​Riforma della Giustizia, primo sì in Aula. Assente un grillino su 4, Conte: non mi è piaciuto

Riforma della Giustizia, primo sì in Aula. Assente un grillino su 4, Conte: non mi è piaciuto
di Barbara Acquaviti
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Lunedì 2 Agosto 2021, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 3 Agosto, 10:30

Giuseppe Conte elogia la «compattezza» del M5s e, anzi, la considera addirittura la chiave che ha consentito al governo di uscire dall’impasse. Dopo l’accordo raggiunto in Consiglio dei ministri la riforma della giustizia è blindata e lo è in particolare per i pentastellati. Perché la mediazione siglata è soprattutto il risultato del fragile equilibrio interno tra l’ala governista e quella contiana. Ma c’è un numero che aiuta a capire quante macerie abbia lasciato nel gruppo grillino: 41. Tanti erano ieri gli assenti al primo voto sul testo Cartabia, quello sulle pregiudiziali di costituzionalità presentate dall’opposizione. Escludendo quelli in missione, praticamente uno su quattro.

Nessuna conseguenza pratica per il prosieguo dell’iter parlamentare della riforma, visto che le pregiudiziali alla fine risultano essere bocciate con 357 no.

Nonostante l’opposizione faccia il suo mestiere mettendo in atto un serrato ostruzionismo, il timing non cambia. Oggi si voterà la fiducia e per domani è atteso il primo via libera da parte di Montecitorio. Alla fine solo uno dei pentastellati decide di votare con le opposizioni, Alessandro Mellicchio. Ma quei banchi vuoti, pur in una anomala domenica agostana di votazioni, è il segno di un malessere che Giuseppe Conte prova a mitigare dicendo che «non è un compromesso al ribasso». 

Nell’incontro con i gruppi parlamentari convocato via zoom proprio per sedare i malumori, arriva anche a sostenere che l’impianto resta quello dei 5stelle. «Noi abbiamo una riforma che rimane per buona parte nostra. Bonafede ha ricevuto molti attacchi ingiustamente. Probabilmente perché aveva fatto bene e aveva toccato interessi che si oppongono alle riforme vere». Ma di quella riforma del processo penale rimane ben poco, soprattutto del caposaldo dell’abolizione della prescrizione.

L'inversione a U

Anche se adesso il leader in pectore fa una quasi inversione a U. «Non abbiamo più la visione che il processo non debba mai finire». L’ex premier stigmatizza le assenze anche perché la parte che gli tocca interpretare impone che dica che non c’è mai stata nessuna intenzione di minare il governo. «È vero che era domenica, che la nostra presenza non era fondamentale ma noi la nostra forza politica la dimostriamo con la compattezza. Chi vuole bene al M5s partecipa alle votazioni e ai processi decisori compattamente, esprimendo la nostra linea». Ma, soprattutto, Conte sostiene che non ci sia alcuna ragione di passare dal voto degli iscritti. «La riforma rimane la riforma Bonafede e quindi non tradiamo nessun valore e non tradiamo nessun principio. Non possiamo presentarci e svolgere l’attività politica, istituzionale e di governo se ogni volta dobbiamo passare per il voto sul web». Una scelta contestata durante la riunione con i gruppi dall’ex ministro, Danilo Toninelli. «Credo che il voto degli iscritti sulla giustizia sarebbe stato un elemento di forza e non di debolezza». Ma il rischio di esiti imprevedibili era concreto e per il leader in pectore sarebbe stata una prima clamorosa sconfessione della linea ufficiale.
Oggi però gli iscritti M5s saranno chiamati a esprimersi su un altro punto: il nuovo statuto. Sul testo, frutto della tregua tra Grillo e Conte al termine di uno scontro squadernato in piazza senza remore, si voterà a partire dalle 10.
 

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