Raggi assolta, Morassut: «Coalizione civica anche con M5S e ora Calenda non punti a dividerci»

Raggi assolta, Morassut: «Coalizione civica anche con M5S e ora Calenda non punti a dividerci»
di Alberto Gentili
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Lunedì 21 Dicembre 2020, 09:36

Onorevole Morassut, la sindaca Raggi è stata assolta anche in appello e ora è definitivamente in campo per tentare il bis in Campidoglio...
«L'assoluzione della sindaca la considero una buona notizia in sé, per il decoro dell'istituzione capitolina, già tanto martoriata da vicende giudiziarie. Ma non cambia il giudizio del Pd sulla sua amministrazione. Non c'è motivo di cambiarlo: non potremmo mai sostenerla. La città vive male. I servizi fondamentali sono saltati. La città non ha una prospettiva ed un programma per i grandi appuntamenti della sostenibilità del Giubileo».
A questo punto salta il patto tra il Pd e i 5Stelle per un candidato comune?
«Qui occorre voltare pagina. Chiudere un periodo travagliato della vita della Capitale che dura ormai da troppo tempo e se possibile avviare una stagione nuova, in cui il meglio dei partiti e delle forze civiche trovino dei punti comuni, degli obbiettivi sfidanti e che restituiscano fiducia al mondo produttivo e a migliaia di cittadini che si impegnano ogni giorno per migliorare le cose nei quartieri. Energie preziose che vanno raccolte in una coalizione con un forte carattere civico. Il Pd lavora per questo con chi ci sta. È un discorso che va oltre la somma dei partiti. Ma guarda alla materia viva di Roma che nonostante tutto c'è e si muove».
Il Pd presenterà un proprio candidato, dopo che per mesi sono fioccate soltanto rinunce autorevoli?
«Il Pd ha tante risorse e tante figure spendibili. Sperimentate e autorevoli. Ma prima di tutto c'è la necessità di un serio discorso su Roma che, secondo me, ruota intorno a tre questioni: le scelte più utili per riprendere a crescere in funzione della svolta europea verso la sostenibilità e l'innovazione digitale, una riforma dell'ordinamento metropolitano degno di una grande Capitale mondiale, infine la cura del quotidiano, l'attenzione al giorno per giorno, alla vita concreta dei romani che in questi anni è andato smarrito in nome della propaganda. Se Raggi ha una responsabilità, questa è quella più rilevante».
Come si spiega tutti i no incassati, da Sassoli in giù? Perché il Campidoglio fa paura?
«Sassoli ha spiegato i motivi della sua indisponibilità, che non è una fuga ma un vincolo rispetto ad un impegno di grande importanza a capo del Parlamento europeo. Però è vero che la situazione attuale del Campidoglio impone un grande impegno, la condizione della città di grande difficoltà rappresenta un problema. Problema che va spazzato via con una grande politica che restituisca chiarezza, una direzione di marcia e anche la voglia di impegnarsi. Questa è la sfida principale per il Pd, tanto rilevante quanto la scelta di una candidata o di un candidato».
Lei ha un'idea, ha un nome autorevole da suggerire?
«Ne avrei tanti. Davvero. Il Pd dispone di personalità che una volta in campo sarebbero in grado di affermarsi e conquistare consenso. Veniamo da una storia antica e non l'abbiamo persa. Nelle forme più opportune ritengo che questa proposta emergerà. Ma, ribadisco, ritengo importante prima di ogni altra cosa che la proposta politica del Pd abbia un carattere di grande apertura e non si limiti nei recinti delle correnti attuali. Mi piacerebbe una lista di Democratici aperta anche oltre i nostri confini».
Calenda invita il Pd a decidersi e a sostenerlo, annunciando che a febbraio lui comunque sarà in campo.
«Calenda si è candidato con una iniziativa autonoma. È partito da solo, dicendo al Pd: prendere o lasciare. Ma sa benissimo che senza il Partito democratico e ben difficile che egli possa farcela. Chiunque voglia davvero candidarsi per vincere deve essere in grado di costruire uno schieramento molto vasto, stare sui contenuti, cucire e non dividere, farsi leader e simbolo di una città che vuole riscattarsi. La forza di un grande sindaco comincia prima di salire la scaletta di Sisto IV. È stato così per Petroselli, per Rutelli e per Veltroni».

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