di tutti: «Ci stiamo avvicinando all'anniversario dei 150 anni da Roma Capitale e nel 2025 avremo l'anno giubilare». Con la legge (numero 33) del 3 febbraio 1871, Roma diventa capitale italiana e si materializza in questo atto fondativo del legame tra l'Urbe e l'Italia l'idea di nazione dei patrioti del Risorgimento e il progetto di Cavour. Che egli espresse nel famoso discorso parlamentare di dieci anni prima: «In Roma concorrono tutte le condizioni storiche, intellettuali, morali che devono determinare che diventi la Capitale d'Italia». E ancora: «Dal tempo dei Cesari al giorno d'oggi, è una città la cui importanza si estende infinitamente al di là del suo territorio, di una città, cioè, destinata ad essere la guida di un grande Stato». Meglio di così nessuno potrebbe dirlo. Ma proprio per essere all'altezza del suo destino storico, troppo vilipeso, dimenticato, sminuito anche a causa della mala-amministrazione, è il momento di investire sull'Urbe. Conte lo fa a modo suo ma lo fa: «Dobbiamo impegnarci perché Roma possa presentarsi in tutta la sua bellezza. Così i numerosi turisti e pellegrini che arriveranno potranno godere appieno delle sue ricchezze artistiche. I temi affrontati ieri, da quelli della quotidianità a quelli della gestione dei rifiuti e ad altri più strutturali e di più ampio respiro, sono finalizzati ai due grandi appuntamenti che interesseranno la Capitale nei prossimi anni, senza distinzione di colore politico, senza considerare chi sarà chiamato ad amministrarla». Un impegno non da poco. Ma la priorità capitale non poteva diventare molto prima la sfida dell'intera nazione, in un sussulto di patriottismo che è colpevolmente mancato?
PRESENTE E FUTURO
Conte vuole sfruttare i poteri su Roma che possono essere conferiti, in vista dei due grandi eventi del 2021 e del 2025, a un commissario. Però per preparare un futuro all'altezza della nostra storia e avere un avvenire eccezionale, è dall'oggi, dalla cura quotidiana di tutti i mali che tormentano i romani che bisogna cominciare e subito. Recuperare la grandezza e la bellezza della Capitale è assolutamente possibile - perché è vero che a Roma, per dirlo con William Faulkner, «il passato non è mai morto e in realtà non è neanche passato» - ma il futuro va costruito e difeso oggi. Domani è troppo tardi.
 
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