Referendum cannabis, come funziona: dal numero firme (raggiunto) al quesito che chiede stop pene detentive e ritiro della patente

Referendum cannabis, come funziona: dalle firme (raggiunte) al quesito
di Stefania Piras
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Sabato 18 Settembre 2021, 14:10 - Ultimo aggiornamento: 19 Settembre, 10:48

Sfonda quota 500.000 la raccolta firme online sulla cannabis legale. Obiettivo: depenalizzare la coltivazione e l'uso personale della marijuana. 

Cinquecentomila firme, è questa la soglia necessaria perché il referendum che depenalizza la cannabis possa essere presentato agli elettori e quindi essere votato già nella primavera del 2022. Il mezzo milione di sottoscrizioni sono arrivate tutte nel giro di sette giorni: a una settimana esatta dal lancio dell'iniziativa. Una novità e un dato anagrafico non trascurabile: è la prima volta che si raccolgono e si autenticano online delle firme a sostegno di un referendum (chi ha aderito lo ha fatto con lo SPID o la firma digitale) e poi quasi la metà dei firmatari digitali ha meno di 25 anni.

Cosa si vuole cambiare promuovendo il referendum? Il quesito referendario punta a eliminare il reato di coltivazione, rimuove le pene detentive per qualsiasi condotta legata alla cannabis e cancella la sanzione amministrativa del ritiro della patente.  

«Questo referendum è la prima raccolta firme italiana tenutasi interamente online sul sito referendumcannabis.it. La velocità della mobilitazione conferma la voglia cambiamento sulla cannabis ma anche di partecipazione alle decisioni su questioni che toccano personalmente. Adesso però occorre raccogliere un ulteriore 15% in più di firme per essere certi di poter consegnare il referendum in Cassazione il 30 settembre», si legge in una nota del comitato
promotore composto dalle associazioni Luca Coscioni, Meglio Legale, Forum Droghe, Società della Ragione, Antigone e dai partiti +Europa, Possibile e Radicali italiani. 

 

Ecco come è stato formulato il quesito

Il quesito referendario riferito al Testo Unico in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, di cui al d.P.R. 309/1990, è stato formulato con il duplice intento di intervenire sia sul piano della rilevanza penale sia su quello delle sanzioni amministrative di una serie di condotte in materia di droghe.

Si vuole infatti depenalizzare la coltivazione di erba (si mantengono le condotte di detenzione, produzione e fabbricazione di tutte le sostanze che possono essere applicate per le condotte diverse dall’uso personale) intervenendo sulla disposizione di cui all’art. 73, comma 1. Si vuole eliminare la pena detentiva per qualsiasi condotta illecita relativa alla Cannabis, con eccezione della associazione finalizzata al traffico illecito di cui all’art. 74, intervenendo sul 73, comma 4.

Sul piano amministrativo, infine, il quesito propone di eliminare la sanzione della sospensione della patente di guida e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori attualmente destinata a tutte le condotte finalizzate all’uso personale di qualsiasi sostanza stupefacente o psicotropa (intervenendo sull’art. 75, comma 1, lettera a).

Il quesito depositato

Se si andrà al voto, allora: cosa si votera? Questo è il quesito che è stato depositato: “Volete voi che sia abrogato il Decreto del Presidente della Repubblica del 9 ottobre 1990, n. 309, avente ad oggetto “Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza“, limitatamente alle seguenti parti: Articolo 73, comma 1, limitatamente all’inciso “coltiva”; Articolo 73, comma 4, limitatamente alle parole “la reclusione da due a 6 anni e”; Articolo 75, limitatamente alle parole “a) sospensione della patente di guida, del certificato di abilitazione professionale per la guida di motoveicoli e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori o divieto di conseguirli per un periodo fino a tre anni;”?”

 

I contrari, i non favorevoli (e perché)

A fare rumore oggi è il segretario del Pd Enrico Letta che l'entusiasmo per la raccolta firme di questo referendum non lo condivide per nulla. «Sono iniziative prese da altri», ha detto in un'intervista al Corriere della Sera. Gelo sull'inziativa, dunque. Ma soprattutto, non c'è ancora una posizione ufficiale: «Rifletteremo nelle prossime settimane su quale atteggiamento tenere». 

Una presa di posizione forte è arrivata dal presidente della Federazione delle Comunità terapeutiche, Luciano Squillaci, che si dice contrario alla depenalizzazione. «Non mi convince la tesi che si può combattere la criminalità depenalizzando la cannabis, non si possono fare queste battaglie sulla pelle dei ragazzini. È un messaggio educativo profondamente sbagliato.

Non bisogna mettere al centro dei discorsi la sostanza, ma la persona. C'è un aumento enorme dei suicidi tra i giovani, di abusi di sostanze legali come l'alcol. Dobbiamo continuare a dire fuori dalle scuole che la droga fa male. Quella della cannabis è infatti solo una piccola parte del problema», ha detto Squillaci commentando il boom di adesioni alla raccolta firme. «Meno persone ci sono con problemi di dipendenza meglio è. La norma sulle sostanze è del 1991: il sistema dei servizi non risponde ai nuovi bisogni. La norma va riorganizzata e aggiornata ai tempi in modo organico, non a pezzettini con i referendum. Si è abbassata la guardia, si danno messaggi contrastanti: è come se alcune dipendenze siano accettabili e altre no, non è così. I nostri ragazzi hanno bisogno di messaggi chiari», ha concluso.

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