Il referendum tra i veleni: «Consultazione censurata». Urne aperte alle 7 di domani

Renzi: «Una cortina di silenzio avvolge il voto». E la Lega invoca l’intervento del Quirinale

Il referendum tra i veleni: «Consultazione censurata»
di Barbara Acquaviti
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Sabato 11 Giugno 2022, 08:49 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 11:04

Ultimi appelli, ultime polemiche. I partiti arrivano all’appuntamento con il referendum giustizia con divisioni che vanno al di là dei classici schieramenti e con l’incognita dell’affluenza. In realtà per lo più si fanno già i conti con la difficoltà di raggiungere il necessario quorum del 50% più uno, tanto che gli scontri, più che sul merito, sono sulla scarsa visibilità – o sulla censura, per dirla con le parole dei promotori – data da Rai e mezzi di informazione ai cinque quesiti.


Fino all’ultimo minuto la Lega, che ha raccolto le firme necessarie per promuovere la consultazione insieme ai Radicali, ha continuato a chiamare in ballo sia il presidente della Repubblica che quello del Consiglio. Per Matteo Salvini, infatti, c’è stata «una cortina di silenzio» anche «ai massimi livelli» istituzionali. Dal Quirinale fanno sapere che Sergio Mattarella si recherà domenica alle urne nella sua Palermo, dove i cittadini sono chiamati a scegliere anche il nuovo sindaco, e che comunque non è mai intervenuto su nessun referendum.
A favore del sì ai quesiti referendari sono schierati anche Italia viva di Matteo Renzi, Azione di Calenda e Forza Italia mentre il partito di Giorgia Meloni ha dato indicazione di votare tre sì e due no.
Contro si è apertamente schierato il M5s e anche il Pd di Enrico Letta che però ha deciso di lasciare libertà di coscienza.


I promotori del referendum, che va ricordato è abrogativo, ritengono che questa sia l’ultima chance di cambiare davvero la giustizia. Chi ha scelto invece la strada del No spiega, tra l’altro, che almeno tre dei quesiti si sovrappongono con la riforma Cartabia che sta proseguendo il suo iter in Parlamento. Le urne saranno aperte dalle 7 alle 23 e lo scrutinio comincerà immediatamente dopo.

Scheda rossa

La normativa sulla decadenza

Il quesito propone di eliminare le norme introdotte nel 2012 con la cosiddetta legge Severino che prevedono l’incandidabilità, l’ineleggibilità e la decadenza automatica per i condannati in via definitiva per alcuni reati, compresi quelli contro la pubblica amministrazione.

Una vittoria del sì cancellerebbe l’automatismo.

Scheda arancione


Più limiti alla custodia cautelare

Il quesito si propone di limitare soltanto ai casi più gravi le occasioni in cui può essere disposta la misura cautelare per rischio di reiterazione. Chi si schiera contro fa notare che tra i reati esclusi ci sarebbe anche lo stalking e molti altri considerati reati minori ma avvertiti come gravi dall’opinione pubblica. Si tratta di uno dei punti su cui non interviene la riforma della ministra Cartabia.

Scheda Grigia


Valutazione dei magistrati

Il quesito punta a estendere il potere di voto sulla valutazione dei magistrati anche ai laici, ossia ad avvocati e professori universitari, che siedono nel direttivo della Cassazione o nei consigli giudiziari. Su questo punto interviene anche la riforma Cartabia, ma si limita ad aprire esclusivamente al voto dell’avvocatura.

Scheda Gialla

Separazione delle carriere

Si chiede di eliminare la possibilità per un magistrato di passare, nel corso della carriera, dalla funzione di pubblico ministero a quella di giudice o viceversa. Le norme attuali stabiliscono che si possa cambiare funzione per un massimo di quattro volte, con la riforma Cartabia sarà consentito solo un passaggio, il referendum abolisce del tutto la pratica: il pm resta pm per sempre, il giudice resta giudice.

Si chiede di eliminare la possibilità per un magistrato di passare, nel corso della carriera, dalla funzione di pubblico ministero a quella di giudice o viceversa. Le norme attuali stabiliscono che si possa cambiare funzione per un massimo di quattro volte, con la riforma Cartabia sarà consentito solo un passaggio, il referendum abolisce del tutto la pratica: il pm resta pm per sempre, il giudice resta giudice.

Scheda verde

Candidature al Csm

L’obiettivo del quesito è eliminare l’obbligo per un magistrato di trovare da 25 a 50 firme per presentare la sua candidatura alle elezioni per i posti destinati ai membri togati nel Csm. Secondo i promotori si potrebbe così limitare il numero di voti politicizzati. Identico meccanismo è previsto anche dalla riforma del ministro Cartabia.

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