Riforma Giustizia, fino al 2024 appelli di 3 anni (salvo proroga). Tutti i punti

Riforma Giustizia, fino al 2024 appelli di 3 anni (salvo proroga)
di Diodato Pirone
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Venerdì 30 Luglio 2021, 00:19 - Ultimo aggiornamento: 31 Luglio, 11:15

La riforma del processo penale è un provvedimento di ampia portata. La novità più importante è l’istituzione di un tempo limite (due anni in appello, un anno in Cassazione) oltre il quale scatta l’improcedibilità. Il provvedimento riguarderà i reati commessi dopo 1 gennaio 2020 ed entrerà in vigore dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge. Al di là del braccio di ferro politico l’entrata in vigore delle nuove norme sarà graduale per gli uffici giudiziari dovranno riorganizzarsi. E’ prevista l’assunzione di oltre 16.500 laureati in qualità di assistenti dei magistrati, e di altri 5mila impiegati per velocizzare i tempi della Giustizia. E’ prevista una fase transitoria. Fino al 31 dicembre 2024, i termini saranno più lunghi per tutti i processi (3 anni in appello; 1 anno e 6 mesi in Cassazione).

Con possibilità di proroga fino a 4 anni in appello (3+1 di proroga); e fino a 2 anni in Cassazione (1 anno e 6 mesi + 6 mesi di proroga) per tutti i processi in via ordinaria.

Ogni proroga dovrà essere motivata e potrà essere impugnata in Cassazione. Di norma, è prevista la possibilità di prorogare solo una volta il termine di durata del processo. Solo per alcuni gravi reati, non è previsto un limite alle proroghe: mafia, terrorismo, violenza sessuale e traffico di droga. Per i reati con aggravante del metodo mafioso, le proroghe possono essere al massimo due (sia in appello che in Cassazione). I reati puniti con l’ergastolo restano esclusi dalla disciplina dell’ improcedibilità. Dal 2025 in appello, i processi potranno durare fino a 2 anni di base, più una proroga di un anno al massimo mentre in Cassazione, la durata di base sarà di un anno, più una proroga di sei mesi. Binario sempre diverso, per reati di mafia senza limiti di proroghe. Per reati con aggravante mafiosa (416bis), sono previste massimo 2 proroghe in appello (ciascuna di un anno e sempre motivata) e massimo 2 proroghe in Cassazione (ciascuna di 6 mesi).

MAFIA

Non scatterà la tagliola improcedibilità

Cambiano le regole per i processi di mafia. La nuova versione della riforma non prevede più la fine del processo che duri improrogabilmente più di due anni in Appello (in realtà tre solo per i reati più gravi) e uno in Cassazione (o 18 mesi). Il Cdm ha previsto la possibilità di tempi più lunghi, ossia fino a sei anni in appello, per i processi per delitti con aggravante mafiosa, nella fase transitoria di entrata in vigore della nuova prescrizione, fino al 2024. Che poi, però, scenderanno a massimo cinque dal 2025. Proroghe della stessa durata «possono essere disposte» per i delitti di terrorismo o eversione, per scambio elettorale politico-mafioso , per violenza sessuale, per le associazioni finalizzate allo spaccio di stupefacenti.

RINVIO A GIUDIZIO

Scatta solo se c’è la possibilità di una condanna

Sempre restando nel campo del processo penale, la riforma Cartabia prevede importantissime novità sulla richiesta di rinvio a giudizio. L’obiettivo è quello di evitare l’intasamento delle aule di giustizia. Per far scattare il rinvio a giudizio non basteranno più alcuni elementi a sostegno dell’accusa, ma sarà necessaria anche una valutazione di una ragionevole previsione di condanna. Vengono inoltre concessi più poteri ai gip sul controllo delle indagini. Infine, in linea con il principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza, la sola iscrizione del nominativo della persona nel registro delle notizie di reato non potrà determinare effetti pregiudizievoli sul piano civile e amministrativo.

