Umbria, Governo e M5S-Pd appesi al 38%. Ma il premier: il patto andrà avanti

Umbria, Governo e M5S-Pd appesi al 38%. Ma il premier: il patto andrà avanti
di Alberto Gentili
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Domenica 27 Ottobre 2019, 09:39

Non sarà il voto di oggi in Umbria, anche se Matteo Salvini parla di «avviso di sfratto», a decidere il destino del governo rosso-giallo. Ha ragione Giuseppe Conte a dire che «non è un test nazionale». E' però innegabile che le elezioni umbre rappresentano il primo banco di prova, il primo vero esame nel Paese reale, sia per l'esecutivo, sia per l'alleanza tra 5Stelle, Pd, Leu da cui Matteo Renzi si è chiamato fuori, pur confermando il sostegno al candidato governatore Vincenzo Bianconi.

Umbria oggi al voto, governo alla prova in una terra che sta cambiando pelle

Umbria, Conte: non è un test. Di Maio l'ha voluto accanto

Né Luigi Di Maio, né Nicola Zingaretti e Roberto Speranza, né tantomeno Conte credono davvero in una vittoria. Questo perché il centrodestra governa già i principali centri urbani (Perugia, Terni, Orvieto, Todi) e perché alle ultime elezioni, le europee del maggio scorso, Matteo Salvini in Umbria fece il pieno con il 38,1% di voti. Il Pd, già colpito dallo scandalo che ha travolto la governatrice uscente Catiuscia Marini, invece prese il 23,9% (aveva il 50% nel 2014) e i 5Stelle in piena fase calante si fermarono al 14,6%. Ebbene, la soglia di soddisfazione di democratici e grillini è proprio la somma delle percentuali incassare 5 mesi fa: se la coalizione giallo-rossa riuscirà a confermare o aumentare i consensi rispetto al 38,5% preso assieme alle Europee - nonostante esca appena ora dalla travagliata trattativa su una manovra economica che rispetta i vincoli di bilancio ma non fa di certo sognare - vorrà dire che il governo Conte è in grado di offrire un valore aggiunto. Un di più. Ciò darà più forza all'esecutivo e al presidente del Consiglio.
 



Lo stesso varrà per l'alleanza tra 5Stelle-Pd-Leu che, in caso di conferma o di incremento dei voti rispetto a maggio, avranno il conforto di scoprire che il patto giallo-rosso non è indigesto o respingente per i loro elettori e che i rispettivi sostenitori non sono incompatibili, come invece teme Di Maio e come sostiene l'ala destra del Movimento guidata da Alessandro Di Battista.
In più, acquisterebbe slancio e forza il progetto caro Conte, Zingaretti, Dario Franceschini e Speranza di rendere «permanente e strutturata» l'alleanza con i grillini. Un patto da replicare il prossimo anno alle regionali in Calabria, Toscana, Liguria, Campania e poi, quando sarà, alle elezioni nazionali. E Renzi, cosa che farebbe fare i salti di gioia a Conte & C, avrebbe minori margini di azione. Non a caso il leader di Italia Viva ieri spiegava ai suoi: «Questa storia delle soglie è una stupidaggine. Ciò che conta è se si vince o se si perde, il resto sono chiacchiere...».
Discorso del tutto diverso se il saldo fosse negativo, se Pd e 5Stelle dovessero subire un'ulteriore emorragia di voti. In questo caso lieviterebbero i dubbi di Di Maio e prenderebbe forza nel Movimento l'ala contraria all'alleanza organica con i dem. Con il possibile stop alle repliche dell'accordo elettorale in Calabria, Toscana, Campania, Liguria.

LE POSSIBILI RIPERCUSSIONI
Un'eventuale batosta avrebbe ripercussioni anche sul governo. Conte, che il leader grillino venerdì ha spinto a mettere la faccia sulla disfida umbra e sul patto giallo-rosso con l'ormai famosa foto di Narni, ne uscirebbe indebolito. E inevitabilmente crescerebbero sia la competizione tra alleati, sia le fibrillazioni. Con Renzi, forte del fiasco di 5Stelle-Pd-Leu, che avrebbe gioco ancora più facile nel terremotare e stressare coalizione ed esecutivo nel ruolo di diverso o di estraneo all'alleanza tra grillini, dem e sinistra.
Però Conte, fanno sapere da palazzo Chigi, «andrà avanti comunque e cercherà di rendere stabile il patto tra 5Stelle e Pd». Segue chiosa velenosa: «Il Presidente, al contrario di Di Maio, ha coraggio e vuole andare avanti. La faccia su questa all'alleanza ce l'ha messa con convinzione: crede davvero in un futuro insieme». Esattamente come Zingaretti e Franceschini: «Se si sta al governo insieme e si è rivali alle elezioni, il quadro non regge come dimostra la rovinosa fine del governo giallo-verde». E come Speranza: «Comunque vada il voto in Umbria, la strada giusta è quella di dare un'anima politica alla coalizione e di tentare di costruire una comunità, spingendo le rispettive basi a dialogare e confrontarsi». Se batosta sarà, tutto sarà più difficile.
 

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