La Rai preferisce Milano. O almeno lo fa il consiglio d'amministrazione uscente che, nel suo ultimo incontro non destinato a mere questioni burocratiche, ha approvato il progetto per traslocare il centro di produzione meneghino lontano da via Mecenate. Un intervento inderogabile dicono - ed è abbastanza evidente a guardare le condizioni fatiscenti della struttura attuale - che però fa nascere qualche dubbio.
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I DUBBI
In primis per una questione di tempi. La decisione presa all'unanimità da parte del cda - guidato non a caso dal presidente in quota Lega Marcello Foa - è arrivata in extremis. Cioè quando manca poco più di un mese alla scadenza del Consiglio ma riguarda un edificio il cui contratto d'affitto scade nel 2024. «Forse è inopportuno legare le mani al prossimo Cda» rimarca una fonte interna all'azienda che avanza motivazioni politiche, «anche se il progetto non è ancora definitivo o vincolante, spinge evidentemente Milano in una nuova dimensione a livello tecnologico rispetto agli altri centri di produzione, come quello di Saxa Rubra a Roma».
E qui siamo al secondo dubbio. Nel senso che se l'intervento a Milano - per cui la sede individuata con tanto di studio di fattibilità è nel quartiere Portello - può anche essere considerato legittimo in termini di necessità, va detto che ci sono investimenti altrettanto urgenti da portare a compimento nei centri di produzione di Roma, Napoli o Torino. «Il palazzo di Viale Mazzini - spiega un dipendente dell'azienda - è pieno di amianto ed è noto a chiunque lo frequenti che si allaga al minimo accenno di pioggia. Di questo nessuno si è mai occupato». Evidentemente si è scelto di investire su altro.
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LA CAPITALE
Un vero peccato. Non solo perché la Capitale è un set cinematografico a cielo aperto, ma anche perché proprio da Roma sono già andate via la sezione news di Mediaset e quella di Sky.
Eppure il Lazio è senza dubbio leader in Italia nel settore della produzione tv, per fatturato, numero di imprese e di addetti. Nella Regione, ma principalmente nella Capitale, sono infatti attive il 33% delle aziende italiane del settore, con quasi 75 mila addetti (diretti e indiretti) impiegati. Considerando che secondo i dati del Centro Studi Confindustria contenuti nel Rapporto Anica (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive Multimediali) in Italia l'intero comparto genera un giro d'affari che supera i 4 miliardi di euro, nella sola Roma il mercato dei contenuti per cinema e tv vale quasi un miliardo e mezzo. Una evidente centralità a cui senza dubbio contribuisce anche la forte presenza della Rai nella Capitale.
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