Pd, prima Lazio e Lombardia poi le primarie: ecco perché i dem (ma anche il centrodestra) si giocano tutto in due settimane

Una sfida dal sapore nazionale e dal valore fortemente simbolico

Si gioca in meno di due settimane una doppia partita in grado di rimettere in discussione gli equilibri sia all'interno della maggioranza che nell'opposizione
di Andrea Bulleri
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Martedì 31 Gennaio 2023, 13:04

Prima, le elezioni regionali nel Lazio e in Lombardia. Poi, la scelta del nuovo segretario del Pd. Si gioca in meno di due settimane una doppia partita in grado di rimettere in discussione gli equilibri sia all'interno della maggioranza che nell'opposizione. E - potenzialmente - di incrinare la luna di miele che continua tra il governo e gli elettori. Ma anche, viceversa, di darle nuova linfa. 

La sfida delle Regionali

Il primo appuntamento è quello di domenica 12 e lunedì 13 febbraio, quando i cittadini laziali e lombardi dovranno scegliere chi governerà le loro regioni per i prossimi cinque anni. Se il centrodestra corre unito su entrambi i fronti (pur dovendo scontare il distacco di Letizia Moratti dalla coalizione in Lombardia, dove FdI-Lega-Fi puntano sulla riconferma di Attilio Fontana), il centrosinistra si presenta con due formazioni molto diverse tra loro. A Milano, nella veste Pd-Cinquestelle mettendo in campo Pierfrancesco Majorino (mentre il Terzo polo corre da sé, schierando appunto Moratti). A Roma, in asse col duo Azione-Italia viva che candida Alessio D'Amato (mentre il Movimento punta su Donatella Bianchi e il centrodestra su Francesco Rocca).  

Una sfida dal sapore nazionale e dal valore fortemente simbolico, per entrambi gli schieramenti.

Perché se FdI-Lega e FI puntano a fare cappotto, replicando il successo delle politiche, il Pd intravede la possibilità di mettere a segno un punto dopo la disfatta elettorale di settembre. In Lombardia l'impresa per i dem appare più ardua (il distacco nei sondaggi tra Fontana e Majorinio viaggia tra i dieci e i venti punti), nel Lazio invece il centrosinistra ci spera. Riconfermarsi alla guida della Regione (in un territorio a cui Giorgia Meloni, romana, è da sempre molto vicina, e sul quale ha investito molte energie nella scelta del candidato), si ragiona a largo del Nazareno, potrebbe assestare un colpo alla popolarità del premier. Anche per questo, per Fratelli d'Italia e per il suo candidato Rocca - in vantaggio nei sondaggi di dieci-dodici punti sul rivale D'Amato - la sconfitta non è un'opzione. 

E se il centrosinistra dovrà misurare anche il successo (o l'insuccesso) delle due diverse formule di alleanze, cercando di capire come muoversi per le prossime tornate, in Lombardia si gioca anche una partita tutta interna al centrodestra. Con il derby tra la Lega, che qui gioca in casa ma che i sondaggi danno in forte calo, e Fratelli d'Italia, che alle ultime regionali era rimasta su percentuali a cifra singola e che stavolta pare avviata a sfondare quota 20%. Una differenza che peserà sulla composizione della futura giunta. E che potrebbe alimentare tensioni tra i due alleati anche a Roma. O almeno, così sperano le opposizioni. 

Il congresso dem

Ci sarà appena il tempo di "digerire" i risultati, per il Pd, che in casa dem si conoscerà l'esito di un'altra battaglia altrettanto campale: quella per la successione ad Enrico Letta alla guida del partito. Dopo il 19 febbraio verranno resi noti i due nomi degli aspiranti segretari che finiranno al ballottaggio delle primarie la domenica successiva, il 26 febbraio: con ogni probabilità, Stefano Bonaccini ed Elly Schlein (molto più distaccati, nei sondaggi, Paola De Micheli e Gianni Cuperlo). Una sfida che influenzerà non soltanto il futuro del Pd, ma anche quello di tutto il centrosinistra. Perché Schlein, in fatto di alleanze, non fa mistero di avere un'agenda più vicina a quella dei Cinquestelle che a quella del Terzo Polo. Mentre il governatore dell'Emilia Romagna vorrebbe coinvolgere entrambi, ma «prima - è la linea - bisogna ricostruire l'identità del Pd». 

E non è escluso che l'esito della sfida possa avere ripercussioni anche sulla popolarità dei partiti di  governo. Bonaccini è deciso a riconquistare il voto moderato, dunque punta a portare dalla propria parte anche chi ha votato Meloni e a "insidiare" il bacino elettorale del centrodestra. Schlein, invece, insiste sulla costruzione di un Pd più identitario, dunque più schierato a sinistra. Che semmai riporti a casa chi è passato in zona Cinquestelle. Ecco perché, per determinare che strada prenderanno i diversi schieramenti nei prossimi mesi, molto si deciderà proprio in quelle due settimane di febbraio.

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