Regionali, accordo nel centrodestra: la spuntano Caldoro e Fitto. Salvini cede al Sud

Regionali, accordo nel centrodestra: la spuntano Caldoro e Fitto. Salvini cede al Sud
di Mario Ajello
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Martedì 23 Giugno 2020, 07:05 - Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 06:56

Matteo Salvini ha ceduto sulle candidature alle regionali in Puglia e in Campania (Raffaele Fitto di Fratelli d'Italia e Stefano Caldoro di Forza Italia) ma nella Lega a cominciare da lui sono tutti soddisfatti. Dice Salvini ai suoi: «Il capo di una coalizione deve saper conciliare le esigenze di tutti, e mostrarsi generoso». Che è quello che ripeteva Berlusconi, quando a guidare il centrodestra era lui. Ma nel Carroccio aggiungono: «Del resto perché dovevamo continuare a impuntarci contro la candidatura a governatore campano di Caldoro quando è ovvio che a vincere sarà De Luca?».
In ogni caso, Salvini, Meloni e Berlusconi l'accordo su chi schierare nel voto di settembre l'hanno finalmente trovato, dopo tanti tira e molla, e la Lega ha dovuto rinunciare ad avere un candidato governatore al Sud. E dovrà assistere alla probabile vittoria di FdI con Fitto contro il dem Emiliano, correndo anche il rischio che il partito della Meloni - oggi quotato in Puglia al 16 per cento, in grande salita, mentre la Lega in progressiva discesa è al 16,5 - possa fare il sorpasso grazie all'effetto traino del candidato presidente. Non solo, a FdI va anche l'aspirante governatore delle Marche, Acquaroli, dato nei sondaggi vincente sull'uscente Ceriscioli, se sarà davvero lui il candidato del centrosinistra.

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LE SFIDE
In Toscana la candidata di Salvini sarà la fedelissima Ceccardi, il flop come per la Borgonzoni in Emilia è molto probabile, ma il leader è ottimista: «Non esistono regioni inespugnabili». E comunque al Sud, come compensazione del suo cedimento, la Lega ha piazzato come vice di Fitto il leghista Nuccio Altieri, quello che doveva essere il sostituto dell'esponente di FdI e anche il vice di Caldoro sarà scelto dal Carroccio. E poi, soprattutto, per radicarsi nel Mezzogiorno, per non essere ricacciato oltre la linea gotica, il capo lumbard si è fatto dare le candidature a sindaco nelle principali città al voto nel Mezzogiorno. «Fino a poco tempo fa - dice Salvini - sarebbe stato impensabile avere un sindaco leghista a Reggio Calabria, Matera, Andria, Milazzo, Nuoro, Chieti, Avezzano. Adesso lo potremo avere». Anche il candidato sindaco di Macerata sarà leghista. Ma la partita più importante sarà Reggio Calabria. Dove il Ponte sullo Stretto, se si farà e se sarà targato Lega, diventerà un simbolo di innovazione e di pragmatismo e Salvini vuole diventare l'Uomo del Ponte. Ma chi candidare contro l'uscente di centrosinistra? «Uno giovane, bello e di buona famiglia come Falcomatà anzi più di Falcomatà!», dicono nel Carroccio. Il nome Salvini già lo avrebbe individuato, e ci sono stati i primi abboccamenti a Milano, perché il probabile aspirante sindaco leghista è un reggino che lavora a stretto contatto con Attilio Fontana. Una parte della Lega (Giorgetti e Rixi) spinge però, ma con poco gradimento da parte dei fedelissimi di Matteo, per Antonio Minicuci. «E' un grigio burocrate, contro Falcomatà non toccherebbe palla!», dicono i salvinisti. Oppure si sta pensando ma neanche tanto ad Angela Marcianò, ex assessore nella giunta di Falcomatà e già componente della direzione nazionale del Pd, una candidatura civica tendenza centrodestra.

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GIORGIA IN TOUR
Per quanto riguarda FdI, la Meloni è più che soddisfatta. Non si è spostata di un millimetro in questi mesi («C'è un accordo, noi lo rispettiamo e ci aspettiamo che anche gli altri lo facciano», ha sempre detto) dall'indicazione di Fitto, Acquaroli e Caldoro, e ora che Salvini ha desistito dal dare battaglia lei è prontissima per partire per la campagna elettorale. Si aspetta grandi risultati. In Puglia, contro Emiliano, Fitto è in netto vantaggio (43,4 per cento contro 36,5 secondo i sondaggi Emg) ma anche nelle altre regioni Giorgia sente una buona aria. Per esempio in Veneto, dove FdI ha fatto un proficuo lavoro per venire considerato un partito produttivista.
Sulla Campania, Salvini mette le mani avanti: «Voglio liste pulite. Per esempio, non deve esserci traccia di Cesaro». Il senatore forzista appena inquisito con i fratelli. Quindi significa che Salvini impedirà all'alleato di mettere come capolista Armando Cesaro, figlio di Giggino a Purpetta notoriamente grande macchina di consensi? Per FI, sarebbe una rinuncia pesante, anche perché la Campania è l'unica regione dove forse il partito azzurro può ancora, con difficoltà, aspirare alla doppia cifra.
 

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