Regionali Lazio e Lombardia, trionfo centrodestra. Anche correndo uniti, Pd, M5S e Terzo polo avrebbero perso

Rocca e Fontana sopra il 50%. Allarma l’astensionismo record

Regionali Lazio e Lombardia, trionfo centrodestra. Anche correndo uniti, Pd, M5S e Terzo polo avrebbero perso
di Mauro Evangelisti
5 Minuti di Lettura
Martedì 14 Febbraio 2023, 00:23 - Ultimo aggiornamento: 00:58

Il vento del centrodestra non diminuisce, Fratelli d’Italia si consolida come primo partito. E nelle due regioni italiane con più abitanti, la coalizione migliora le percentuali raccolte alle politiche. Nel Lazio, governato da dieci anni dal centrosinistra, l’ex presidente della Croce rossa, Francesco Rocca, indicato da FdI, supera ampiamente quota 50 per cento. In Lombardia si conferma Attilio Fontana con le stesse altissime percentuali, nonostante le critiche ricevute per la gestione della pandemia. I due avversari del centrosinistra si assestano poco sopra il 30 per cento: Alessio D’Amato nel Lazio, sostenuto anche da Azione, è attorno al 34, Pierfrancesco Majorino, in Lombardia che in coalizione aveva i 5 Stelle, al 33. Questo significa che anche se la coalizione avesse corso unita non avrebbe vinto in nessuna delle due regioni.

D’Amato, lo sfogo contro Pd e Conte: «Congresso dem lento. E M5S rifletta»​

LA GRANDE FUGA

Ma c’è un altro numero di cui tenere conto per avere un quadro più completo: ha votato appena il 40 per cento.

Detta in altri termini: la grande maggioranza degli aventi diritto ha disertato le urne, un messaggio molto chiaro di disaffezione nei confronti della politica, molto più diffuso nell’area del centrosinistra ma anche nel Movimento 5 Stelle, rispetto al centrodestra dove invece gli elettori hanno garantito il sostegno ai due candidati. Più nel dettaglio: nel Lazio l’affluenza si è fermata al 37,2 per cento (nel 2018 era al 63,1), a Roma è stata perfino più bassa, al 33,1. Poco più alto il dato della Lombardia: 41,7 per cento (cinque anni prima era al 73,1). A Milano ha votato il 42,1. Si tratta sia nel Lazio sia in Lombardia del dato più basso di sempre: non ha aiutato il fatto che il voto regionale fosse slegato da altre consultazioni, ma non c’è dubbio che sia successo qualcosa di anomalo che deve fare riflettere tutti i partiti, ma ancora di più gli sconfitti. Con queste premesse, resta un elemento inconfutabile: questo passaggio elettorale ha rappresentato una promozione per il governo. Dice Giorgia Meloni: «Questo è un dato superiore anche rispetto alle elezioni politiche, conseguito tre mesi fa. Un apprezzamento che cresce». Fratelli d’Italia si conferma ampiamente primo partito sia nel Lazio sia in Lombardia, dove però, forte anche del traino del candidato presidente Attilio Fontana, la Lega tiene di fronte alla concorrenza interna di FdI. Il Pd non perde voti rispetto alle politiche, anzi nel Lazio guadagna qualcosa, ma la divisione del centrosinistra, anzi di tutto ciò che non si riconosce nel centrodestra, è stata una delle cause dello scarso entusiasmo che ha caratterizzato la campagna elettorale di D’Amato e Majorino.

SCENARI

Tra l’altro il fatto che il Pd fosse alleato con Azione nel Lazio e con i 5 Stelle in Lombardia non ha aiutato gli elettori ad orientarsi. Punite le forze che hanno corso da sole: la candidata alla presidenza del Lazio del Movimento 5 Stelle, Donatella Bianchi, è sprofondata vicino all’11 per cento. Era sostenuta anche dal Polo progressista ed ecologista. M5S, come partito, ha preso il 9 per cento: bene, il 25 settembre del 2022, alle Politiche, era al 15 per cento, in poco più di tre mesi ha perso un terzo dei consensi. Non solo: Roberta Lombardi, nel 2018, ottenne quasi il triplo dei voti della Bianchi, arrivando al 27 per cento. Questo tracollo dei 5 Stelle nel Lazio ha creato un paradosso: Alessio D’Amato, pur ampiamente sconfitto da Francesco Rocca, ha comunque raggiunto una percentuale simile a quella con cui Nicola Zingaretti nel 2018 fu eletto presidente, visto che gli bastò il 32,9 per cento. Non solo: nel Lazio il Pd ha una percentuale tutto sommato costante (anche se in questi confronti c’è sempre da tenere conto dell’effetto distorsivo della presenza delle liste civiche a sostegno del candidato), restando attorno al 20,5 per cento. A settembre, alle politiche, nel Lazio era addirittura sotto il 20, mentre nelle regionali del 2018 aveva di poco superato il 21. Variazioni poco significative.

COMPETIZIONE

In Lombardia l’attenzione era soprattutto rivolta alla crescita di Fratelli d’Italia, che sta prendendo il Nord a scapito della Lega. I primi risultati vedono marcatamente FdI come primo partito, oltre il 25 per cento, seguito dal Pd sopra il 21. La Lega è solo terza, non lontano dal 17 per cento, ma va anche ricordato che c’era la Lista “Fontana presidente” che ha superato il 6, un punto sotto Forza Italia. Secondo Matteo Salvini, leader della Lega, «il lavoro dei nostri ministri è stato apprezzato, i primi cento giorni del nostro governo sono stati apprezzati». Per Antonio Tajani «Forza Italia è parte determinate della coalizione, è una grande affermazione del centrodestra». In Lombardia non ha funzionato la candidatura di Letizia Moratti, già assessore nella giunta di Fontana dove era stata chiamata per prendere il posto di Gallera alla guida della sanità: è rimasta sotto il 10 per cento, malgrado il sostegno di Azione-Italia Viva che come lista si è assestata attorno al 4. Simile in Lombardia la percentuale dei 5 Stelle, che al contrario di quanto avvenuto nel Lazio appoggiavano il candidato del centrosinistra. Dice Calenda (Azione): «Sono risultati deludenti. Nel Lazio dove eravamo in coalizione e in Lombardia dove eravamo soli. Le Regionali per un partito nuovo e di opinione sono difficilissime. Da domani si accelera su partito unico e si riparte».

CHAMPAGNE

D’Amato e Majorino, nell’ammettere la sconfitta, hanno sottolineato che impegnare il Pd nelle primarie per eleggere il nuovo segretario proprio alla vigilia di due importanti appuntamenti elettorali, non è stata esattamente una idea geniale. E l’esito elettorale riaccende le tensioni tra dem e 5 Stelle. Spiega Enrico Letta: «Non possiamo certo essere contenti del risultato. Ma l’Opa contro il Pd ha nuociuto a chi ha tentato di farla». Il riferimento ovviamente è al Movimento 5 Stelle che ha scommesso sul crollo dei dem (in molti nel Lazio hanno notato che la candidata M5S ha speso più energie contro D’Amato che contro Rocca). Replica acido Conte: «Il redivivo Letta sembra stappare bottiglie di champagne sulla performance del Pd: nel Lazio, con un candidato indicato da Letta e Calenda che consegnano la Regione al centrodestra, avrei poco da festeggiare».

© RIPRODUZIONE RISERVATA