Renzi e il caso Open, i magistrati: «Delegittima i pm, inaccettabile essere offesi». La replica: «Finirà tutto con un buco nell'acqua»

La giunta Anm in una nota parla di "inaccettabili comportamenti"

Renzi e il caso Open, i magistrati: «Delegittima i pm, inaccettabile essere offesi per aver fatto il nostro lavoro»
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Giovedì 10 Febbraio 2022, 08:31 - Ultimo aggiornamento: 14:06

Matteo Renzi e il caso Open, è ancora polemica. «Le parole del senatore della Repubblica, pronunciate non appena ha appreso della richiesta di rinvio a giudizio per la vicenda Open, travalicano i confini della legittima critica e mirano a delegittimare agli occhi della pubblica opinione i magistrati che si occupano del procedimento a suo carico». Lo sostiene la giunta l'Anm, che in una nota parla di «inaccettabili comportamenti».

Fondazione Open, chiesto il rinvio a giudizio per Renzi, Boschi, Lotti e Carrai per presunte irregolarità nei finanziamenti. E Renzi denuncia i magistrati

I pm che hanno chiesto il processo nei confronti di Matteo Renzi «hanno adempiuto il loro dovere, hanno formulato una ipotesi di accusa che dovrà essere vagliata, nel rispetto delle garanzie della difesa, entro il processo, e non è tollerabile che siano screditati sul piano personale soltanto per aver esercitato il loro ruolo».

Lo afferma la giunta dell'Assciazione nazionale magistrati.

LA VICENDA - I pm di Firenze che indagano sulla fondazione Open hanno chiesto il processo per Matteo Renzi e per altre dieci persone, tra cui i parlamentari Maria Elena Boschi e Luca Lotti e l'imprenditore Marco Carrai. Non si è fatta attendere la risposta del leader di Italia Viva che, ricevuta la notifica della richiesta di rinvio a giudizio, ha risposto a stretto giro firmando una formale denuncia a carico del procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo e dei due magistrati titolari delle inchiesta, l'aggiunto Luca Turco e il sostituto Antonino Nastasi: secondo il senatore avrebbero violato l'articolo 68 della Costituzione sulle prerogative dei parlamentari e commesso abuso d'ufficio. I magistrati che hanno passato al setaccio i flussi di denaro finiti nella fondazione, nata per sostenere le iniziative politiche di Matteo Renzi, contestano, a vario titolo, i reati di finanziamento illecito ai partiti, traffico di influenze, corruzione, autoriciclaggio ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.

La tesi dell'accusa è che Open avrebbe agito come una vera e propria articolazione di partito, e in particolare della corrente del Pd legata a Matteo Renzi. Nelle casse dell'ente dal 2014 al 2018 sarebbero 'scivolatì 3,5 milioni di euro in violazione delle norme sul finanziamento ai partiti. Il leader di Iv, considerato dai pm direttore di fatto di Open, è accusato di finanziamento illecito ai partiti in concorso con l'ex presidente, l'avvocato Alberto Bianchi, con i componenti del cda, Marco Carrai, Luca Lotti e Maria Elena Boschi e con l'imprenditore Patrizio Donnini. Contestazioni senza fondamento per il leader di Italia Viva: «Io non ho commesso reati - afferma -, spero che i magistrati fiorentini possano in coscienza dire lo stesso». «Nella giornata di oggi - fa sapere l'ufficio stampa del senatore - Matteo Renzi ha provveduto a firmare una formale denuncia penale nei confronti dei magistrati Creazzo, Turco, Nastasi. L'atto firmato dal senatore sarà trasmesso alla procura di Genova, competente sui colleghi fiorentini». Sempre l'ufficio stampa di Renzi in un comunicato solleva dubbi sulla professionalità dei magistrati. La richiesta di rinvio a giudizio, si legge nel documento, «è stata firmata dal procuratore Creazzo, sanzionato per molestie sessuali dal Csm dal procuratore aggiunto Turco, che volle l'arresto dei genitori di Renzi poi annullato dal tribunale della libertà e dal procuratore Nastasi, accusato da un ufficiale dell'arma dei carabinieri di aver inquinato la scena criminis nell'ambito della morte del dirigente Mps David Rossi». Il reato di finanziamento illecito ai partiti contestato a Renzi rappresenta solo un aspetto dell'inchiesta fiorentina. Dovrà difendersi anche dall'accusa di corruzione Luca Lotti, all'epoca dei fatti sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e segretario del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica): per la procura si sarebbe adoperato affinché in Parlamento venissero approvate disposizioni normative favorevoli al concessionario autostradale Toto Costruzioni spa. In cambio di queste attenzioni Lotti avrebbe ottenuto finanziamenti per Open.

 

In particolare, sostengono i pm il gruppo Toto avrebbe versato al presidente della fondazione, avvocato Alberto Bianchi, 800.000 euro a fronte di una prestazione professionale fittizia. Di questa somma, Bianchi avrebbe poi versato 200.000 euro a Open e altri 200.000 al Comitato per il Sì al referendum sulla riforma costituzionale. Per questi fatti oltre a Lotti sono accusati di corruzione Bianchi, l'imprenditore Patrizio Donnini e Alfonso Toto referente di Toto Costruzioni. Sempre Lotti poi si sarebbe adoperato su disposizioni normative in materia di accise sui tabacchi lavorati in favore della British America Tobacco, ricevendo in cambio tra l'altro finanziamenti a Open per oltre 250.000 euro. L'udienza preliminare davanti al gup di Firenze è fissata per il 4 aprile 2022.

LA REPLICA - «La mia vita è stata scardinata con un dolore personale e familiare che non auguro al peggiore nemico e l'Anm è stata sempre in silenzio». CosìRenzi ai microfoni di Radio Leopolda replica all'Anm. «L'appannamento della funzione del magistrato non dipende da quello che dice Renzi ma da quello che fa un magistrato. Se fa un atto sessuale il Csm ti dà due mesi in meno di anzianità, se lo fa un cittadino si prende anni di galera». «Non c'è uno che non sappia che la vicenda finisca con un buco nell'acqua, è una tesi strampalata: pretendono di decidere chi è parito e chi è Fondazione», spiega Renzi a radio Leopolda. «Io sono innocente, spero lo siano ance i giudici. Per verificarlo abbiamo chiesto a dei magistrati, noi ci fidiamo del sistema», ha spiegato il leader di Iv. «A Conte e a Grillo, i Pm di Milano e Roma non hanno tolto i cellulari, hanno utilizzato uno stile diverso da quelli di Firenze. Uno di loro si occupa a tempo pieno della famiglia Renzi: prima che diventassi premier eravamo una famiglia rispettabile, ora sembriamo un'associazione di gangster».

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