Renzi-Calenda, frattura nel Terzo polo. «Impossibile convivere». Ma il divorzio è costoso

Azione attacca: «Pazienza esaurita, addio al partito unico». Poi la frenata di Calenda

Renzi-Calenda, frattura nel Terzo polo. «Impossibile convivere». Ma il divorzio è costoso
di Andrea Bulleri
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Mercoledì 12 Aprile 2023, 00:40 - Ultimo aggiornamento: 09:46

 A un passo dalla rottura. Ma, allo stesso tempo, riluttanti a dirsi addio. Se tra Matteo Renzi e Carlo Calenda sarà divorzio, oppure crisi destinata a rientrare (se non per amore, almeno per motivi di interesse), lo si capirà meglio nei prossimi giorni. Quel che è certo è che i due leader del Terzo polo – che ieri non si sono visti, né sentiti – non erano mai arrivati tanto ai ferri corti. Al punto che, in mattinata, dal quartier generale di Azione viene recapitato un aut-aut ai colleghi di Italia viva: «La pazienza è esaurita, i tatticismi dell’ex premier sono inaccettabili. O si sciolgono i nodi – è l’ultimatum – oppure addio al partito unico». I renziani, dal canto loro, non hanno alcuna intenzione di prendersi la colpa dell’eventuale separazione. «I tatticismi sono tutti di Calenda», ribattono: «È impazzito perché ha capito che qualcuno di noi vuole candidarsi al congresso, e che possiamo vincere».

L’ESCALATION

Un’escalation nei toni che, nel primo pomeriggio, Calenda prova a far rientrare. «Rottura? Ma figuriamoci», taglia corto, prima di riunire i suoi parlamentari. Molti dei quali, però, ora vorrebbero separare la propria strada da quella dell’ex premier. Anche il leader di Iv in serata convoca i suoi, coi quali era già in programma un incontro. Nonostante gli scossoni, la linea ufficiale non cambia: avanti con il partito unico. «Non c’è alcun motivo politico per sciogliere il Terzo polo», esordisce Renzi, solo «alibi e finte motivazioni».

Per il fondatore di Iv, «decisive» saranno le Europee del 2024: «Lì o facciamo un buon risultato o il progetto è destinato a venir meno». «Calenda? Sta facendo tutto da solo», è la linea tra i suoi fedelissimi.

A far divampare l’incendio, da giorni confinato al livello di malumori e mugugni reciproci, sono da un lato i retroscena che raccontano le tensioni tra i due leader centristi, ispirati, secondo Iv, da «veline anonime»: «C’è qualcuno che cambia idea una volta al giorno, ma quel qualcuno non siamo noi», attaccano i renziani. Dall’altro, a metterci un carico da novanta è Matteo Richetti, che torna sul nuovo incarico da direttore del Riformista di Renzi (mai del tutto digerito dai calendiani): «Deve decidere se nella vita fa politica o informazione». È la miccia che dà fuoco alle polveri, e rimette in dubbio una convivenza mai davvero decollata. E destinata, per molti nei rispettivi partiti, a diventare impossibile.
«Che i due si detestino non è un mistero», conferma una fonte di primo piano di Italia viva. «Il problema, a questo punto, è capire se si possa o meno andare avanti insieme...». Perché all’orizzonte non ci sono solo le Europee (alle quali sarebbe un rischio presentarsi separati, considerata la soglia di sbarramento del 4%). Ma anche il futuro dei gruppi parlamentari centristi. Che, in caso di divorzio, non avrebbero i numeri per sopravvivere autonomamente, con deputati e senatori costretti a migrare nel Misto. E di conseguenza, a perdere un gran numero di uffici, consulenti e fondi.

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LA CONTESA SUI FONDI

E proprio l’aspetto economico gioca un ruolo di primo piano nello scontro. Per Calenda e i suoi, infatti, Renzi sarebbe restìo a sciogliere Italia viva (di cui è da poco diventato presidente) in un contenitore più ampio per non rinunciare alla gestione dei fondi del partito ottenuti col 2x1000. Circa un milione di euro nel 2022. «Non può nascere un partito nuovo se rimangono i due di provenienza», ripete in serata l’ex ministro. «Renzi decida». «Sciocchezze», ribattono da Iv: «È evidente che se si fa il partito unico Iv si scioglie, ma non possiamo farlo prima» replica (indirettamente) Renzi. «Se Calenda decide di tornare indietro, spiegherà perché». Poi puntualizza: «Alle spese per le campagne elettorali abbiamo contribuito alla pari, con 1,5 milioni. la maggioranza dei quali sono stati spesi per promuovere il volto e il nome di Calenda». 

A tarda sera, dopo che dall’assemblea dei renziani trapelano «interventi durissimi» contro l’ex ministro da parte di Teresa Bellanova e Sandro Gozi, Azione mena un altro fendente: «La proposta mandata a Renzi per la costituzione del partito unico settimane fa e da lui respinta non prevede alcuno scioglimento preventivo di IV e Azione, anzi si parla del 2025», ribattono ancora i collaboratori di Calenda. Intanto Mara Carfagna chiede di «abbassare i toni»: «Basta con gli attacchi personali contro Carlo da parte di Italia viva». Se partito unico sarà, l’impressione è che la strada non si annunci in discesa. 

 

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