Tiziano Renzi e Laura Bovoli, quattro anni tra gli arresti domiciliari e le accuse di fatture false. Oggi l'ex segretario del Pd festeggia: «Giustizia è stata fatta»

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Tiziano Renzi e Laura Bovoli, il calvario lungo 4 anni tra arresti domiciliari e le accuse di fatture false. Oggi l'ex segretario del Pd festeggia: «Giustizia è stata fatta»
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Martedì 18 Ottobre 2022, 19:43 - Ultimo aggiornamento: 20:00

Tiziano Renzi - In primo grado furono condannati, tre anni fa, a un anno e nove mesi. Ora sono stati assolti in appello perché il fatto non costituisce reato. I genitori di Matteo Renzi furono iscritti nel registro degli indagati per un presunto giro di fatture false. Tiziano Renzi e Laura Bovoli furono indagati dalla procura di Firenze per un’ipotesi di emissione di fatture false e a marzo 2018 ricevettero dai pm Luca Turco e Christine von Borries un invito a comparire per chiarire i rapporti tra le loro società (Eventi6 e la Party srl) e l'immobiliarista pugliese Luigi Dagostino, imprenditore degli outlet con attività in Toscana ed ex socio del padre dell'ex premier nella Party srl (oggi per lui pena ridotta). Le fatture che finirono sotto la lente della Guardia di Finanza erano due, una da 10.000 euro e una da 130.000 euro, e furono riscontrate durante le indagini su Dagostino. Secondo l’ipotesi di reato le fatture erano state emesse dalle aziende dei Renzi per operazioni inesistenti.

Dopo la notizia dell'indagine i genitori dell'ex segretario dem espressero molta amarezza. Renzi senior affidò il suo pensiero a Facebook«Pur consapevole che la diffamazione è irreversibile, mi piace dichiarare con serena fermezza che in 35 anni da imprenditori mai abbiamo prodotto fatture non vere».

Da un mese circa il figlio Matteo non era più segretario del Pd. 

Un anno dopo l'inizio della bufera giudiziaria, a febbraio 2019, scattarono anche gli arresti domiciliari sia per Tiziano Renzi che per la moglie Laura Bovoli. Il gip di Firenze decise per la misura cautelare: le accuse erano bancarotta fraudolenta (per il fallimento di tre coop) ed emissione e utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti. La misura fu revocata poco dopo, a marzo, 

La reazione di Matteo Renzi

La notizia degli arresti domiciliari fece molto scalpore: Matteo Renzi annullò i suoi impegni pubblici e scrisse un lungo post molto amareggiato in cui sottolineava di credere nella giustizia e di essere impaziente di assistere al processo. «Sono costretto ad annullare la presentazione del libro a Torino - scrisse su Facebook - per una grave vicenda personale. Da circa un’ora mio padre e mia madre sono ai domiciliari. Ho molta fiducia nella giustizia italiana e penso che tutti i cittadini siano uguali davanti alla Legge. Dunque sono impaziente di assistere al processo. Perché chi ha letto le carte mi garantisce di non aver mai visto un provvedimento così assurdo e sproporzionato. Mai. Adesso chi crede nella giustizia aspetta le sentenze. Io credo nella giustizia italiana e lo dico oggi, con rispetto profondo, da servitore dello stato. Arriveranno le sentenze e vedremo se questi due cittadini settantenni, incensurati, sono davvero i pericolosi criminali che meritano - oggi, casualmente proprio oggi - questo provvedimento. Arriveranno le sentenze e misureremo la credibilità delle accuse. Arriveranno le sentenze e vedremo chi è colpevole e chi no. Da rappresentante delle Istituzioni difendo lo Stato di diritto e chiedo a tutti di credere nella giustizia».


«Da figlio sono dispiaciuto - continuò - per aver costretto la mia famiglia e le persone che mi hanno messo al mondo a vivere questa umiliazione immeritata e ingiustificata. Se io non avessi fatto politica, la mia famiglia non sarebbe stata sommersa dal fango. Se io non avessi cercato di cambiare questo paese i miei oggi sarebbero tranquillamente in pensione. Dunque mi sento responsabile per il dolore dei miei genitori, dei miei fratelli, dei miei figli e dei miei nipoti. I dieci nipoti sanno però chi sono i loro nonni. Sanno che possono fidarsi di loro. E sanno che ciò che sta avvenendo è profondamente ingiusto. Ma voglio che sia chiaro a tutti che io non mollo di un solo centimetro. La politica non è un vezzo personale ma un dovere morale. Se qualcuno pensa che si possa utilizzare la strategia giudiziaria per eliminare un avversario dalla competizione politica sappia che sta sbagliando persona. Non ho mai avuto così tanta voglia come stasera di combattere per un Paese diverso e per una giustizia giusta. Chi ha letto le carte dice che di questa storia si parlerà a lungo e che siamo davanti a una decisione assurda. Io non ho letto le carte, aspetto le sentenze. So però ciò che hanno fatto in questi anni alla mia famiglia. E mi basta per dire che non accetteremo nessun processo nelle piazze o sul web. I miei genitori si difenderanno in aula, come tutti i cittadini. Io continuerò a combattere per questo Paese, forte della mia onestà. Forte delle mie idee. Forte dell’affetto di tanta gente che sa perfettamente che cosa sta accadendo».

Oggi, il processo d'appello che assolve i suoi genitori. E lui festeggia: «Ha vinto la giustizia. Non meritavano tanto odio».

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