Autonomia, sì dei sindaci al referendum abrogativo. Casini: «Riforma sminuisce la Camere»

L’annuncio al congresso degli enti locali a Pisa: «Daremo battaglia contro il ddl»

Autonomia, sì dei sindaci al referendum abrogativo. Casini: «Riforma sminuisce la Camere»
di Francesco Malfetano
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Sabato 1 Aprile 2023, 00:27 - Ultimo aggiornamento: 09:40

«L’Italia va ricucita, non spezzata, a partire dagli enti locali». E quindi “no” all’Autonomia differenziata, “no” allo sbilanciamento dei ruoli tra Città e Regioni e “no” all’allentamento dei diritti. Da Pisa, e in particolare dal XIX congresso dell’Ali (Autonomie Locali Italiane), si è levato ieri il nuovo coro di protesta di oltre mille sindaci italiani.

A guidarlo, specie dopo la riconferma arrivata ieri, il presidente e sindaco dem di Pesaro Matteo Ricci che ha «annunciato battaglia»: «Siamo nettamente contrari al ddl Calderoli e quindi costituiremo dei comitati per opporci al cammino di questo disegno di legge».

L’idea è che se il testo dovesse essere approvato, i comitati si trasformeranno «in un comitato referendario per abrogarlo».

Del resto che l’Autonomia differenziata sia irricevibile lo ha spiegato anche il senatore ed ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini: «Con la riforma di Calderoli il Parlamento diventa uno Cnel, con tutto il rispetto per il Cnel» ha spiegato presentando il suo libro “C’era una volta la politica”, sottintendendo che il disegno di legge riduca la centralità di quelle aule di Montecitorio e palazzo Madama che lo vedono protagonista da quarant’anni. 

A spingere contro il testo leghista approvato dal Consiglio dei ministri meno di un mese fa, è stato ieri anche il primo cittadino di Napoli Gaetano Manfredi. «Parcellizzare le competenze, soprattutto su azioni di sistema, è di per sé un’inefficienza, qualsiasi economista lo sa bene - ha sottolineato nel corso di un’intervista il primo cittadino in quota Movimento 5 stelle e Partito democratico - e non vedo come possa essere utile trasferire alcune competenze di cui sento parlare, dal commercio estero alle grandi infrastrutture, al tema dell’energia. Poi, se il tema è di una maggiore efficienza nella spesa pubblica, questo è un tema che si può affrontare sicuramente con un’amministrazione decentrata. Però uno dei temi su cui non c’è tanta efficienza è quello della sanità, uno degli argomenti devoluti alle Regioni».

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I FONDI

Al centro del dibattito dell’Ali però sono finiti anche due temi caldissimi: i fondi Ue del Pnrr e la tutela dei diritti dei figli delle coppie omosessuali. Sul primo fronte il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha chiarito come, al netto di qualche dichiarazione, viga un clima di massima collaborazione tra gli enti locali e nei confronti del governo. «Nessuno di noi vuole sottrarsi le risorse tra i Comuni - ha detto - al contrario dobbiamo valorizzare la capacità degli enti locali di essere protagonisti del Pnrr e della sua attuazione, e dove serve anche candidando dei Comuni a delle rimodulazioni rispetto ad altri capitoli del Pnrr che rischiano di non vedere la messa a terra, e anche di colmare e correggere alcuni limiti dell’impostazione». Un punto, quello delle trattative in corso a Bruxelles per allungare i tempi del Piano, su cui è intervenuto anche Ricci lanciando l’idea «di usare i finanziamenti Pnrr per progetti che non saranno mai portati a termine per coprire la lievitazione dei costi e consentire così che quelli già partiti possano essere terminati». 

Rispetto alle registrazioni delle adozioni da parte di genitori gay, tra le voci più critiche quella del torinese Stefano Lo Russo, preoccupato dal richiamo del Parlamento di Bruxelles a Roma e dal vuoto normativo esistente: «I bambini e le bambine sono di fatto discriminati rispetto agli altri Paesi europei». Più conciliante Gualtieri: «I diritti, le trascrizioni... noi non vogliamo fare il braccio di ferro, noi vogliamo aiutare. Ma non è bello quando si adottano delle risoluzioni in Europa in cui si addita l’Italia... l’Italia non è, e non deve essere né diventare, l’Ungheria».

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