Rai, i dubbi di Giorgia Meloni: tira e molla su Fuortes. Ma avanti sulle nomine

Oggi il cdm: ancora in bilico la norma che libererebbe un posto al San Carlo. Se resta l’ad, il premie prepara comunque il giro di valzer nei tg e nelle direzioni

Rai, i dubbi di Giorgia Meloni: tira e molla su Fuortes. Ma avanti sulle nomine
di Mario Ajello
5 Minuti di Lettura
Giovedì 4 Maggio 2023, 00:08

Sembrava fatta: addio Fuortes e comincia l’epoca nuova per la Rai. Invece la prevista accelerazione per la fuoriuscita dell’ad di Viale Mazzini e l’arrivo della governance targata destra ieri ha subito una frenata. Forse definitiva. La prudenza di Meloni sembra avere prevalso.

Rai, il nodo produzioni: «Lo stallo sui vertici sta bloccando i palinsesti. Progetti fermi da due mesi»

Rai, i dubbi della Meloni

E soltanto all’ultimissimo minuto - cioè oggi alle ore 16, quando inizia il consiglio dei ministri - si saprà con certezza se verrà varato il decreto che prevede un emendamento che fissa a 70 anni il limite di età, come c’è già per quelli italiani, per il pensionamento dei soprintendenti stranieri che lavorano nei nostri teatri. La norma riguarderebbe anche Stéphane Lissner (classe 1953) e servirebbe anche per fare posto a Fuortes in arrivo dal Settimo Piano al Teatro San Carlo di Napoli.

Poche righe per dare un posto nuovo all’ad e per pensionare il soprintendente francese che - uno dei motivi della prudenza di Meloni - ha subito minacciato fuoco, fiamme e cause molto onerose contro quella che considera, se ci sarà, una «ingiusta rimozione». 


Il decreto dato per certo non lo è più affatto. Anzi, pare aver avuto ragione chi, anche a destra, dubitava che Meloni volesse praticare la via dura - definita quella della legge ad personam - nella vicenda Rai. Di fatto, ieri è stata una giornata di stop and go per il provvedimento da portare al Cdm: certo che ci sarà, ma forse no, è sicuro che verrà varato anzi non è sicuro affatto. Così, fino a sera. E aveva ragione Ciriaco De Mita - proprio questo è il caso - il quale diceva che «la politica è l’arte del possibile e dell’impossibile e all’ultimo momento tutto può succedere o non accadere». Ma se il decreto non viene fatto oggi, Fuortes finirà per non essere cambiato in corsa e per restare, anche perché per chiunque ci sarebbe difficoltà a sostituire un ad di un’azienda in crisi ma con i palinsesti già decisi fino al 2024, visto che se resta sarà Fuortes a fare la programmazione. 


Tra la cruciale sostituzione del comandante della Guardia di Finanza e la vicenda dei droni sul Cremlino, la Rai non è stata ieri in cima alle preoccupazioni del premier. Anche se lei è la prima a sapere, e i suoi le fanno notare insistentemente, che la situazione dell’azienda è grave (si veda il grido d’allarme di Giancarlo Leone a nome dei produttori) sia per lo stallo di cui è preda da quando c’è incertezza sulla governance - per questo ci sarà lo sciopero del 26 maggio delle maestranze a cui hanno aderito anche i dirigenti ma non la potente associazione dei giornalisti Usigrai con cui recentemente la Rai ha stipulato accordi sindacali - sia perché manca un piano industriale ed è su quello che le banche rifinanziano l’azienda, sia per le multe dell’Agcom che pendono per il caso Sanremo, sia per i palinsesti che non sono ancora pronti e la cui presentazione è stata rinviata a luglio. 


THRILLING
Se comunque la tarantella sul decreto già soprannominato “stop and go” dovesse risolversi a favore del varo oggi in Cdm, il quadro sarà questo: non le dimissioni di Fuortes domani nel Cda di Viale Mazzini (non è tenuto l’ad a darle in quel consesso) ma le dimissioni la settimana prossima con una comunicazione all’azionista, che è il Mef cioè il governo, e alla presidente della Rai, Marinella Soldi. Dopo di che, nella plancia di comando sarebbe previsto l’arrivo del tandem Roberto Sergio come ad e Giampaolo Rossi come dg. Un vero e proprio Raibaltone. Ma ci sarà? C’è chi consiglia Meloni di andarci piano. Anche perché - secondo questa scuola di pensiero - mantenendo Fuortes, oltre a evitare i contenziosi giudiziari con Lissner, Giorgia eviterebbe di passare per quella che mette le mani sulla Rai, mentre le potrebbe mettere lo stesso lasciando l’ad e di fatto commissariandolo e guidandolo nelle scelte. Fuortes, se resta in sella, dovrà anzitutto esaudire, tra le tante, la richiesta di Meloni - e del resto del centrodestra ma anche di Conte che in cambio vuole una ricollocazione per l’ex direttore del Tg1, Carboni - che vuole come direttore del telegiornale Chiocci. La mano della destra ci sarà, eccome, anche su altre poltrone pesanti: da quella della radio alla direzione Approfondimenti (che si occupa dei talk show politici e c’è dietro l’angolo la campagna elettorale delle Europee 2024).
Il clima intanto nel palazzo a vetri di Viale Mazzini è strano: c’è insieme l’ostentazione della normalità (alla presentazione del Giro d’Italia martedì l’ad insieme con l’editore di La7, Cairo, sembrava perfettamente in sella) e un senso di sospensione e di sbandamento del tipo: dove andiamo? chi ci guiderà? Sembravano bastare le poche righe del decreto di oggi per dare una risposta a tanta angoscia, ma la cartuscella non è detto che ci sarà. 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA