Renzi e Berlusconi, quel feeling mai sopito. Il Cav: «Lo stimo, ma sta nella metà campo sbagliata»

Silvio e Matteo, la strana coppia, che ancora una volta (dalle colonne di due diversi quotidiani) si lanciano carinerie a vicenda

Renzi e Berlusconi, quel feeling mai sopito. Il Cav: «Lo stimo, ma sta nella metà campo sbagliata»
di Andrea Bulleri
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Mercoledì 21 Dicembre 2022, 18:28

Comincia uno: «Ho sempre stimato Renzi e ho sempre pensato che giochi in una metà campo che non è la sua». Risponde (involontariamente, dal momento che lo scambio avviene in contemporanea) l'altro: «Fischiare Berlusconi mi è sembrato ingeneroso: chi lo fa dovrebbbe ricordarsi che gli deve tutto». Rieccoli, Berlusconi e Renzi. Silvio e Matteo, la strana coppia, che ancora una volta (dalle colonne di due diversi quotidiani) si lanciano carinerie a vicenda. Da sempre divisi politicamente, uno in maggioranza e l'altro all'opposizione (salvo nella stagione del governo Draghi), non è un mistero che tra i due in questi anni si sia andata consolidando una certa stima reciproca. Qualcuno, se non amicizia, la chiamerebbe almeno simpatia. 

LA STRANA COPPIA

E nonostante i punti di vista diversi su molte questioni, è difficile ignorare i segnali che i due a più riprese si mandano. «Ho sempre stimato Renzi e ho sempre pensato che giochi in una metà campo che non è la sua», afferma oggi il Cavaliere a proposito del leader di Italia viva.

E aggiunge, un po' serio un po' provocatorio: «Certamente, se lo volesse, potremmo lavorare in sintonia su diversi temi ma gli italiani hanno scelto alle elezioni da chi vogliono essere governati». Un po' come a dire: se di entrare in maggioranza non se ne parla, su singole materie (a cominciare dalla giustizia) un'intesa si può trovare, in Parlamento. 

Non meno gentili i toni usati da Renzi nei confronti del leader forzista. «Alla fine Berlusconi è un pragmatico - sostiene l'ex premier intervistato dalla Stampa - Punterà i piedi, otterrà qualche poltrona a primavera nel giro di nomine, porterà a casa dei risultati ma non romperà. Berlusconi è Berlusconi: lo puoi amare, lo puoi odiare, ma sai chi è». Poi, a proposito dei fischi indirizzati al video messaggio del Cav dalla piazza del decennale di Fratelli d'Italia, osserva: «Li trovo ingenerosi. Io - precisa - non ho mai votato Berlusconi, ma vedere lo storico leader del centrodestra fischiato da quelli che lui contribuisce a tenere al governo mi è sembrato politicamente miope e umanamente ingeneroso». Poi la chiosa rivolta al centrodestra: «Chi fischia Berlusconi, dovrebbe ricordarsi che gli deve tutto».

Ed ecco che alla memoria riaffiorano le (parecchie) immagini di altri momenti in cui i due, uno leader di Forza Italia, l'altro per quasi quattro anni segretario del Pd, hanno ammainato reciprocamente le spade. Dal "patto del Nazareno" sulle riforme (poi naufragato) fino al voto di fiducia in Senato al governo Meloni, quando Silvio (pur seduto dall'altra parte dell'emiciclo) non si perse un passaggio del discorso di Matteo. Il primo incontro tra i due, in realtà, avvenne quando Renzi era sindaco di Firenze, nel 2010. E da primo cittadino di centrosinistra, andò in visita a casa dell'allora premier ad Arcore. «Per il bene della mia città vado ovunque sia necessario», si difese Renzi, già all'epoca tacciato di connivenze col "nemico". Un tema che si ripropose con ancor più forza quando il senatore fiorentino divenne premier. E invitò quello che era il leader dell'opposizione, Berlusconi, nella sede del Pd per discutere di riforme costituzionali. E' quello che è rimasto nelle cronache come il patto del Nazareno, l'intesa sulla riforma del Senato e della legge elettorale. Intesa che tramontò meno di un anno dopo, nel 2015, con l'elezione al Colle di Sergio Mattarella, un nome che - accusò il leader forzista - l'ex sindaco di Firenze non avrebbe condiviso con lui. 

Tra alti e bassi, in ogni caso, il filo del dialogo non si è mai spezzato. Fino ad arrivare a oggi. Quando, nonostante le diverse vedute sul governo, di consonanze non si fa fatica a trovarne, tra Silvio e Matteo. A cominciare dalla riforma della giustizia. Entrambi dichiaratamente sostenitori del Guardasigilli Carlo Nordio, il numero uno di Italia viva ha ripetuto più volte che - se la riforma andrà nella direzione garantista indicata dal ministro - il Terzo polo potrebbe anche appoggiarla. Musica, per le orecchie dei forzisti, che del garantismo hanno sempre fatto la propria bandiera. 

E se dalle parti del Pd l'accusa è sempre più frequente («Renzi vuole entrare in maggioranza»), Silvio e Matteo ormai non sembrano più neanche farci caso, a chi punta il dito contro la loro reciproca «stima», che alle volte finisce per indispettire un po' anche i rispettivi alleati. Sarà tattica, un modo per attrarre verso il Terzo polo gli elettori di Forza Italia, si domanda qualcuno? O sarà più semplicemente una questione di feeling? Loro, intanto, continuano a strizzarsi l'occhiolino. 

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