Riforma della Giustizia, voto di fiducia: «Ma cerchiamo un’intesa». Il 30 si voterà

Giustizia, voto di fiducia: «Ma cerchiamo un intesa»
di Marco Conti
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Venerdì 23 Luglio 2021, 00:16 - Ultimo aggiornamento: 24 Luglio, 10:01

«Nessuno vuole sacche di impunità, nessuno vuole stabilire soglie di impunità. Processo rapido e tutti i colpevoli puniti. Nessuno è a favore dell’uso della dilazione, dei tempi, delle prescrizioni che c’era anni fa per cui andavano tutti.. no, no, non è questo l’intento di questo governo». Mario Draghi si presenta alla conferenza stampa che segue il consiglio dei ministri con la titolare della Giustizia Marta Cartabia.

Giustizia, gli obiettivi

Il governo ha predisposto la richiesta del voto di fiducia sulla riforma della giustizia varata all’unanimità dal precedente consiglio dei ministri e di conseguenza non si è riaperta la discussione. La presenza della Cartabia alla sua destra è però la rappresentazione plastica di quanto sia importante per Draghi il varo in tempi rapidi della riforma del processo penale che rappresenta solo il primo tassello del Pnrr al quale seguirà la riforma del Csm e del processo civile. La riforma è però bloccata a Montecitorio in attesa che il M5S trovi al suo interno un accordo che permetta il via libera del testo che la Cartabia ha messo a punto con tutte le forze politiche della maggioranza. Il 30 si va in aula e Draghi con la richiesta di voto di fiducia ha mostrato ieri la determinazione dell’esecutivo a portare a casa quella riforma senza la quale si inizia da subito a mettere in discussione gli impegni presi con Bruxelles.

Ancora qualche giorno per evitare che il Parlamento certifichi la frattura esistente all’interno del M5S tra coloro che difendono la cancellazione della prescrizione dell’allora ministro Bonafede e l’ala che invece condivide il via libera dato dai ministri grillini in consiglio. 

«C’è stato un testo approvato all’unanimità in Cdm - ricorda Draghi - e questo è un punto di partenza, siamo aperti a miglioramenti di carattere tecnico, si tratterà di tornare in consiglio dei ministri. Il ministro Cartabia è molto disponibile». La Guardasigilli conferma dicendo che «un punto «specifico» sul quale si è «espressa la preoccupazione da più voci» è quello della possibile interruzione di processi importanti. Questo è al centro di «accorgimenti tecnici» che si stanno valutando», spiega, tenendo conto della situazione che c’è in alcune procure, Napoli in testa, dove l’arretrato è mostruoso. In tal senso Cartabia ha parlato più volte di «investimenti» che oltretutto aiuteranno anche le prime fasi del processo. «Il 37% dei processi - ha comunque sottolinato la Guardasigilli - si prescrive nelle fasi dell’indagine». E’ per questo che l’intesa si potrebbe trovare su una norma transitoria che mette a regime il nuovo processo quando le Corti di Appello avranno smaltito l’arretrato.

La richiesta del voto di fiducia - votata anche questa all’unanimità - rappresenta anche una risposta indiretta alla bordata del Csm la cui Sesta Commissione ha bocciato la riforma del ministro Marta Cartabia, e alle parole più delegittimanti che critiche di alcuni Pm che invece di applicare le leggi criticano ogni giorno il lavoro del Parlamento. Draghi ha però contestato la tesi del voto prima che scatti il “semestre bianco” che impedisce al Capo dello Stato lo scioglimento delle Camere. «Chiederla (la fiducia ndr) cinque o sei giorni prima è come chiederla durante, perché i tempi per organizzare una consultazione elettorale non ci sarebbero comunque».

E’ però fuor di dubbio che con la richiesta del voto di fiducia si bloccano ulteriori slittamenti. Dopo la decisione del Cdm, il 30 l’Aula di Montecitorio dovrà riunirsi e rinviare il voto al giorno successivo anche se non c’è accordo in Commissione. In questo caso di voterà il maxiemendamento messo a punto da via Arenula. L’accelerazione impressa da Draghi ha colto di sorpresa il Pd, che spera ancora nell’intesa, ma soprattutto il M5S. Giuseppe Conte è al lavoro per trovare un’intesa nel M5S che dia vita ad un paio di correzioni “potabili” sia per la Cartabia, sia per gli altri partiti di governo. Missione non facile anche se ieri trapelava dal leader in pectore del MoVimento soddisfazione per la presa d’atto da parte del governo «delle difficoltà tecniche presenti nella riforma Cartabia in particolare sul tema dell’improcedibilità». 
L’unico nodo è infatti quello della prescrizione che toglierebbe ai pm il “compito” di decidere quando far terminare il processo che a legislazione vigente può allungarsi di quattro volte la media europea. 
 

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