Rai, Sangiuliano verso il Tg1. Tg3 e Gr alle opposizioni. Per Giorgino un ruolo da direttore

Cambi ad inizio 2023. FdI vuole coinvolgere il centrosinistra. Rossi uomo di riferimento in azienda

Rai, Sangiuliano verso il Tg1. Tg3 e Gr alle opposizioni. Per Giorgino un ruolo da direttore
di Mario Ajello
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Martedì 4 Ottobre 2022, 00:52 - Ultimo aggiornamento: 5 Ottobre, 10:03

Fratelli d’Italia ha un piano sulla Rai. E non è un piano di guerra nucleare o di auto-sufficienza. Come Giorgia Meloni ha detto l’altro giorno al villaggio della Coldiretti: «Non governeremo da soli». E questo, nelle intenzioni, dovrà valere anche per la tivvù pubblica. Per la quale, riguardo a contatti, strategie, nomine, la persona di riferimento di FdI è Giampaolo Rossi, ex componente del Cda. 

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«È chiaro che il king maker della maggioranza sulle prossime nomine - così si ragiona ai piani altissimi di via della Scrofa - non potrà che essere il nostro partito, che ha stravinto le elezioni mentre gli altri le hanno perse, e che molto probabilmente esprimerà tra poco il presidente del consiglio».

Il sospetto è che Lega e Forza Italia vogliano dare loro le carte nella nuova stagione tra Viale Mazzini e Saxa Rubra. FdI ricorda oltretutto che vanta crediti in Rai, dopo che proprio Rossi fu estromesso (con quello che Meloni definì un «vulnus democratico») dal Cda. «Le scelte e le nomine nei tg e nelle direzioni di genere», questa la linea di base del piano FdI, «certamente saranno frutto di un confronto e di un accordo tra gli alleati di centrodestra e anche con le opposizioni». Ecco, appunto, il «non faremo da soli». Che è l’esatto opposto del «non faremo prigionieri». Il partito di Giorgia, così assicurano da quelle parti, non si comporterà con la sinistra come la sinistra si è in passato comportata con l’opposizione di destra. 

I CAMBI
Ma quando arriverà il cambiamento? Nei primi mesi del 2023. E la prima mossa riguarderà il nuovo direttore del Tg1. E’ ovvio che, com’è sempre stato, dev’essere un professionista gradito a Palazzo Chigi. Il nome è soltanto uno: Gennaro Sangiuliano. FdI ha una grandissima stima di Monica Maggioni, attuale direttrice del telegiornalone, e quindi nessuno punta alla sua defenestrazione. Se e quando si maturerà il processo di avvicendamento, il partito meloniano avrà interesse a dare un ruolo di peso in Rai alla Maggioni, che considera un valore aggiunto e una delle eccellenze dell’azienda. I nomi dai quali FdI non prescinderà per una importante direzione di testata sono due: Nicola Rao, attuale vicedirettore del Tg1, e Paolo Petrecca, ora direttore di RaiNews. Sempre secondo il piano a cui si sta lavorando ai vertici del partito di Giorgia, per le direzioni di genere ci sono due nomi da valorizzare: Angelo Mellone, destinato alla guida del Day Time, e Paolo Corsini per gli Approfondimenti informativi (ovvero i talk show) oppure per RaiCultura (in cui rientra pure RaiStoria).

 


Al Tg2, le indiscrezioni dicono una donna: Angela Mariella, attuale direttore di Isoradio, in quota Lega; o sempre in quota Carroccio, Roberto Pacchetti, che ora condirettore al TgR. Antonio Preziosi, vicino a Tajani, potrebbe restare a RaiParlamento o tornare al giornale radio che ha già diretto. Mario Orfeo rimarrebbe al Tg3, in quota Pd, e l’altra opposizione - come si fa notare in FdI, sottolineando: «I veri pluralisti siamo noi» - potrebbe avere Giuseppe Carboni, ex direttore Tg1 in quota grillina, al giornale radio se Preziosi resta a RaiParlamento o RaiParlamento se Preziosi va alla radio. 


LE DUE STRADE
Anche dalle altre poltronissime l’opposizione non resterà fuori: Simona Sala (M5S) rimarrebbe agli Approfondimenti se Corsini va a RaiCultura, mentre Coletta (Pd) è destinato a conservare la direzione Prime Time (ovvero il festival di Sanremo e altre cose pesanti). La Lega, per quanto riguarda i generi, punta all’attuale direttore di RaiDocumentari, Fabrizio Zappi, come prossimo numero uno di RaiFiction (posto di enorme rilievo) e anche per Francesco Giorgino è previsto un ruolo importante da direttore.
Il nodo Carlo Fuortes naturalmente è cruciale. La scadenza come ad è luglio 2024. Le strade, si ragiona nella destra, sono due: quella della convivenza con il nuovo governo adeguando in collaborazione gli assetti Rai al contesto politico-istituzionale prodotto dalle ultime elezioni, oppure prendere atto che le stagioni si alternano e individuare con il nuovo governo una exit strategy per questo manager di sicuro valore e di grande spendibilità sul mercato. 

 

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