Nell'esposto di Anzaldi, nel quale si segnala, tra l'altro, che «la posizione di condirettore della Tgr non era prevista
nella precedente configurazione organizzativa della testata», si sottolinea che «una gestione prudente, efficiente e ispirata a criteri di economicità avrebbe dovuto indurre il vertice della Rai a definire i nuovi organigrammi solo dopo aver varato il piano di riforma organizzativa delle news».
La Rai, dopo aver chiesto al ministero dello Sviluppo Economico una proroga, dovrà varare piano industriale, piano editoriale e piano di riforma delle testate giornalistiche entro marzo. Anzaldi precisa quindi che per la selezione dei 29 vicedirettori e del condirettore non è stato attivato lo strumento del 'job posting'. «Senza far ricorso al job posting - prosegue - sono stati persino assunti dall'esterno due giornalisti con il ruolo di portavoce/addetto stampa del presidente e dell'amministratore delegato».
«L'iter è avvenuto nel pieno rispetto del contratto di lavoro giornalistico e in particolare delle prerogative dei
direttori di testata ed in coerenza con le previsioni del piano anticorruzione in materia di selezione del personale», replica la Rai, aggiungendo che «le nomine recentemente varate sono frutto di un lavoro condiviso con i direttori rispetto ai nuovi piani editoriali». L'azienda precisa, inoltre, che «la condirezione della Tgr è già stata operativa nel recente passato con effetti benefici rispetto all'articolazione territoriale della testata» e, sotto altro aspetto, che «nelle testate giornalistiche l'utilizzo dello strumento del job posting non è previsto per la copertura dei ruoli di vicedirettori».
«È imbarazzante - risponde ancora Anzaldi - che la Rai replichi ai puntuali rilievi dell'esposto che ho presentato con
risposte generiche, infondate e confusionarie, addirittura richiamandosi alla Rai del 2002, quella dell'Editto bulgaro che epurò Enzo Biagi», periodo in cui fu creata «la figura di un vicedirettore vicario». «La Rai del cambiamento è una Rai che guarda soltanto alle eccellenze e alle professionalità - è la controreplica di Gianluigi Paragone, capogruppo M5S in commissione di Vigilanza -. Questa cosa evidentemente non la capiscono né i tifosi di una parte né i tifosi dell'altra».
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