«Santa ghigliottina». Pochi minuti dopo le ore 15 i deputati lasciano l’emiciclo, auguri e baci, ci rivediamo nel 2023, la corsa a prendere aerei e treni per tornare a casa dopo giorni di battaglia - con tanto di sedute notturne - sul decreto Rave. È successo che il presidente della Camera Fontana, «considerato che tutte le fasi di esame del provvedimento si sono svolte e che nell’ambito delle dichiarazioni di voto tutti i gruppi hanno potuto esprimere le loro posizioni», ha annunciato di voler porre «direttamente in votazione» il decreto Rave. Proteste dei democratici che hanno brandito una copia della Costituzione e del M5s («umiliate il Parlamento»). Dissenso di tredici deputati di FI, tra questi il presidente della Commissione Affari costituzionali Pagano, che pur non essendo in missione non hanno votato «perché all’articolo 7 del decreto c’è la revoca della sospensione dell’attività professionale per i cosiddetti medici No Vax».
I numeri in aula
Il decreto diventa legge con 183 sì, 116 voti contrari e 1 astenuto.
Nella maggioranza si sottolinea che Fontana, in un primo momento accusato di essere cauto sulla eventualità di strozzare il dibattito, ha voluto attendere la “copertura” dei vertici istituzionali. Al termine applausi delle forze che sostengono l’esecutivo: «L’opposizione - dicono - ha fallito. La verità è che il Pd ha tentato di fare il congresso in Aula e ha paura di essere continuamente scavalcato dal Movimento 5 stelle, sono uniti solo dall’atteggiamento contro di noi». Nel mirino dei dem finisce direttamente il premier Meloni: «Criticava la ghigliottina, oggi cade nel vizio». «Ci hanno impedito di svolgere il nostro ruolo», osserva il presidente M5s, Conte. «Noi rivendichiamo il diritto alla musica. La cassa dritta vi disturba? Vi provoca emicrania? Prendete un Moment Act, mettetevi le babbucce, andate a nanna», dice il presidente del gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra, Zanella.
Urla e gestacci
L’esito del braccio di ferro sul dl Rave che ieri era in scadenza è arrivato al termine di un duro scontro. Già nella notte di giovedì si è sfiorata la rissa. Tra grida in dialetto partenopeo («Animale, statt calm, stai seduto») e scene con il dito medio alzato (dal deputato M5s Pellegrini per mostrare alla presidenza il gesto appena ricevuto da esponenti del centrodestra). Insulti, battibecchi come quello tra il sottosegretario Delmastro e il dem Mancini. «C’è il rispetto dell’articolo 64 della Costituzione. E stupisce che chi si professa custode della stessa voglia calpestarla, piegarla e sventolarla ai propri desideri», la replica del capogruppo di Fdi Foti.