Sì all’obbligo per i beneficiari del reddito di cittadinanza di accettare rapporti di lavoro della durata inferiore a tre mesi. No all’abbassamento dell’aliquota marginale dell’80 per cento che pesa sui percettori del sussidio che lavorano e che oggi perdono 80 centesimi di beneficio per ogni euro guadagnato. Pronte le proposte elaborate dal Comitato scientifico per la valutazione del reddito di cittadinanza presieduto dalla sociologa Chiara Saraceno: verranno presentate in conferenza stampa nella giornata di domani. Non si tratta di proposte vincolanti, ma alcune di queste appaiono destinate a trovare spazio in manovra con degli emendamenti.
Per esempio, piace alla maggioranza anche l’idea di rivedere la scala di equivalenza che regola gli importi da versare ai beneficiari del reddito di cittadinanza e che oggi gonfia gli assegni destinati ai single mentre penalizza le famiglie numerose. Il reddito di cittadinanza raggiunge circa 3 milioni di persone attualmente: oltre un terzo è considerato occupabile, ma tra i percettori attivabili quelli che lavorano sono una minoranza. Par aumentare gli inserimenti lavorativi degli occupabili il governo ha già pianificato una serie di interventi in legge di Bilancio.
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LE TAPPE
I più rilevanti? Dal prossimo anno la perdita del beneficio dovrebbe scattare dopo due sole offerte di lavoro rifiutate anziché tre.
L’ALIQUOTA
La proposta di ridurre l’aliquota marginale sembra muoversi invece in una direzione opposta, visto che un eventuale abbassamento eroderebbe i risparmi prodotti da un numero più elevato di assunzioni di percettori del sussidio. Quanto alla proposta di rendere congrue anche le offerte di lavoro della durata inferiore a tre mesi, si tratta di una soluzione che va a genio non solo agli imprenditori, e in particolare a quelli che cercano lavoratori stagionali, ma che troverebbe d’accordo pure il ministro del Lavoro Andrea Orlando. Per il comitato scientifico quello dei tre mesi è un limite che complica notevolmente gli accessi nel mercato del lavoro dei beneficiari occupabili con meno competenze.
La sociologa Chiara Saraceno ha anche fatto notare che per le famiglie di extracomunitari ha pesato il requisito dei dieci anni di residenza in Italia. Tuttavia, la soglia di residenza richiesta difficilmente verrà ridotta a 5 anni. La platea dei percettori del reddito e della pensione di cittadinanza è composta al momento da 2,53 milioni di italiani, 308mila cittadini extracomunitari con permesso di soggiorno Ue e circa 116mila cittadini europei. La misura calata a terra nel 2019 è costata fin qui quasi 18 miliardi di euro, di cui 730 milioni solo il mese scorso. A settembre l’importo medio versato ai beneficiari del reddito di cittadinanza è stato pari a 578 euro.