Processi lenti, sanzioni ai giudici
Lega chiede una stretta a Bonafede

Salvini, Di Maio e Bonafede
di Simone Canettieri
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Sabato 6 Luglio 2019, 01:44 - Ultimo aggiornamento: 14:48
Dieci giorni per chiudere. La riforma della giustizia - una legge delega che comprenderà i processi penali, civili e il Csm - arriva alla stretta finale. E la Lega è pronta a chiedere al Guardasigilli Alfonso Bonafede una serie di punti che ritiene «irrinunciabili», perché già frutto della mediazione di queste ultime settimane anche con i rappresentanti delle categorie toccate (avvocati e magistrati).
Il primo punto riguarda la possibilità di sanzioni per i giudici “inerti”: punizioni disciplinari o processuali per i procedimenti lumaca che non arrivano a sentenza. Allo stesso tempo, si discute della volontà di inserire un meccanismo di premi per quelli efficienti. Un incentivo per tutti gli altri.
Il Carroccio, che è rappresentato dal ministro della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno in qualità di responsabile giustizia, spinge anche su un’altra riforma, sempre del processo penale: la riduzione di accesso ai riti premiali (giudizio abbreviato, il patteggiamento ed il giudizio per decreto). 
La settimana prossima è in programma un altro incontro del tavolo governativo per arrivare poi al Consiglio dei ministri decisivo la settimana dopo ancora. Il restyling della giustizia dunque sarà pronto non più entro l’estate, ma a brevissimo, prima che il Parlamento vada in vacanza: «Entro dieci giorni la legge delega andrà in Cdm», ha annunciato infatti ieri Bonafede. 
La riforma si intreccia con lo stop alla prescrizione dopo il primo grado di giudizio destinato a entrare in vigore dal primo gennaio 2020. Ecco perché il mantra della Lega è: i processi devono correre. Altrimenti, come disse Bongiorno, la nuova prescrizione sarà una «bomba atomica sui processi». 
LA STRETTA
A questo proposito è allo studio, tra le altre cose, una stretta sulla durata delle indagini preliminari. A via Arenula si ragiona sulla possibilità di concedere solo una proroga di 6 mesi, salvo casi eccezionali, con una messa a disposizione degli atti dopo 3. Anche in questo caso: sono in programma sanzioni per chi non rispetta i tempi.
IL CAOS
In questo cantiere ancora aperto pende però il caos scoppiato nel Csm. Obiettivo: arginare il potere delle correnti e dare nuove regole per le carriere dei magistrati. In questo senso è al vaglio l’idea di un doppio Csm, per pm e giudici. Per la Lega un compromesso verso la divisione delle carriere, un’ipotesi che non lascia affatto entusiasti i grillini. Per la composizione degli organismi di discute infine sulla proposta di suddividere il Paese in 28 collegi territoriali (corrispondenti delle Corti d’Appello). Un modo, per la Lega, per arginare appunto la forza delle correnti.
I fronti sono talmente tanti - ci saranno novità di sostanza anche nel processo civile, i cui meccanismi sono definiti deleteri dagli investitori - che la riforma delle intercettazioni è destinata a scomparire. Anche in questo caso gli alleati sono più che divisi sull’uso e la trascrizione degli ascolti. Una riforma non più rinviabile, perché c’è da rimettere le mani all’ultima legge firmata dall’ex ministro Orlando e già prorogata. Giro di vite anche sul rientro dei giudici dalla politica, e stop alle nomine negli incarichi direttivi per quattro anni a chi è stato componente del Consiglio. Previsto anche un limite ai compensi entro i 240mila euro. «Ci saranno delle novità molto importanti perché anche sul Csm bisognerà intervenire con determinazione in vista di una maggiore tutela dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura», ha aggiunto il Guardasigilli. Esclusi gli intenti punitivi. «Abbiamo una magistratura che è di qualità altissima - ha infatti sottolineato Bonafede - ed è giusto tutelarla, tutelare i tanti magistrati che ogni giorno portano avanti la macchina della Giustizia».
La prossima settimana la Lega farà arrivare a Bonafede, e ai tecnici del M5S che sono al lavoro, le proposte, nero su bianco. Poi ci sarà un vertice politico a tre - Conte, Salvini, Di Maio - prima del via libera del Consiglio dei ministri. 
Simone Canettieri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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