Mattarella e la giustizia: «Ora serve una riforma». Sì alla procura europea, indagherà sui reati compiuti ai danni dell’Unione

Mattarella e la giustizia: «Ora serve una riforma». Sì alla procura europea, indagherà sui reati compiuti ai danni dell Unione
di Valentina Errante
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Mercoledì 24 Marzo 2021, 08:16 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 13:51

L'occasione è il via libera del plenum del Csm alla procura europea, che presto dovrà occuparsi dei reati contro l'Unione, ed è il primo incontro ufficiale tra il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e la nuova ministra della Giustizia, Marta Cartabia. Sullo sfondo c'è il tema delle riforme, che Mattarella, nel suo breve intervento, cita esplicitamente come necessarie. L'obiettivo è chiudere la partita prima dell'estate. Ma intanto sempre in materia di Giustizia non si trova l'accordo sugli emendamenti presentati alla Legge di delegazione europea, che riguardano il recepimento della direttiva Ue sulla presunzione di innocenza. E il voto alla Camera, previsto per oggi, slitta di una settimana.

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LE RIFORME
«Il primo diretto confronto tra il plenum del Csm e il ministro - ha detto il Capo dello Stato - mi dà l'occasione per esprimere gli auguri più intensi al ministro. La guida del ministero della Giustizia è sempre di importanza primaria nella vita delle istituzioni del nostro Paese, lo è particolarmente in questo periodo, sia perché si è alla vigilia dell'arrivo delle risorse del Recovery Fund, dedicate alla giustizia, sia per i necessari interventi riformatori in discussione in Parlamento». Riforme «impellenti», a partire da quella del Consiglio superiore della magistratura, le ha definite il vicepresidente, David Ermini, che ha invitato Cartabia a tornare presto in Consiglio «per poterle fornire il nostro apporto affinché all'ordine giudiziario siano restituiti prestigio e credibilità». Poi ha aggiunto: «Avrà nel Csm un interlocutore attento, leale e aperto al cambiamento» in vista di una riforma «tanto necessaria quanto attesa».
Il Csm ha dato parere favorevole, pur riservandosi una valutazione in corso d'opera, allo schema proposto dalla ministra della Giustizia sull'assetto organizzativo della procura europea. Un passaggio tecnico ma decisivo per portare a termine il percorso.
PROCURA EUROPEA
Intanto, il sì del Csm alla proposta del Guardasigilli, fa fare un altro passo alla struttura (Eppo), che avrà compiti importanti - come ha sottolineato la Guardasigilli - tanto più in vista dell'arrivo delle risorse del Recovery Fund, e «non può decollare senza l'Italia».

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Perché la nuova procura europea possa diventare operativa, occorre che gli Stati indichino i procuratori delegati (Ped) che lavoreranno sul territorio nazionale e l'Italia deve recuperare terreno. Numero e distribuzione va definito con un accordo con il Procuratore capo, la rumonea Laura Kovesi.
La proposta di Cartabia prevede venti magistrati distrettuali, e nove sedi: Roma, Milano, Napoli, Bologna, Palermo, Venezia, Torino, Bari, Catanzaro. Nelle prime due saranno tre i magistrati in servizio, nelle altre solo due. Si tratta, secondo il Csm, di una proposta «condivisibile», anche se andrà valutata nel tempo, visto che questi magistrati dovranno coordinare le indagini in ambiti territoriali molto vasti e garantire la presenza in numerosi uffici giudiziari, tra loro distanti. Ecco perché non sono mancati i dubbi tra i consiglieri.
IL VOTO
La proposta non è passata all'unanimità.

Tre gli astenuti: il togato Nino Di Matteo e i due laici indicati dalla Lega, Emanuele Basile e Stefano Cavanna. Secondo Di Matteo, ci potranno essere «situazioni di conflitto, di sovrapposizione o, al contrario, di stallo investigativo che nuoceranno all'efficacia dell'azione inquirente». Un rischio che - spiega il procuratore generale della Cassazione, Giovanni Salvi - dovrà essere affrontato e il suo ufficio ha già avviato un lavoro preparatorio. Per la procura europea, il prossimo passo sarà la nomina dei procuratori delegati. Il Csm «sarà ora più che mai tempestivo», ha assicurato Ermini.

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LO SCONTRO
È subito dopo il voto che avviene il confronto. Un vertice tra i capigruppo, Cartabia, il ministro per gli Affari europei Enzo Amendola e quello per rapporti con il parlamento, Federico D'Incas. Il nodo riguarda gli emendamenti, presentati alla legge di delegazione europea per il recepimento delle direttive e l'attuazione di altri atti Ue, da Enrico Costa, ex Forza Italia oggi Azione, Italia Viva e Forza Italia. Chiedono che venga inserito anche il recepito anche il principio di presunzione di innocenza, come da direttiva Ue. Prevede che i pm non possano richiedere i tabulati degli indagati e il divieto ai giornali di pubblicare le ordinanze. Costa non fa marcia indietro e gli altri neppure. E l'intesa non si trova. Il M5S non vuole saperne. Alla fine, la ministra Cartabia, che condivide il principio, si sfila. «Trovate un accordo». La discussione della legge alla Camera, prevista per oggi, è rinviata alla prossima settimana.
 

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