Renzi vs Calenda, cosa succede ora? L'eterno duello tra gli aspiranti leader dei centristi italiani

Renzi vs Calenda, cosa succede ora? L'eterno duello tra gli aspiranti leader dei centristi italiani
di Francesco Bechis
3 Minuti di Lettura
Martedì 16 Maggio 2023, 19:20

Un mese fa, quando il divorzio era a un passo, l'ex ministra della Famiglia di Azione Elena Bonetti si era lanciata in un ultimo, eroico tentativo di mediazione: «L'amore non è bello se non è litigarello...».

Loro l'hanno presa alla lettera. Renzi vs Calenda. Carlo contro Matteo. Atto terzo, quarto? Nessuno tiene il conto perché ogni nuova schermaglia dei due leader del fu Terzo Polo sa ormai di replica.

L'ultima puntata si intitola "Lo scippo". E il titolista è Calenda che ha assistito con non poco stupore alla conferenza stampa con cui stamattina Renzi, con divertita spensieratezza, ha annunciato il passaggio in Italia Viva della deputata di Azione Naike Gruppioni e della consigliera regionale emiliana Giulia Pigoni

«Abbiamo appreso di questo scippo, auguri» è la reazione caustica di Calenda che dell'annuncio in pompa magna di Renzi dall'Hotel Bernini ha saputo solo nella tarda sera di ieri.

Lui, l'ex premier, ribatte a sua volta e (sic!) lancia un appello all'unità: «Ricostruiamo un processo unitario e secondo me il momento migliore è quello delle Europee, dove c’è il proporzionale secco. Meglio di così? C’è la stessa famiglia europea, Renew Europe. Chi vuole rompere lo dica».

E' un duello, quello fra i timonieri del rassemblement centrista, che da tempo trascende nel personale. Sicché a un mese dall'implosione del progetto di un partito unico, Calenda non può fare a meno a ripensare ai tanti "te l'avevo detto" dei suoi più stretti. Alla trafila di moniti che la scorsa estate, prima delle politiche, lo mettevano in guardia dalla scommessa sull'esperienza unitaria con il partito renziano.

Renzi, a sentire i suoi in Iv, non ha mai davvero creduto fino in fondo al progetto macroniano in salsa italiana. O meglio, non a questo progetto, con Calenda nella tolda di comando, il suo cognome stampato sul simbolo a tempo indeterminato. 

Ora, tra "scippi" e stilettate in diretta tv, il redde rationem tra Carlo e Matteo sembra davvero irreversibile. Non aiuta a rasserenare gli animi il deludente raccolto al voto amministrativo, dove il massimo risultato ottenuto dai terzopolisti in corsa è il 7%, un punto sotto alle elezioni di settembre. Ovunque, la doppia cifra è una chimera. 

Ma non è questo il vero campo minato su cui rischia di saltare il Terzo polo di qui alle europee. Al Senato è un chiacchiericcio continuo da settimane, forse non sono solo chiacchiere: "Renzi vuole fare i gruppi autonomi al Senato e alla Camera". E cioè, un acquisto alla volta, raggiungere il numero legale per mettersi in proprio e sciogliere il sodalizio con il gruppo di Azione che almeno in Parlamento, per ora, resiste. Condannando di conseguenza la pattuglia dei calendiani al Gruppo Misto. 

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