Recovery, “Modello Expo”: via i vincoli a Comuni e Regioni

Recovery, “Modello Expo”: via i vincoli a Comuni e Regioni
di Andrea Bassi
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Giovedì 20 Maggio 2021, 01:14 - Ultimo aggiornamento: 10:50

Far arrivare subito i soldi del Recovery Plan a chi poi materialmente deve spenderli. È uno dei nodi che il governo sta affrontando in questi giorni in vista dell’approvazione la settimana prossima del decreto sulle semplificazioni. Il passaggio più delicato riguarda il meccanismo per trasferire in tempi rapidi i soldi soprattutto agli enti territoriali.

Buona parte dei 248 miliardi distribuiti tra Recovery Plan, Fondo complementare nazionale per gli investimenti, passeranno infatti per sindaci e governatori. L’Anci ha stimato che ben 43 miliardi del Piano di ripresa e resilienza saranno spesi attraverso i Comuni. Così, per tagliare i tempi e fare in modo che le risorse arrivino subito agli enti, il governo sta preparando una sorta di “norma Expo”, ossia una corsia che porti fuori dalla contabilità ordinaria i soldi del Recovery per trasferirli direttamente a sindaci e governatori in una contabilità speciale, proprio come avvenuto per l’Expo, ma come avviene anche nel caso di catastrofi naturali come terremoti o alluvioni, in modo da renderli immediatamente disponibili.

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«La spendibilità immediata delle risorse», spiega al Messaggero la sottosegretaria all’Economia Alessandra Sartore, «è un passaggio cruciale.

Il meccanismo del Recovery impone che le risorse siano impegnate e spese in tempi brevi, la contabilità ordinaria con le sue regole, giustificate in tempi normali, rischierebbe di vanificare gli sforzi di una rapida attuazione dei progetti». Attraverso il meccanismo “Expo”, invece, spiega ancora la sottosegretaria Sartore, «i soldi sarebbero immediatamente messi a terra».

In realtà all’interno del governo si sta discutendo anche di una semplificazione nei meccanismi di riparto delle risorse tra Comuni e Regioni. Oggi questi riparti passano attraverso la conferenza Stato-Città, quella Stato-Regioni e la conferenza Unificata. Passaggi che richiedono tempi lunghi quando ci sono da definire i criteri di riparto. Tempi che possono durare fino a 12 mesi. Anche qui il decreto semplificazioni potrebbe intervenire, stabilendo, spiega Sartore, «dei meccanismi automatici di riparto». Un po’ come avviene, per esempio, con il Fondo sanitario nazionale, dove ci sono dei rigidi criteri su come si calcola la quota che spetta a ciascuna Regione. In questo modo, già prima del trasferimento delle risorse agli enti, si ridurrebbero i tempi del riparto delle risorse stesse. «L’obiettivo di tutte queste semplificazioni», dice ancora la sottosegretaria Sartore, «è quello di tagliare i tempi di attuazione del 50-60 per cento».

 
IL MECCANISMO
Il decreto sulle semplificazioni sarà uno dei passaggi centrali per l’attuazione del Recovery. Il provvedimento, spiega chi ci sta lavorando, sarà molto corposo. E affronterà diversi temi. Compreso quello degli appalti e delle autorizzazioni per i progetti. La Commissione Via, quella che deve valutare l’impatto ambientale delle opere, sarà riformata. Sarà costituita una commissione statale ad hoc per i progetti legati al Recovery. «Nessuno vuole eliminare la Via», ha detto ieri il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, ma «vorrei una Via che abbia tempi certi e soprattutto vorrei una commissione che sia fatta da gente che lavora 7 giorni su 7».

Al testo stanno lavorando diversi ministri. Un pezzo importante riguarda anche il dicastero della Pubblica amministrazione. I tecnici di Renato Brunetta stanno lavorando ad una riforma del meccanismo del «silenzio-assenso».

Scaduti i 30 o 60 giorni senza che l’amministrazione abbia detto un chiaro «sì» o un netto «no» al progetto, il richiedente potrà farsi “certificare” l’avvenuto decorso del tempo e procedere con il suo investimento. Inoltre sarà affrontato il tema della cosiddetta «paura della firma» dei dirigenti pubblici, estendendo le norme che ammorbidiscono il reato di abuso di ufficio e il danno erariale limitandole ai soli comportamenti effettivamente dolosi. Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti proporrà invece una modifica normativa per consentire di anticipare l’ubicazione geografica dei lavori al momento del Progetto di fattibilità Tecnica Economica anziché attendere la fase definitiva di progettazione. In questo modo le autorizzazioni supplementari saranno ottenute nelle fasi successive del progetto, senza convocare la Conferenza dei Servizi. Una svolta che, nelle strategie del governo dovrebbe dimezzare i tempi del via libera da 11 a 6 mesi.

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