M5S e la sentenza su Raggi: se condannata, via il simbolo. Oggi l’Appello per l’accusa di falso ideologico

M5S e la sentenza su Raggi: se condannata, via il simbolo. Oggi l’Appello per l’accusa di falso ideologico
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Sabato 19 Dicembre 2020, 07:31 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 05:00

IIl capo politico, Vito Crimi, dissimula: «Vediamo quale sarà la sentenza su Virginia e poi ci regoliamo». Ma tutti e proprio tutti, al vertice dei 5Stelle in queste ore di attesa per il pronunciamento, oggi, dei giudici d'appello su Virginia Raggi a processo per falso ideologico, sanno e dicono quello che accadrà in caso di condanna: «Virginia dovrà auto-sospendersi dal movimento e non avrà il simbolo M5S per la sua ricandidatura al Campidoglio».
Dicono questo in preda alla disperazione nei piani alti pentastellati? Non parrebbe. E il fatto che in queste ore cruciali non si stia alzando nessuna voce importante a livello nazionale a sostegno della sindaca in corte d'appello è la misura dell'isolamento in cui lei si trova. Nessuno ha la franchezza di parlare come Roberta Lombardi ma tutti a mezza bocca parlano come lei che nulla concede all'avversaria di sempre: «La Raggi se condannata si deve dimettere. Ha firmato il codice etico come tutti noi. Siamo 5Stelle e se deroghiamo alle nostre stesse regole siamo come gli altri. Le regole sono regole e non s'interpretano per gli amici in un modo e per gli altri in un altro modo». La pensano per lo più così anche i romani eletti nei gruppi parlamentari.

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Ecco, magari la Raggi oggi viene assolta e magari viene condannata, ma l'opzione numero due - assicura chi tiene molti fili all'interno del movimento - sarebbe probabilmente la più comoda per i 5Stelle. Da condannata, non potrà più avere il simbolo M5S (il che teoricamente non significa che non la si potrebbe appoggiare dall'esterno come candidata civica, ma non sembra aria) e così si spianerebbe la strada all'accordo Pd-M5S per Roma.

Non è affatto tramontata infatti la possibilità di una convergenza sul viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, stellato non sgradito ai dem se non altro perché alternative rossogialle ancora non sono emerse, e non pochi assicurano che nonostante le sue smentite egli abbia voglia di gettarsi in campo. Il suo nome, o un altro del suo tipo, oltretutto toglierebbe a Zingaretti la grana Capitale, ossia l'eventualità di doversi candidare lui stesso, che non ne ha voglia.


IL BIVIO
Dunque Roma oggi imbocca un bivio. Dall'esito del processo d'appello («Io quale che sia la sentenza resto in campo e vado avanti!», ribadisce la sindaca) discendono molte partite sia dentro sia fuori i 5Stelle. Dove l'assoluzione di Virginia, come sanno tutti, chiuderebbe la partita: la candidata stellata per il Campidoglio sarà lei, punto e basta. Anzi, ai vertici del movimento non escludono che se verrà assolta la Raggi potrebbe candidarsi ad entrare nell'organo collegiale in fieri e che guiderà nei prossimi M5S. Ovvero, per Virginia un giudizio positivo oggi significherebbe un rilancio personale e politico.
Virginia condannata e non ricandidabile sarebbe una bomba atomica per M5S. Perché Dibba, che la adora, in suo nome romperà con il movimento? «Ale non s'immola per lei», assicura chi lo conosce bene: «Ha altri programmi: entrare nell'organo collegiale che guiderà il movimento». Chissà. Intanto il Dibba, alla vigilia del processo scrive un post: «Avanti Virginia, a testa alta». Beppe Grillo si limita invece a rilanciare sul suo blog un'iniziativa della sindaca riguardante la tecnologia Li-Fi. Niente sul processo.

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LA FRONDA
Ma i rivoltosi del comandante Dibba in vista del verdetto di oggi già affilano le armi in difesa della Raggi. Ecco l'ex ministra Barbara Lezzi, senatrice di battaglia con un qualche suo seguito nei territori: «Non ho bisogno di aspettare il giudizio del tribunale, per dirvi che sono convinta che Virginia rappresenti pienamente il M5S e debba continuare a farlo a Roma e per Roma».
Per paradosso, oltre a una piccola frangia M5S, a tifare per la non condanna della Raggi (ieri è arrivata la solidarietà del senatore Giro, che di Roma si occupa da sempre) è soprattutto il centrodestra. Con lei in campo targata M5S, il fronte berlusconian-meloniano-salvinista pensa che il Pd prenda meno voti e che per Bertolaso o chi per lui sulla cima del Campidoglio potrà essere meno difficile arrivarci.

 

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