Renzi, ecco i 41 deputati e senatori che passano a "Italia Viva": al Senato primo arrivo da FI

Renzi, ecco i 41 deputati e senatori che passano a "Italia Viva": al Senato primo arrivo da FI
di Diodato Pirone
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Giovedì 19 Settembre 2019, 07:32 - Ultimo aggiornamento: 14:43

Il partito di Matteo Renzi parte da 41 parlamentari: 26 deputati e 15 senatori. Fra questi ultimi si segnala un ingresso che fa rumore, quello di Donatella Conzatti senatrice trentina eletta nel 2018 con Forza Italia. «Il sovranismo va arginato con la contrapposizione», ha detto ieri la senatrice. Fra i senatori di Italia Viva c'è anche un acquisto tecnico come quello del socialista Riccardo Nencini che - poiché si presentò alle elezioni con il simbolo Insieme - potrebbe assicurare ai renzisti la possibilità di formare il gruppo al Senato. Possibilità riservata dal regolamento di palazzo Madama solo ai partiti presenti sulla scheda elettorale. Fra i deputati spicca l'ingresso nel gruppo renziano di Gabriele Toccafondi, centrista eletto nel 2018 con la formazione dell'ex ministra Beatrice Lorenzin). Faranno parte di Italia Viva a Montecitorio, tra gli altri, anche Lucia Annibali, Michele Anzaldi, Matteo Colaninno, Silvia Fregolent, Gennaro Migliore.
Per quanto possa sembrare paradossale la scissione renziana oltre a indebolire il Pd (che ci rimette circa 2 milioni di contributi annui da parte dei parlamentari fuoriusciti) dimezza la corrente renziana nei gruppi dem anche se l'area del Pd che fa capo a Lotti e Guerini ad oggi può vantare 34 deputati e 19 senatori, fra i quali il capogruppo Andrea Marcucci riconfermato ieri.

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LA RISPOSTA
Intanto l'accelerazione impressa da Matteo Renzi ha provocato un analogo colpo di acceleratore da parte di Nicola Zingaretti sul fronte della ridefinizione del profilo del Pd: il segretario Dem ha incontrato tutti i sindaci Pd e li ha indicati come «protagonisti» del rilancio del partito. Renzi da parte sua ha inviato nuovi segnali di distensione sia all'ex partito che al governo, garantendo l'impegno per la tenuta della legislatura.
Zingaretti in una intervista al Corriere della Sera ha ribadito il suo «dispiacere» per la scissione di Renzi, ma ha anche ammesso: «un po' me lo aspettavo». Insomma: se il dente doveva essere estratto, meglio farlo subito. Qui, ha confermato Renzi, Italia Viva presenterà il simbolo e la sua struttura. L'ex premier ha spiegato che ci sarà un «segretario» che parteciperà agli eventuali vertici di maggioranza al posto suo, se gli alleati lo considereranno «ingombrante».
La volontà di entrambi di non esacerbare i rapporti è dimostrata dalle parole misurate di Zingaretti e dalle promesse di Renzi: «Non mi tireranno fuori mezza parola contro Nicola che è un amico. Non esco dal Pd con rancore, odio e antipatia». L'intento di Renzi, d'altra parte è divenire il frontman della battaglia contro Salvini.
Zingaretti, come detto, non è rimasto comunque con le mani in mano. Da una parte ha ribadito l'intenzione di dialogare anche a livello regionale con M5s, compreso il Lazio. Dall'altro ha dato segnali al Partito, convocando lunedì prossimo la Direzione durante la quale ribadirà che non è favorevole ad un sistema elettorale proporzionale. Qui esporrà il suo piano per il rilancio del Pd.
Sull'altro fronte cresce l'interesse per l'Assemblea di Libertà Eguale, la corrente Pd che riuniva molti renziani, in programma ad Orvieto il 28 e il 29 settembre: sarà il luogo dove si affronteranno le due anime renziane, con quella rimasta nel Pd molto critica nei confronti di Renzi.
 

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