Renzi-Calenda, è tregua: «Gruppi ancora uniti? Sì, ma Europee insieme»

L’ex premier: «Alleati fino al 2024 oppure è finita». La replica: vediamo i comportamenti

Renzi-Calenda, è tregua: «Gruppi ancora uniti? Sì, ma Europee insieme»
di Federico Sorrentino
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Lunedì 22 Maggio 2023, 23:59

Tregua nel Terzo Polo, almeno per ora. Tra Azione e Italia Viva soffia ancora un refolo di vento. Nessuna spaccatura definitiva dopo il primo round previsto dagli incontri dei gruppi parlamentari di Camera e Senato.

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Renzi-Calenda, è tregua

Il primo a Palazzo Madama, andato in scena ieri, riapre un po’ a sorpresa l’ipotesi che Matteo Renzi e Carlo Calenda si presentino insieme al prossimo appuntamento elettorale, le Europee 2024. Era un incontro molto atteso quello del Senato, il momento giusto per chiarire o rompere definitivamente dopo settimane di scontri, tweet e polemiche nate per gli scippi di alcuni parlamentari per mano di Italia Viva. Ha invece prevalso la linea distensiva, con le due parti che durante il pomeriggio hanno provato a smorzare le tensioni e ad accorciare le distanze.

Prima per bocca della presidente dei senatori di Italia Viva, Raffaella Paita: «Stop alle aggressioni personali in stile grillino, lavoriamo per formalizzare l’impegno per una lista unica per le Europee». Poi con la conferma di una posizione soft di Azione, giunta alla riunione con un documento che ribadiva la necessità di «tenere uniti i gruppi parlamentari secondo il preciso mandato degli elettori; far cessare immediatamente tutte le iniziative ostili e gli attacchi mediatici diretti e indiretti; valutare la possibilità di costruire una lista comune per le elezioni europee del 2024».

Renzi ha annuito: «Bene così ma ora serve un chiarimento definitivo». Ed è stata la vittoria di Ettore Rosato, Elena Bonetti, Luigi Marattin, Enrico Costa. I pontieri che in queste ore si sono messi a lavoro per cercare di ridurre le distanze tra le due anime del Terzo Polo. «Rompere non conviene a nessuno», il mantra in Transatlantico. Pace fatta? Affrettato dirlo. E Renzi continua ad essere corteggiato dall’area moderata del governo. Ieri l’affondo di Berlusconi, tempestivo a infilare la lama in un momento in cui il percorso comune di Italia Viva e Azione pareva interrotto per sempre: «Renzi dice spesso cose giuste ma fino a quando non ne trarrà le conseguenze politiche, scegliendo la nostra metà campo, non si potrà andare al di là di occasionali convergenze in Parlamento». Un invito a tutti gli effetti ma senza affanni, che segue quello di Maurizio Lupi di domenica: «Renzi dovrà decidere se tornare a casa nel Pd o in un bipolarismo in cui il centrodestra governa il Paese. Qualcuno del Terzo Polo può decidere di venire nella coalizione di centrodestra». L’ex segretario Pd però resiste alle sirene di maggioranza, ha altri altri piani e almeno per il momento non ha alcuna intenzione di sostenere il governo Meloni malgrado Italia Viva abbia votato in alcune occasioni a favore delle proposte governative. Non ultima l’istituzione di una Commissione d’inchiesta sul Covid. Briciole però rispetto a quello che sarebbe un sostegno spudorato”vero” alla premier. 


LA STRATEGIA
Anche perché in questa fase Renzi vuole semmai scardinare il bipolarismo, irrobustirsi e creare una alternativa credibile al centro. Per questo oggi prova a mettere all’angolo Calenda sulle Europee: «Meloni vuole mettere insieme conservatori e popolari mentre la sinistra della Schlein ha una linea massimalista. In mezzo a tutto questo c’è la scommessa Macron, c’è Renew Europe. Si va insieme o ognuno per i fatti suoi?». Azione replica: «Parliamo con tutti, poi vediamo i comportamenti...». E poi la battuta renziana che mescola promessa e minaccia: «Se andiamo per strade separate allora lo facciamo anche nei gruppi». E’ la strada temuta da Calenda che vede nelle recenti mosse di Italia Viva - vedi l’arrivo dell’ex senatore PD Enrico Borghi - il rischio di perdere i gruppi parlamentari. Con Borghi la pattuglia dei parlamentari Iv a Palazzo Madama è salita infatti a sei unità, un numero sufficiente per formare un gruppo unico al Senato e obbligare Azione, a quel punto con soli quattro senatori, a confluire nel Misto. Da qui i timori di Calenda. «Azione ha ricambiato idea? Speriamo sia la volta buona», dice Renzi. Intanto, oggi si replica alla Camera: incontro tra i deputati di Iv e Azione. Restate connessi.
 

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