CARCERI

Pene alternative per sentenze fino a 4 anni

La riforma tenta di affrontare anche il cronico tema del sovraffollamento delle carceri e dispone che per condanne fino ai 4 anni di reclusione, il giudice può optare per gli arresti domiciliari oppure per la semilibertà con rientro serale in cella. Le valutazioni saranno fatte caso per caso, senza automatismi. Un altro obiettivo è diminuire i fascicoli penali: ricorso dunque alle sanzioni alternative. Con l’istituto della messa alla prova, per esempio, l’indagato, per reati fino a sei anni, potrà chiedere già nelle indagini preliminari di svolgere lavori socialmente utili non retribuiti. Il processo viene sospeso e, se tutto procede senza intoppi, si arriva al proscioglimento per prescrizione.

CSM

Nuovo metodo per selezionare i giudici togati

L’altro grande aspetto su cui interviene la riforma Cartabia è il sistema elettorale e il funzionamento stesso del Consiglio Superiore della Magistratura: si propone in sintesi di creare un nuovo metodo di selezione dei giudici togati e di rinnovare parzialmente il Consiglio a cadenza biennale. L’obiettivo è infatti quello di assicurare «un esercizio del governo autonomo della magistratura libero da condizionamenti esterni o da logiche non improntate al solo interesse del buon andamento dell’amministrazione della giustizia». E’ evidente la necessità di un intervento dopo gli scandali sulle nomine pilotate che hanno sconvolto il Consiglio Superiore e l’intera magistratura italiana divisa in correnti l’un contro l’altra armate.

PRIORITÀ

Il Csm fornirà indicazioni sulle azioni da avviare

Dal momento che la giustizia risulta essere “ ingolfata” da una serie infinita di indagini e processi, il principio dell’obbligatorietà penale (a ogni notizia di reato si apre un procedimento) nei fatti non sempre viene applicato. Per cercare di ovviare a questo problema in un primo momento si era pensato di assegnare al Parlamento la definizione di «criteri di priorità nell’esercizio dell’azione penale e nella trattazione dei processi». Una formula che forse avrebbe dato troppo potere alla politica. Pertanto la riforma Cartabia attribuisce l’indicazione delle priorità ai titolari dell’azione penale secondo criteri che devono essere approvate dal Consiglio Superiore della Magistratura.

L’ORGANIZZAZIONE

Un Osservatorio misurerà la produttività dei Tribunali

Con l’obiettivo di eliminare anche per il futuro la possibile rinascita di colli di bottiglia e per combattere la disorganizzazione diffusa in parecchi Tribunale la riforma prevede la nascita di un Osservatorio qualificato. Si prevede che un apposito Comitato tecnico scientifico istituito presso il Ministero della Giustizia ogni anno riferisca in ordine all’evoluzione dei dati sullo smaltimento dell’arretrato pendente e sui tempi di definizione dei processi. Il Comitato monitora l’andamento dei tempi nelle varie Corti d’appello e riferisce al Ministero, per i provvedimenti necessari sul fronte dell’organizzazione e del funzionamento dei servizi. I risultati del monitoraggio saranno trasmessi al Csm, per le valutazioni di competenza.

LE ASSUNZIONI

Arrivano 16 mila laureati per velocizzare l’iter

Per velocizzare i tempi della giustizia, così come da tempo ci chiede l’Europa sia per quella penale che per quella civile, occorre aumentare l’organico in forza negli staff dei magistrati e in particolare dei Tribunali. Il Pnrr finanziato con i fondi europei ha stanziato 2,3 miliardi di euro per l’assunzione nei prossimi cinque anni di 21.910 persone, pari ai due terzi dell’attuale organico degli ausiliari dei magistrati oggi in servizio. Si tratta di 5.410 unità di personale tecnico-amministrativo e di 16.500 laureati in Giurisprudenza, Economia e Scienze Politiche. Questo personale dovrebbe contribuire a sveltire sia i tempi delle indagini che quelli dei giudizi sui quali oggi l’Italia è classificata agli ultimi posti in Europa.

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