Oggi in Corte Costituzione si è discussa l'ammissibilità di otto referendum su eutanasia attiva, cannabis legale e giustizia. Il primo è stato bocciato perché, «a seguito dell'abrogazione, ancorché parziale, della norma sull'omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili», fa sapere l'Ufficio comunicazione.
Se i quindici giudici si pronunceranno a favore, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, su deliberazione del Consiglio dei ministri, indirà con un decreto i referendum stessi fissandone la data tra il 15 aprile e il 15 giugno.
Referendum, l'eutanasia attiva
Nelle discussioni si è partiti dai quesiti sull'eutanasia legale e sulla depenalizzazione della coltivazione della cannabis, per poi passare ai referendum sulla giustizia, promossi dalla Lega e dai Radicali. Il referendum sull'eutanasia legale chiedeva l'abrogazione di una parte dell'articolo 579 del codice penale, che punisce l'omicidio di una persona consenziente.
Il referendum sulla cannabis
Il referendum sulla cannabis propone di rendere legale la coltivazione, eliminando il carcere per qualsiasi condotta illecita relativa a questo tipo di piantagione, eccezion fattadell’associazione finalizzata al traffico illecito. A livello amministrativo, il referendum propone di eliminare la sospensione della patente di guida e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori, oggi prevista per tutte le condotte finalizzate all’uso personale di qualsiasi sostanza stupefacente o psicotropa. Il quesito interviene sul Testo Unico in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope.
#ReferendumGiustizia, in diretta con Giulia Bongiorno in Piazza del Quirinale, davanti alla Corte Costituzionale. pic.twitter.com/mWjy7sqtN4
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) February 15, 2022
La giustizia: i sei punti
«Il referendum è sempre una buona notizia», dice il leader della Lega Matteo Salvini, che ha parlato dall'esterno della Corte Costituzionale. In prima linea per la riforma della giustizia c'è proprio l'ex ministro, insieme ai Radicali. Il primo quesito è sulla responsabilità indiretta dei magistrati. Attualmente è lo Stato a pagare per gli errori giudiziari, che poi esercita diritto di rivalsa sul giudice ritenuto responsabile. La richiesta è eliminare questo sistema. Poi si passa al referendum che tratta la questione della separazione delle carriere e che vorrebbe loccare la possibilità per i magistrati di passare dalla posizione di pm a quella di giudice e viceversa.
Referendum, Amato: «Impegno per assicurare il voto popolare»
Il terzo quesito tratta di custodia cautelare preventiva, che attualmente può essere applicata nel caso in cui sussistano vari requisiti, come pericolo di fuga dell’indagato, pericolo di inquinamento delle prove e il rischio che la stessa persona commetta altri gravi illeciti penali. Il referendum propone di eliminare i primi due requisiti e mantenere solamente quello relativo ai reati gravi. Il quarto referendum chiede l'eliminazione di una parte della Legge Severino, che prevede l’incandidabilità e il divieto di ricoprire cariche elettive per chi ha subito una condanna definitiva a più di due anni di reclusione.
L'ultimo quesito riguarda le votazioni e le valutazioni dei magistrati intenzionati al Csm. Al momento gli organi preposti a questa funzione possono essere composti anche da membri non togati, come gli avvocati, che hanno il "diritto di tribuna” ma non quello di voto, riservato ai soli togati. La richiesta del referendum è di ampliare anche ai membri non togati la possibilità di votare.