Qualche voto dalla maggioranza, a conti fatti, è mancato. Ma alla fine Marinella Soldi ha avuto il via libera della commissione di Vigilanza a presidente della Rai (con successiva presa d'atto del Cda) senza gli incidenti politici che qualcuno aveva prefigurato alla vigilia. Raccoglie 29 voti - due in più della soglia minima prevista dei due terzi - cinque contrari e tre schede bianche. Assente per motivi personali il leghista Dimitri Coin, assenti invece per scelta gli esponenti di Fratelli d'Italia che hanno deciso di non partecipare al voto per protestare, ancora una volta, contro l'esclusione dal board di viale Mazzini.
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Michele Anzaldi di Italia viva parla di uno sventato tentativo di blitz di un pezzo della maggioranza.
Una sorta di pax interna alla maggioranza che, viene sottolineato, si spiega anche con promesse di compensazioni in vista delle nomine di dirigenti, direttori di testate e reti. Ma il valzer di poltrone non è previsto a breve: tutto rimandato a ottobre con l'esclusione di alcuni contratti in scadenza di cui si discuterà nelle prossime settimane.
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Un tempo che servirà anche a far decantare le tensioni e che, viene spiegato, potrebbe portare anche Fratelli d'Italia a ottenere qualche posizione non secondaria. Forse proprio a favore dello stesso Giampiero Rossi che Giorgia Meloni avrebbe voluto vedere confermato all'interno del Cda, ma che è stato escluso in seguito all'accordo tra Forza Italia e Lega. Per lui si parla di un approdo a Raicom. Al momento non in bilico viene, inoltre, considerata la posizione di Ludovico Di Meo, direttore di Rai2 gradito a Fdi.
Ma il tempo servirà anche all'amministratore delegato per decidere cosa fare con il piano industriale: quello presentato dal suo predecessore che prevedeva la creazione di direzioni orizzontali, è tramontato ma in parte è stato anche già applicato. Raccontano che da subito Fuortes abbia avviato un ciclo di incontri con tutti i dirigenti di viale Mazzini, oltre 60, che per legge rispondono direttamente a lui.
Metodo Draghi
Un atteggiamento scrupoloso che molti leggono anche come la volontà di agire andando oltre le mere logiche di spartizione partitica, una sorta di metodo Draghi' anche all'interno di viale Mazzini. Ma la politica non resta mai sull'uscio della Rai e, per questo, già circolano voci su possibili movimenti. In bilico viene dato il direttore del Tg1, Giuseppe Carbone, considerato troppo contiano: d'altra parte il telegiornale della rete ammiraglia tradizionalmente ha invece posizioni vicine a palazzo Chigi. Matteo Salvini vorrebbe portare lì dal Tg2 Gennaro Sangiuliano, ma si parla anche di Antonio Di Bella o Mario Orfeo. Un ruolo importante, per volontà della nuova dirigenza, avrà anche l'equilibrio di genere: per questo circolano i nomi di Simona Sala e Giuseppina Paterniti. Tra i direttori di testata, la posizione di Stefano Coletta di Rai uno viene considerata molto solida, meno quella di Franco Di Mare a Rai tre.