Terzo polo, una donna leader? Renzi "lancia" Carfagna, ma Calenda (per ora) chiude

Per l'ex premier, il progetto del partito unico dovrà andare avanti sotto una nuova guida. Meglio se femminile

Matteo Renzi (a sinistra) e Carlo Calenda
di Andrea Bulleri
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Lunedì 17 Aprile 2023, 17:55 - Ultimo aggiornamento: 23:44

AAA nuovo leader cercasi. Possibilmente donna. Mentre nel Terzo Polo continua la navigazione a vista, dopo il burrascoso divorzio tra Carlo Calenda e Matteo Renzi, un'idea spariglia le carte in tavola ai riformisti: una donna leader. Per superare l'impasse e provare a rilanciare il progetto della casa dei riformisti e dei liberali. E - soprattutto - per competere ad armi pari con le altre leadership femminili in campo, Giorgia Meloni da un lato ed Elly Schlein dall'altro. Alcune ipotesi già circolano: il nome più accreditato è quello di Mara Carfagna. O magari, Elena Bonetti (presidente della federazione che avrebbe dovuto portare alla nascita del partito unico tra Azione e Italia viva). Oppure Raffaella Paita, capogruppo dei centristi in Senato. 

La proposta di Renzi

A lanciare la proposta ai suoi, nei giorni scorsi, è stato Renzi. «Il progetto del Terzo polo - ha detto in sostanza ai suoi l'ex premier - deve andare avanti.

E lo farà - è il senso del ragionamento - perché alle europee non ci possiamo presentare divisi: rischiamo entrambi di non superare la soglia del 4%. Dunque, che Carlo lo voglia o no, alla fine bisognerà tornare a dialogare. E lui dovrà fare un passo indietro, proprio come ho fatto io». Il motivo? Calenda - sono convinti dentro Italia viva - dopo le accuse rivolte all'ex alleato non può più vestire i panni di guida dei riformisti. Meglio Carfagna, dicono i renziani. E lei, per ora, si astiene dal commentare. 

Per qualcuno, però, quello di Renzi è poco più che un coup de théatre. Una proposta «che non sta in piedi», replicano da Azione: «Con lui - è la linea - abbiamo già dato». Ma nei gruppi parlamentari c'è chi all'operazione ci crede. O quantomeno, ci spera. A cominciare dai pontieri di entrambi i partiti, Enrico Costa per Azione ed Ettore Rosato per Iv. Che hanno vergato una lettera pubblicata su Repubblica per invitare entrambi i protagonisti del Terzo polo a non tornare indietro sul cammino intrapreso. E non sono gli unici.

Il percorso del partito unico

«Sono ancora convinto che il progetto di partito unico abbia un futuro», afferma ad esempio Luigi Marattin di Iv.  Per il quale, una nuova casa dei riformisti e liberali «è una esigenza storica», che dovrebbe andare al di là delle contingenze e dei piani dei singoli. «L'idea di dare all'Italia una forza che riunisca i liberali, i riformisti, gli eredi della tradizione popolare, è più grande dei suoi protagonisti», ha spiegato. E sono in molti, sia dentro Iv che Azione, a pensarla così. 

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Ecco perché, mentre i gruppi continuano a marciare uniti sia alla Camera che al Senato (dividersi e finire nel "Misto" significherebbe dire addio ai fondi per i gruppi parlamentari, così come a molti uffici e collaboratori), il progetto terzopolista, per il momento, rimane in stand-by. Sospeso tra chi, come Calenda, ripete di voler andare avanti da solo. E chi, come Renzi, continua a credere che con gli ex compagni di viaggio si tornerà a camminare. Magari, sotto la guida di una nuova leader.  

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