Regionali Lazio e Lombardia, Carfagna: «Elettori lontani dalle Regioni, un controsenso l'Autonomia. Azione? Speravamo meglio»

L'ex ministra: gli italiani non trovano proposte convincenti. Noi siamo nati per questo, ma ci vuole tempo

Carfagna: «Elettori lontani dalle Regioni, un controsenso l'Autonomia. Azione? Speravamo meglio»
di Pietro Piovani
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Martedì 14 Febbraio 2023, 06:49 - Ultimo aggiornamento: 21 Marzo, 12:28

Mara Carfagna, ex ministra forzista ora in Parlamento con il Terzo polo, riconosce che con il risultato di queste regionali il centrodestra ha passato il primo esame di fronte agli elettori. «È innegabile che il test sia stato superato. Anche se è evidente che una fetta di italiani scontenti del governo si è rifugiata nell'astensione».

Cosa vuol dire una partecipazione al voto così bassa? È solo disinteresse per il voto amministrativo o significa che gli italiani non trovano una proposta politica che li convinca?
«Sono convinta che gli italiani non trovino una proposta politica convincente: una fuga dalle urne di questa proporzione non si spiega altrimenti.

Azione è nata per questo e certo non ci scoraggiamo. Sappiamo che la strada è lunga e in salita, ma siamo solo all'inizio. È ovvio che la nostra scelta di serietà richiede tempi più lunghi».

Letizia Moratti non ha guadagnato voti rispetto a quanto aveva ottenuto il Terzo polo alle politiche in Lombardia. Vi aspettavate di più?
«Certo, ci aspettavamo di più. Purtroppo gli elettori hanno avuto la percezione che ci fosse già un vincitore designato, sia in Lombardia che nel Lazio, e hanno giudicato inutile andare ai seggi. Questa percezione ha sicuramente danneggiato i nostri candidati».

Il progetto di diventare il polo aggregatore dei consensi moderati, capace di attrarre gli elettori delusi sia di destra che di sinistra, sta portando i risultati attesi?
«La politica italiana è ancora fortemente polarizzata, ma il dato dell'astensionismo ci dice che ci sono milioni di cittadini in cerca di una nuova "casa". Abbiamo accettato la sfida di costruirla invece di rassegnarci a una politica capace di chiamare alle urne solo le "curve"».

Sia nel Lazio che in Lombardia, per Azione-IV il risultati di lista è molto inferiore a quello di settembre. Come si spiega?
«Il voto a turno unico premia sempre le forze maggiori e anche stavolta è successo. Per di più alle Regionali il consenso è fortemente legato agli apparati dei territori, e noi siamo un partito giovane, con una classe dirigente locale che ha appena cominciato a lavorare. Nelle nostre liste non c'erano i grandi portatori di preferenze che "tirano" forze esistenti da 20 o 30 anni»

Alla luce di questi risultati, il Terzo polo non dovrà rimettere in discussione la sua politica delle alleanze? Potreste essere più disponibili a farvi coinvolgere in schieramenti più ampi?
«La prossima tornata elettorale di rilievo saranno le Europee 2024, dove si voterà col proporzionale secco: lì misureremo davvero la forza della nostra proposta».

Che effetto avrà questo voto sulla maggioranza? La rafforzerà? Oppure può alimentare le fibrillazioni nell'alleanza? L'ala moderata della coalizione ne esce indebolita?
«È obiettivamente un risultato che consolida la maggioranza di governo. Aspettarsi una crisi interna a causa di questo voto è fuori dalla realtà. La crisi arriverà quando esploderanno le contraddizioni su pensioni, politica estera, riforma dell'autonomia, presidenzialismo, tutti temi sui cui Fdi, Lega e Forza Italia hanno idee davvero diverse, anche se per ora le nascondono».

 

Superato l'appuntamento elettorale, la riforma dell'autonomia continuerà a camminare o è più probabile che si areni?
«L'astensionismo record segnala una profonda lontananza dei cittadini dall'istituzione regionale e noi dovremmo trasferire alle Regioni i poteri su scuola, energia, rapporti con l'Europa? Mi sembra davvero un controsenso. Il voto dovrebbe riaprire la discussione».

Secondo lei le affermazioni di Berlusconi su Zelensky come vengono viste dai moderati di Forza Italia? E lei personalmente come le giudica?
«Non credo che le parole di Silvio Berlusconi siano frutto di un concetto espresso male o di un momento di disorientamento. La sua è una posizione politica legata a una convinzione radicata e consapevole, espressa più volte. La corsa di FdI a ridimensionarla nasconde un problema politico serio: sarebbe bene affrontarlo prima che mini la credibilità del Paese».

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